Solomon in carcere a Parma

Michele Ceparano

Da ieri mattina Solomon Nyantakyi è in una cella del carcere di via Burla. Il ventunenne di origini ghanesi che martedì 11 luglio, in un appartamento al sesto piano al numero 21 di via San Leonardo, ha confessato di aver ucciso la madre Patience, 43 anni, e la sorellina Maddy, di appena undici, è stato trasferito a Parma dal carcere di San Vittore, a Milano. Proprio nel capoluogo lombardo, infatti, era stato arrestato la mattina dopo il duplice delitto dagli agenti della polizia ferroviaria della stazione centrale.

L'arrivo a Parma

Ieri mattina, dunque, è partito da San Vittore alle 9.30, a bordo di un mezzo della polizia penitenziaria milanese e alle 11 è arrivato nel carcere di Parma. Dopo aver espletato le formalità che prevedono l'immatricolazione, il ragazzo è stato condotto in una cella della casa circondariale, che dividerà con un altro detenuto. Proprio per la situazione molto pesante, anche dal punto psicologico, in cui si trova, Solomon sarà guardato a vista. In pratica nei suoi confronti ci sarà un controllo da parte di un agente della polizia penitenziaria ventiquattro ore su ventiquattro per evitare che il ventunenne possa farsi del male. Il giovane è, infatti, come ha spiegato a più riprese il suo avvocato, Vincenzo Agostino Cecere, «molto turbato. E' un ragazzo che deve essere aiutato».

Quell'incontro con il padre

E' la seconda volta da quel terribile giorno che Solomon torna nella sua città, dove aveva anche sognato di sfondare con la maglia del Parma calcio. Il 20 luglio infatti Solomon aveva incontrato a Parma, in Procura, suo padre Fred. Un incontro straziante, quello tra i due. Durato solo pochi minuti, ma di un'intensità sconvolgente. Solomon ha abbracciato suo padre chiedendogli perdono. E il padre gli ha risposto che gli sarebbe stato vicino. Adesso che suo figlio è a Parma forse potrà farlo con minore difficoltà.

La tragedia

La tragedia di via San Leonardo, come detto, si è verificata martedì 11 luglio alle 14.30. E' stato a quell'ora che Solomon ha ucciso a colpi di coltello e di mannaia la madre Patience e la sorellina Maddy. Alle 20 di quel maledetto martedì è stato Raymond Nyantakyi, fratello di Solomon, rincasando dal lavoro, a trovare i cadaveri di sua madre e sua sorella.

L'arresto

E' scattata subito la caccia all'uomo da parte delle forze dell'ordine e, alle 8.45 del giorno dopo, il ragazzo è stato fermato alla stazione di Milano centrale dagli uomini della Polfer del capoluogo lombardo. Ai poliziotti che stavano perlustrando la stazione non è sfuggito quel giovane di origini africane che, ironia della sorte, era sceso proprio da un treno proveniente da Bologna al binario 21, esattamente alle spalle del posto di polizia della stazione di Milano. Solomon, che dopo l'omicidio aveva girovagato, sempre in treno, anche a Ravenna e a Rimini, ai poliziotti ha detto subito: «Sì, sono stato io». E poi si è chiuso nel silenzio. Il giovane, dagli uffici della Polfer di Milano, è stato poi trasferito in una cella del carcere milanese di San Vittore. Due giorni dopo è stato interrogato dal gip di Milano. Durante l'interrogatorio il ventunenne non si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha confermato al giudice la confessione che aveva già reso al momento dell’arresto. Si è infatti assunto la piena responsabilità del duplice omicidio pur non spiegando le motivazioni del gesto. Giovedì 20 luglio, giorno in cui all'istituto di Medicina legale dell'ospedale Maggiore ha luogo l'autopsia sui due cadaveri, Solomon è tornato per la prima volta a Parma dove, in Procura, ha incontrato suo padre.

Il sopralluogo

Proprio il padre Fred, invece, martedì scorso è tornato invece nella casa di via San Leonardo dove si è consumato il duplice delitto. Lo ha fatto nel corso di un sopralluogo durato oltre tre ore in cui gli investigatori hanno compiuto diversi accertamenti alla ricerca di dettagli che possano permettere di ricostruire in maniera ancora più esauriente la dinamica del duplice omicidio.