Il Parma alla ricerca del gol perduto
Paolo Grossi
Contro il Cesena il Parma, pur giocando una buona gara, non è riuscito a segnare. D'Aversa deve aver capito subito che Castori non è Grassadonia, e dunque non sarebbe servito, come contro la Pro Vercelli, attestarsi sui quaranta metri e lasciar giocare gli altri. Stavolta l'idea gliel'ha rubata il Cesena, e così al Parma è toccato ingegnarsi, correre, cercare spazi dov'era impossibile trovarne. La nota più positiva della partita arriva dal fatto che nonostante questo la squadra non abbia mai subito le ripartenze avversarie, dimostrandosi attenta e concentrata. La nota negativa invece è lo zero nella casella dei gol nonostante le 19 conclusioni, quasi sempre «sporche», appena una in meno rispetto a quelle che con la Pro Vercelli avevano permesso un rotondo 3-0. Perché è vera la vulgata comune secondo cui il Parma sta pagando la mancanza di un centravanti. Ma è anche vero che i gol li possono fare tutti, ma per riuscirci bisogna avere mira, forza, rapidità, cattiveria, possibilmente tutte assieme. Il Parma ad esempio quasi mai calcia da fuori area, e se è vero che avvicinandosi si può centrare meglio il bersaglio, si vedono sugli altri campo diversi gol segnati da una ventina di metri, e altri originati da respinte o deviazioni. Da qualche gara poi si nota che gli avversari, dopo aver studiato il Parma, difendono con più ardore sui calci piazzati, togliendo qualche munizione a D'Aversa. Ora il calendario propone una partita assai dura, giovedì sera, a Bari. I pugliesi in casa hanno sin qui giocato nove volte, vincendo sette e perdendo due, con Venezia e Palermo. La cosa certa è che non si metteranno dietro ad aspettare, ma vorranno fare la partita. Il Parma troverà così le condizioni ideali per giocare di ripartenza, come ama fare. Ma servirà una determinazione assoluta in zona gol perché ogni occasione lasciata è persa e qualche avversaria comincia a correre.