Addio all'ingegner Ferrari, salvato da Cilièn
Lorenzo Sartorio
Una persona gentile, raffinata, un vero signore. Ma, soprattutto, uno studioso di vastissima cultura, scientifica e umanistica. Ermes Ferrari, è deceduto nei giorni scorsi all’età di 93 anni. Nativo di Colorno, si era laureato in Ingegneria meccanica all'Università di Bologna. Quindi, si specializzò in meccanica tessile, muovendo i primi passi della sua lunga carriera professionale alle dipendenze del «Linificio Canapificio Nazionale», con sede a Milano, ma con stabilimenti in tutta Italia. Ferrari fu inviato in diverse località: Crocetta del Montello, Arcore, Fara D’Adda e Frattamaggiore dove assunse la direzione dello stabilimento. E, proprio a Frattamaggiore, fu amatissimo dai suoi dipendenti che, nel loro direttore, avevano trovato un sicuro e coraggioso alleato contro ogni tipo di sopruso e di sopraffazione. Fu poi chiamato presso la direzione amministrativa di Bergamo. Terminata l’esperienza manageriale nel mondo tessile, si dedicò all’insegnamento all’Istituto tecnico di Bergamo insegnando elettrotecnica fino alla pensione.
Un grave lutto colpì Ferrari, proprio quando risiedeva a Bergamo, a causa dell’immatura scomparsa del figlio Stefano, regista di Canale 5. Decise allora di trasferirsi a Parma per stare accanto alla figlia Antonella. Nell’ottobre dello scorso anno la morte della moglie Elena alla quale era legatissimo. Un dolore profondo per Ermes attutito dall’affetto della figlia che gli è stata vicino fino all’ultimo momento.
Amava tantissimo la musica lirica, ma in modo particolare la lettura e i libri, molti dei quali custoditi nella sua biblioteca. Carattere schivo, amava trascorrere le vacanze estive a Berceto che amava tantissimo perché gli rammentava gli spensierati tempi della giovinezza. Un episodio che ricordava spesso, anche perché sarebbe stato impossibile dimenticarlo, era un episodio al tempo della guerra. Catturato, ad Alessandria, dai tedeschi dopo l’8 settembre, il suo destino appariva segnato: campo di concentramento o fucilazione. La sua fine e quella degli altri suoi commilitoni sembrava inesorabile. Durante la notte, però, la fortuna baciò Ferrari poiché avvenne un cambio al vertice della divisione tedesca. Il nuovo comandante conosceva molto bene Parma e, quando seppe che Ferrari era un parmigiano, gli risparmiò la vita confidandogli che, nella nostra città, si era trovato molto bene ed aveva trascorso una divertente serata animata spassosamente da un «nano attore - precisò l’ufficiale tedesco - di nome Cilién».
Ferrari era molto legato alla la figlia Antonella, al genero Primo Savani e all’adorato nipote Marco che frequenta il 3° anno di Medicina nel nostro Ateneo. I funerali si svolgeranno stamattina partendo alle 11.15 dall’Ospedale Maggiore per la chiesa di Baganzola indi per il locale cimitero.