Collegio degli infermieri nel caos: attività bloccata. Interrogazione di Pagliari
Francesco Bandini
È caos all'interno dell'Ipasvi, il Collegio degli infermieri di Parma. L'organismo che rappresenta i circa tremila infermieri della nostra provincia è letteralmente bloccato dallo scorso luglio, da quando cioè sono state annullate per mancato raggiungimento del quorum le elezioni suppletive indette per la nomina dei consiglieri che si erano dimessi in polemica con il presidente del collegio Matteo Manici, dallo scorso maggio indagato per peculato nell'ambito dell'inchiesta Pasimafi relativa allo scandalo nella sanità parmense.
A bloccare il funzionamento dell'organismo di categoria è la mancata nomina da parte del ministero della Salute dei tre commissari che dovrebbero traghettare il collegio fino alle elezioni naturali, votazioni che dovrebbero celebrarsi entro la fine dell'anno. Infatti, sebbene già a fine luglio la Federazione nazionale dei collegi degli infermieri abbia trasmesso al dicastero l'indicazione dei nomi dei tre prescelti a rivestire il ruolo di commissari, ad oggi il ministro non ha ancora firmato il relativo decreto di nomina. La conseguenza è una situazione paradossale dal punto di vista formale, ma anche problematica dal punto di vista pratico. Dal punto di vista formale il collegio di Parma è di fatto privo di qualsiasi guida: se in teoria il presidente è ancora istituzionalmente in carica, di fatto è impossibilitato a compiere qualsiasi atto operativo. E non esistono più nemmeno il consiglio e le altre due cariche monocratiche che assieme al presidente hanno ruoli gestionali, ovvero segretario e tesoriere.
Ma c'è anche un altro aspetto più concreto. Questa situazione di stallo fa sì che, non essendoci più nessuno che possa firmare i mandati di pagamento, da tempo non vengono pagate le bollette relative alle varie utenze, né alcuna altra fattura. Nemmeno l'impiegata, dallo scorso agosto, percepisce il proprio stipendio.
La cosa più problematica è però rappresentata dall'impossibilità per il collegio di Parma di accettare nuovi iscritti. E così i giovani residenti o domiciliati a Parma che hanno terminato la scuola infermieri non possono iscriversi al loro collegio di riferimento e, di conseguenza, non potrebbero nemmeno partecipare ai bandi pubblici, salvo la possibilità di essere ammessi con riserva, in attesa di regolarizzare la propria posizione appena il collegio di Parma sarà nuovamente operativo: ma il fatto è che anche l'ammissione con riserva può essere soggetta a contestazioni e ricorsi. Proprio nei mesi scorsi l'Azienda Usl di Parma ha indetto un bando per la selezione di un infermiere (la cui graduatoria sarà valida anche per le successive assunzioni): un bando rispetto al quale l'Ausl ha consentito l'ammissione con riserva dei neo laureati non ancora iscritti al collegio, proprio per venire incontro alle esigenze di quei candidati che non hanno ancora potuto iscriversi al collegio per cause indipendenti dalla propria volontà.
Ma se l'attuale situazione di stallo è dovuta a un ritardo del ministero della Salute nella nomina dei commissari, la fronda all'interno del collegio di Parma attribuisce l'originale responsabilità di tutto al presidente uscente Manici, che all'indomani della notizia dell'accusa di peculato nei suoi confronti si era rifiutato di dimettersi, come invece gli chiedevano sette consiglieri, che avevano poi deciso di andarsene. Se però all'epoca Manici avesse lasciato l'incarico – gli viene contestato da più parti –, non ci sarebbero state le dimissioni dei consiglieri e quindi nemmeno la necessità di indire elezioni suppletive. Elezioni che, come detto, sono state invalidate perché non si è raggiunto il quorum minimo di votanti. Ma se anche le elezioni fossero state valide, i consiglieri eletti in sostituzione dei dimissionari sarebbero rimasti in carica solo qualche mese, ovvero fino alla scadenza naturale del mandato e all'elezione del nuovo consiglio per il triennio successivo: una circostanza fortemente criticata da una parte dei rappresentanti degli infermieri di Parma, a cui ha dato voce il sindacato Nursind, che nelle settimane scorse ha parlato sul proprio organo di informazione ufficiale di «attaccamento alla poltrona» di Manici e di «inutilissima elezione in piena estate».
Matteo Manici, infermiere della 2ª Anestesia e rianimazione dell'ospedale Maggiore, è indagato per peculato: secondo la procura, avrebbe preparato, su richiesta dell'allora primario Guido Fanelli, un kit di farmaci e attrezzature sanitarie per lo yacht utilizzato dal luminare della terapia del dolore.