27 arresti: nelle fila del clan c'erano anche due agenti della Finanza
C'erano anche due finanzieri infedeli, due 'Baschi Verdì, tra le fila del clan della Vinella Grassi di Scampia: entrambi al soldo della camorra per la gestione del traffico di droga, in dispregio al giuramento che avevano prestato alla Repubblica Italiana. Uno dei due, inoltre, risultato essere un uomo fidato del pericoloso boss Antonio Mennetta, si incaricò della fase organizzativa ed esecutiva di un agguato ai danni di un elemento di spicco di un clan rivale, quello degli Abbinante. In sostanza, secondo gli inquirenti e il gip, erano praticamente organici alla camorra.
La circostanza emerge dalle indagini che oggi hanno portato all’arresto di 27 persone (alcune erano già detenute), ritenute appartenenti ai clan della Vinella Grassi e Di Lauro - un tempo rivali - poi uniti nel traffico della droga. Il blitz è scattato tra Scampia e Secondigliano: in azione sono entrati lo Sco, la Squadra Mobile della Questura partenopea e il Gico della Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
I due militari si chiamano Claudio Auricchio e Giacomo Baldazzi, il primo accusato di partecipazione all’associazione per delinquere e concorso in tentativo di omicidio; l’altro "solo» di traffico di droga. Quello dell’agguato è stato l'episodio più cruento di cui Auricchio si sarebbe reso protagonista: il suo compito fu prelevare la vittima designata presentandosi come pubblico ufficiale. L’agguato fallì.
Tra i destinatari delle misure cautelari c'è anche Salvatore Di Lauro, alias «terremoto», 29 anni, figlio dell’ex boss Paolo, detto «ciruzzo 'o milionario"; e c'è anche Umberto Accurso, un tempo reggente della Vinella Grassi, camorrista autore di canzoni e anche colui che ordinò di sparare - la notte tra il 19 e il 20 aprile 2016 - contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano, per vendicarsi dello Stato che gli aveva sottratto i figli con lo scopo di difenderli da ritorsioni: il fratello, infatti, si era pentito. Il clan della Vinella Grassi e il clan Di Lauro avevano costituito una joint venture del narcotraffico attraverso la quale inondavano di droga Napoli, la provincia e anche il nord della Puglia, vendendola ad altri clan. E il finanziere, con il collega, faceva proprio parte del gruppo che gestiva l’affare in maniera «bipartisan». Il tutto avveniva in contrapposizione con gli scissionisti degli Abete, Abbinante e Notturno. Una guerra sanguinosa, iniziata nel 2012 per mano di Mennetta, che causo numerose vittime in entrambi gli schieramenti.
I particolari dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa. Il procuratore di Napoli facente funzioni, Nunzio Fragliasso, ha sottolineato l’impegno delle forze di polizia e della Procura contro ogni forma di illegalità. Presente anche il generale Gianluigi D’Alfonso, comandante provinciale della GdF di Napoli che, a proposito dell’arresto dei due militari delle Fiamme gialle, ha affermato: "se dovessero emergere altre connivenze saremo inflessibili». I finanzieri erano stati già sospesi dal servizio, due anni fa, e arrestati nel 2015 in una inchiesta che ha portato a una condanna a sei anni reclusione.
Ai 27 indagati - 23 in carcere e 4 ai domiciliari - vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione finalizzata al traffico di droga al tentato omicidio pluriaggravato, dall’estorsione al favoreggiamento e alla detenzione illegale di armi.