Gabriela trafitta da tantissime coltellate

Laura Frugoni

Non è stato un raptus: quella violenza belluina che esplode di colpo come una bomba a mano. Il massacro di Natale nel casale a luci rosse di San Prospero, gli inquirenti se ne sono convinti ogni giorno un po' di più, è un orrore che nasce da lontano: pensato, rimuginato chissà per quanto da una regia allucinata che in qualche modo è riuscita a mantenersi lucida e glaciale soprattutto dopo la notte di sangue. Capace di confezionare depistaggi, reggere interrogatori infiniti, recitare un copione dove perfino le lacrime uscivano a comando.

La «recita» è finita mercoledì sera: chiamati a rispondere dell'assassinio atroce di Gabriela Altamirano e Luca Manici, per tutti la Kelly, ci sono un padre e un figlio: Samuele Turco, l'ex fidanzato della «Gabri» che da subito era spuntato sulla scena del delitto (in successione: super-testimone, personaggio chiave, principale sospettato) e Alessio, un ragazzo di vent'anni buttati via in questo orrore. Identica l'accusa per loro, uno rinchiuso in via Burla e l'altro nel carcere di Reggio: omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione e della crudeltà e anche dal fatto che una delle vittime (Gabriela) era stata vittima di stalking.

Il figlio complice

Molte cose sono state spiegate dagli inquirenti ieri mattina nella conferenza stampa in procura. Molte altre ancora no: e se in qualche modo s'era compreso da giorni che gli investigatori della Squadra mobile stavano stringendo il cerchio intorno a Turco senior, il figlio complice dalla faccia imberbe nessuno se l'aspettava. E' stato un colpo di scena, se possibile ancora più amaro. Arrivato dopo ore frenetiche di interrogatori, prima che i poliziotti andassero a prendere il padre al Diagnosi e cura per infilargli le manette. Alessio è crollato, Alessio ha parlato.

Il coltello nel parco

E' stato lui ad accompagnare gli investigatori prima nel parco di quartiere Montanara - vicino alla casa dove il ragazzo abita con la madre e la sorella 17enne, anche loro in questura fino a tardi l'altra sera - dove era andato a sotterrare l'arma usata per uccidere: un coltello da cucina lungo trenta centimetri, 18 di lama. Secondo tour, determinante per affossare il castello di menzogne di Samuele: Alessio guida i poliziotti fino a Cassio, in un piccolo fienile in disuso vicino al ristorante gestito dal padre. E' lì dentro che sono nascosti un computer (del sistema di videosorveglianza sparito dal casale di San Prospero), un tablet, un notebook e cinque cellulari: quattro della Kelly e uno di Gabriela, tutta roba fatta sparire dalla scena del delitto.

La domanda che per ora resta in gola: Alessio ha partecipato materialmente al massacro o è arrivato in un secondo momento in aiuto del padre? Risposte ancora vaghe, due cose assodate per ora: l'accusa identica per entrambi e il fatto che «anche Alessio era presente nel casale».

Da stalker ad assassino

I giorni delle foto da coppia felice su Facebook paiono lontani anni luce. Gli inquirenti definiscono il rapporto tra Gabriela e Samuele Turco «turpe e travagliato». E forniscono dettagli inediti sul catanese: fedina già macchiata da precedenti per reati contro la persona, Gabriela l'aveva denunciato per stalking e anche questo in qualche modo era venuto fuori. Quel che ancora non era trapelato è che tra i recenti «agguati» dell'ex messo alla porta dopo l'ennesimo litigio ce n'era stato uno più grave: Samuele s'era nascosto nell'auto di Gabriela e quando lei era salita l'aveva afferrata per il collo. Lei non aveva denunciato l'aggressione, «per paura di ritorsioni». Ma è evidente l'escalation della violenza.

L'alibi crollato

La notte è stata quella tra il 25 e il 26 dicembre. Circoscritto al minuto il tempo del massacro: il lasso di tempo tra le 00,18 e le 4,32. «La notte di Natale? L'ho passata in famiglia», Turco insisteva a difendere il suo alibi, ma gli investigatori hanno individuato dov'era la crepa nella bugia. Turco non era andato a dormire, ma era uscito di casa «mentre il resto dei familiari era nelle proprie camere» e ha raggiunto San Prospero, al volante di un'auto. Scovare quell'auto è stata un'altra chiave per risolvere il giallo: l'aveva chiesta in prestito ad un amico, assolutamente ignaro di tutto. Turco non aveva portato con sé i cellulari (per non farsi individuare dalle celle): dunque, se in un secondo momento avesse chiamato qualcuno non l'ha fatto dal suo numero. Gli inquirenti ne sono convinti: sulla scena del delitto a un certo punto compare anche Alessio. Fuori dalla casa del massacro, presumibilmente si dividono: il giovane raggiunge casa sua a Parma e Turco torna a Cassio. Il giorno dopo comincia a inscenare lo show dell'innamorato disperato dal silenzio di Gabriela. La sera torna davanti al casale e chiama la polizia, ma è lui ad entrare per primo nel rustico. E anche questa mossa dev'essere stata calcolata nella costruzione dell'alibi.

Le sevizie su Gabriela

Chi è entrato in quelle stanze, anche il più navigato dei poliziotti, non dimenticherà ciò che ha visto. Se la scena del duplice delitto è ancora mantenuta «top secret» gli investigatori avranno i loro motivi. Ma quello che per ora emerge è sconvolgente. Gabriela Altamirano, la donna che Turco diceva di amare «più della mia vita» è morta dissanguata. Trafitta da un numero impressionante di coltellate. Molte inferte nella zona dell'inguine: un ultimo sfregio feroce.

Perché uccidere Kelly

Il bersaglio della furia omicida era Gabriela e gli inquirenti si addentrano nel movente. L'attività a Cassio «era prossima al fallimento, Turco aveva avviato la donna, con il suo consenso alla prostituzione all'interno di club privè nelle provincia di Modena, Piacenza e Parma e ne aveva fatto la propria principale, se non unica, fonte di reddito».

Quando l'argentina aveva troncato il rapporto Turco s'era ritrovato in ginocchio, anche economicamente. Assodato anche che la Altamirano negli ultimi mesi s'era messa a lavorare per la Kelly in quelle famose feste a tema in cui Manici faceva partecipare all'Angelica Club «saltuariamente prostitute selezionate».

Ma perché scegliere di andare a uccidere Gabriela proprio in quel rustico, con la certezza matematica di trovare anche Manici? Anche il travestito era un bersaglio designato fin dall'inizio oppure è stato ucciso «per eliminare un testimone scomodo» come è stato ipotizzato ieri in procura? Su quest'altro punto cruciale gli inquirenti non si sbilanciano. Buttano lì qualche indizio: la Kelly aveva portato via Gabriela a Turco, nel casale lei era diventata una presenza fidata, preziosa. Forse anche un'amica. Una piega degli eventi inaspettata e probabilmente insopportabile per lui. Sul movente di questo omicidio ancora troppa oscurità, e fondamentale sarà anche sapere com'è morto Manici (colto di sorpresa, colpito alla schiena, ha cercato di scappare?). E capire se anche quest'atrocità non facesse parte di un piano diabolico: scegliere di uccidere in un locale ambiguo come l'Angelica Club poteva fuorviare gli investigatori, portarli lontano. Ma non è andata così.