Il nuovo polo sociosanitario? Dopo 12 anni resta un miraggio
La storia del nuovo centro socio-sanitario del San Lazzaro-Lubiana può rappresentare un'emblema di inefficienza delle istituzioni pubbliche nella nostra città.
12 anni dal primo annuncio
Sono infatti ormai passati 12 anni dal primo annuncio, nel 2005, della necessità «urgente» della costruzione di un nuovo centro socio-sanitario per i quartieri Lubiana e San Lazzaro, per inciso i più popolati della città. E ne sono trascorsi più di nove da quando, a inizio settembre del 2008, venne pomposamente annunciato che il nuovo centro sarebbe stato realizzato «in via XXIV Maggio, con un via ai lavori previsto nei primi mesi del 2009 e un anno e mezzo per la realizzazione». Annunci cui non sono seguiti i fatti e che oggi hanno come unica traccia una recinzione rossa già in parte divelta messa attorno a un prato incolto con vistose erbacce cresciute dove una volta c'era un campo coltivato. Ma dell'avvio del cantiere, fino ad ora, non c'è nessuna traccia, tanto che anche l'ultimo annuncio ufficiale, fatto nel 2016, di un nuovo centro pronto per i primi mesi del 2018, si è rivelato una vuota promessa.
Una storia travagliata
Riassumendo, dal primo annuncio a oggi si sono susseguite ben quattro giunte comunali (la seconda di Ubaldi, Vignali e le due di Pizzarotti) e un commissario di governo sul fronte del Comune e 3 direttori generali dell'Ausl (Maria Lazzarato, Massimo Fabi e Elena Saccenti) e almeno tre progetti differenti senza che ancora il nuovo polo socio-sanitario sia arrivato almeno alla fase della costruzione. Il tutto per una struttura che richiederebbe circa un anno e mezzo, di lavori per il suo completamento e della quale tutti, indistintamente, hanno sempre riconosciuto la necessità e persino l'urgenza della realizzazione. La realtà però dice che fra dispute sulla collocazione, finanziamenti prima annunciati e poi tolti dai vari bilanci, cambiamenti progettuali per ottenere risparmi e ritardi burocratici nel bando di appalto si è arrivati a oggi, fine ottobre del 2017, senza che ancora dei tempi per avere la nuova struttura si sappia nulla di certo. E, nella migliore delle ipotesi, non si potrà averla prima del 2019, quindi fra due anni, a quasi 15 dai primi annunci e dalle discussioni sull'assoluta urgenza di «dover abbandonare l'inadeguato polo di via Leonardo da Vinci».
Il punto della situazione
L'appalto dell'opera è di competenza dell'Ausl che, in base agli accordi stipulati (e sbandierati) con la prima giunta-Pizzarotti avrebbe dovuto assegnare l'appalto all'inizio del 2017. Invece l'unico passo avanti è stata l'acquisizione dell'area a fianco di via XXIV Maggio dalle Missionarie di Maria. Acquisizione che nel 2009 era stata annunciata come non onerosa e che invece è stata poi realizzata con un regolare atto di acquisto. Il nuovo codice degli appalti, entrato in vigore nel frattempo, ha però ulteriormente ritardato e complicato la procedura e ancora non ci sono notizie certe su quando e in che tempi si arriverà all'appalto del nuovo centro.
I paradossi della situazione
Il paradosso di questo esempio clamoroso di non rispetto degli annunci e dei tempi è che, a parole, tutte le giunte che si sono succedute dal 2005 a oggi (e persino le loro opposizioni) e i dirigenti Ausl si sono detti d'accordo sulla realizzazione del nuovo centro Così come si è sempre detto che i fondi erano disponibili con finanziamenti ripartiti tra Comune, Ausl e Regione. Ma alla fine la realtà dice che in via XXIV Maggio c'è soltanto una rete rossa sbrindellata e che 12 anni di annunci hanno accomunato tutti solo nel non approdo alla realizzazione della struttura. E i residenti dei due quartieri più popolati della città non hanno ancora una nuova Casa della salute e per i servizi sociali devono recarsi da qualche anno in centro storico, in locali di proprietà della Provincia, perché quelli di via da Vinci non erano più a norma. Una situazione davvero incredibile, di cui fanno le spese, in tutti i sensi, cittadini incolpevoli. E se si arriverà a vedere completato il nuovo centro (il dubbio è lecito visti i precedenti) non ci sarà nulla da festeggiare. Ma solo da prendere atto della fine di una «telenovela» che ha avuto troppi attori.