Violenza sul bus, l'autista indagato per percosse
Georgia Azzali
E' stato gettato a terra, poi gli sono stati rifilati un po' di calci e cazzotti. Ma è lui, l'autista, per primo, a tirare qualche pedata al ragazzo che sta per salire sulla corriera. E' il secondo video, ripreso da una passeggera, a immortalare quegli attimi sul bus fermo davanti alla pensilina della stazione martedì scorso. E di quella sequenza non potevano non tenere conto gli inquirenti. Tutti e due sono stati iscritti sul registro degli indagati: il conducente (51 anni, parmigiano) deve rispondere di percosse, mentre il ragazzo, un 19enne senegalese, di lesioni personali volontarie. Su ciò che è avvenuto prima, invece, l'inchiesta, coordinata dal pm Fabrizio Pensa, deve ancora fare chiarezza, anche se l'assenza di telecamere puntate sulla zona rende tutto un po' più complicato. Ma tanti sono già i testimoni sentiti dai carabinieri. Ricostruzioni che dovranno essere intrecciate e confrontate, per poi tentare di capire il prologo della storia, anche se gli inquirenti sembrano sempre più convinti che sia avvenuto qualcosa che ha poi scatenato le reazioni: prima quella dei ragazzi che hanno circondato il bus, poi quella del giovane che ha alzato le mani.
I reati contestati (almeno per ora) sono destinati a far finire sia l'autista che il giovane davanti al giudice di pace. In particolare, l'accusa di percosse - che può portare a una condanna solo con la querela di parte - viene contestata quando chi ha subito l'aggressione non ha avuto come conseguenza «una malattia nel corpo o nella mente». Diversa la situazione del conducente che, dopo il corpo a corpo, è andato in Pronto soccorso e ne è uscito con una prognosi di sette giorni. Stiamo parlando di lesioni personali non aggravate, e anche in questo caso serve una querela per arrivare a un'eventuale condanna, ma l'autista ha già provveduto a fare denuncia.
Era stato lui stesso a far arrivare subito ai media il primo filmato, scegliendo come destinatario il sito del «Giornale». E' il video che gira mentre è chiuso dentro alla corriera: fuori c'è un gruppo di sette-otto persone, tra ragazzi e ragazze, che vomita insulti e minacce. Non sono pusher né facce note alle forze dell'ordine: il giovane, che poi butterà a terra l'autista, stava tornando a cada dal lavoro martedì pomeriggio. Ma quell'autista che li riprende, li fa scatenare. Urlano: «Sei un pezzo di m...»; «Sei un coglione»; «Figlio di p...»; «Ti spacchiamo la faccia». Sullo stesso marciapiede della pensilina ci sono anche due ausiliari della Tep: fanno di tutto per tentare di calmarli. C'è chi si accanisce contro porte e fiancata del bus, tanto che uno dei due addetti dice: «Se si rompe l'autobus, vi devo denunciare». E uno dei giovani replica subito: «A me non me ne fo..., chiama, questo è un figlio di p...». Nessuno scappa: l'ipotesi che possano arrivare le forze dell'ordine non sembra spaventarli. Pare, invece, che vogliano lì sul posto carabinieri e polizia per poter raccontare cosa è accaduto poco prima. Prima anche dei calci dell'autista e dei cazzotti del ragazzo salito sulla corriera.
Il conducente ha ripetuto la sua versione anche due giorni dopo la bagarre, in collegamento telefonico con «Dalla vostra parte», la trasmissione di Rete 4 condotta da Maurizio Belpietro. «Come mi sono fermato, hanno circondato l'autobus e hanno preso la porta del mezzo a calci e pugni, finché non si è sfilata dalla passatoia - ha detto -. Sono saliti in due (nel video, però, si vede solo il ragazzo con la maglietta scura che gli mette le mani addosso, ndr) e io non mi sono difeso: non ho reagito per paura di quello che poteva accadere».
La corriera accerchiata. Ma perché? Secondo uno dei giovani presenti, il cui video è stato caricato anche su Youtube, e una ragazza che si sfoga sul profilo Facebook, l'autista avrebbe fatto una manovra azzardata sfiorando volontariamente uno del gruppo. «L'autobus è arrivato e non ha rallentato, anche se uno era in mezzo alla strada - ha raccontato il ragazzo davanti alle telecamere -. Lui l'ha visto e ha accelerato, lo stava per beccare, ma noi l'abbiamo tirato via. Poi l'autista si è messo a ridere».
E' il capitolo della storia che deve essere ancora scritto. Ma, intanto, tutti e due i protagonisti sono finiti sotto inchiesta.