Amianto abbandonato nel greto della Parma
Margherita Portelli
Cumuli di amianto abbandonato nel greto della Parma. In mezzo alla natura, fra caprioli che scorrazzano liberi e vegetazione selvaggia, non si fatica a scorgere piccole discariche di Eternit che negli anni si sono moltiplicate. Basta spingersi fino al letto del torrente da strada Argini, all’altezza di Porporano, per imbattersi in piccole montagnole di lastre ondulate, spesso coperte da rami secchi. Ce ne sono di varie dimensioni, nell’arco di poche decine di metri ne contiamo tre; se poi attraversiamo l’alveo e camminiamo per qualche minuto (siamo a poche centinaia di metri dalla frazione di Alberi) non facciamo fatica a trovarne altre, anche più grosse: diversi quintali accatastati sotto un cespuglio di rovi. La pericolosità del cemento-amianto è nota, ma la procedura, per chi, privato cittadino, si ritrova a dover smaltire lastre, tubi o pannelli, non è sempre delle più semplici. Ce lo conferma Francesco Mazzini, un residente della zona che da mesi sta tentando di smaltire dei tubi di amianto attenendosi alla corretta procedura, dopo la ristrutturazione di una casa di campagna. «Spesso porto i miei cani a passeggio nel greto del torrente e sempre più spesso mi imbatto in mucchi di amianto abbandonato – sottolinea -. Ho provato più volte a capire come muovermi per segnalarli, ma tra Comune, Iren e Ausl è un rimpallo di competenze continuo. Purtroppo non ho avuto molta fortuna nemmeno nel tentare di capire come procedere per smaltire quella piccola quantità di amianto residuo di una ristrutturazione che mi interessa direttamente. I preventivi delle ditte private autorizzate allo smaltimento sono molto alti e mi sono attivato per capire come potermi muovere per incapsulare e imballare in autonomia il materiale e poi conferirlo per il trasporto. Purtroppo dopo mesi di moduli, telefonate e giri per uffici sono al punto di partenza». Il problema interessa moltissimi cittadini, perché il cemento-amianto è presente in diverse abitazioni private, garage e giardini costruiti nei decenni precedenti la scoperta dei danni potenziali e la messa al bando di questo materiale. La dispersione in aria di eventuali fibre di amianto ha infatti un potenziale cancerogeno che lo rende molto pericoloso. Il privato cittadino che voglia smaltire correttamente i materiali contenenti amianto deve sostenere costi elevati e forse e anche questa è una delle ragioni legate alla permanenza di amianto deteriorato nelle abitazioni o alla deplorevole abitudine di abbandonare dei rifiuti di amianto in aree pubbliche. In diverse città dell’Emilia Romagna – come ad esempio a Reggio Emilia (ma anche Modena, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena) – per piccole quantità di amianto è previsto lo smaltimento gratuito o a cifre molto contenute. In un protocollo firmato da Comune di Reggio Emilia, Ausl, Iren e Arpa, ad esempio, lo si specifica: Iren si fa carico del servizio di prelievo dei materiali di cemento amianto (fino a una certa quantità), una volta imballati da parte dei privati cittadini secondo la procedura individuata, e del loro trasporto ad impianto di smaltimento autorizzato; i costi per l’acquisto dei materiali da utilizzare per il trattamento e l’imballaggio sono a carico del Comune. A Parma, l’intricato percorso burocratico da intraprendere e i costi – spesso elevatissimi – da sostenere, finiscono per scoraggiare la maggior parte dei cittadini.
Smaltimento, ecco come funziona la procedura
«L’amianto è un materiale particolare, che deve essere movimentato in piena sicurezza dall’origine fino all’arrivo del rifiuto alla discarica autorizzata, nel rispetto delle prescrizioni ben precise che prevede la normativa - fanno sapere da Iren -. Le difficoltà legate allo smaltimento che il cittadino può riscontrare sono intrinseche alla tipologia di materiale: l’amianto è un rifiuto molto pericoloso». Sono necessarie quindi una serie di precise cautele. Ma come funziona la procedura? Cosa deve fare il cittadino che si trova a dover smaltire una piccola quantità di amianto? Il piano di rimozione deve essere innanzitutto approvato dall’Ausl. «Il cittadino chiama la ditta, obbligatoriamente iscritta all’albo nazionale Gestori Ambientali, che interpella l’Azienda Usl – continuano da Iren -. Con le apposite autorizzazioni, la ditta opera la rimozione e trasporta il rifiuto all’impianto di stoccaggio. Quando all’impianto raggiungiamo un quantitativo corrispondente a un carico, chiamiamo il trasportatore che porta il materiale in discarica». Iren non è autorizzata a operare la rimozione dell’amianto, mentre può occuparsi del trasporto del materiale. I prezzi variano in base alle specifiche situazioni ed esigenze.