La vita a Lentigione sette giorni dopo la piena
LENTIGIONE
Vanni Buttasi
Lentigione, sette giorni dopo. Regna un grande silenzio su via della Chiesa che porta al centro della frazione brescellese: talvolta interrotto dal passaggio dei mezzi di soccorso ancora al lavoro per liberare strade e case dalla marea di fango, dopo l'esondazione dell'Enza. Tanto lavoro è stato fatto e tanto dovrà essere fatto ancora affinché tutto ritorni come prima di quel tragico 12 dicembre.
Passando, a piedi, davanti alle case abbiamo visto i proprietari incessantemente al lavoro a pulire porte e finestre, a lavare suppellettili - forse si fermano solo di notte per riposare -, la forza dell'acqua ha abbattuto recinzioni, coperto automobili - alcune ancora lì da una settimana - e raggiunto i locali più bassi delle abitazioni.
«Da noi - ricorda Ivan Roversi - l'acqua è arrivata a 60 centimetri. L'allarme è stato dato da un ragazzo, attorno alle 6.20. Abbiamo fatto appena in tempo a mettere al sicuro le automobili e poco altro. Danni? Difficili da quantificare ancora oggi, continuiamo a lavorare per cercare di ritornare alla normalità».
Continuando la «passeggiata» verso la chiesa, incontriamo Maurizio Piazza, residente a Sorbolo ma impegnato a liberare la casa del suocero. «Il sindaco del mio paese - puntualizza - ci ha svegliato con una telefonata alle 5-5.30 dando l'allarme sulla situazione dell'Enza. Poi ha richiamato, attorno alle 6, dicendo che l'Enza stava esondando a Lentigione. Questa casa era vuota, ci siamo messi subito al lavoro per liberarla dal fango. E' una settimana che sono qui: domenica scorsa sono venuti anche sei ragazzi a darmi una mano. A loro dico un “grazie”, come agli uomini della Protezione civile e ai volontari che mi hanno supportato».
Di fronte il panorama è desolante, con i campi ancora intrisi d'acqua e ora ghiacciati dopo le temperature rigide della notte. Un'atmosfera irreale nel cimitero della frazione con i vasi di fiori scaraventati davanti all'ingresso, entrando sembra quasi di disturbare.
Al Centro sociale, in via Salvemini, il Comune - lo ricordiamo retto da una commissione prefettizia - ha allestito, d'intesa con la Protezione civile, un punto d'ascolto in cui i cittadini possono esporre i propri problemi, di qualsiasi natura e ricevere risposte esaustive: tra le richieste quelle relative ai moduli per avere il rimborso dei danni subiti dall'esondazione dell'Enza.
«Stiamo lavorando al post emergenza - sottolinea Antonio Oriolo, uno dei tre componenti della commissione prefettizia -. Gli sfollati, ospiti negli alberghi, sono circa 120 e contiamo di farli ritornare a casa entro Natale. Nell'85% delle abitazioni ora ci sono luce, gas e acqua. Oltre al punto d'ascolto a Lentigione, ne abbiamo attivato uno anche in municipio. Insomma si sta cercando di riportare alla normalità la vita di Lentigione. Di questo ringrazio tutte le forze impegnate in questa operazione. Anche per i trasporti, già domani (oggi per chi legge ndr) riaprirà la statale della Cisa alla circolazione di tutti i mezzi».
Anche i bambini cercano un po' di pace e di gioia dopo il trambusto vissuto in questi giorni: proprio ieri, nella chiesa di Sorbolo Levante, c'è stata una piccola festa per chi frequenta l'asilo parrocchiale. «Abbiamo subito gravi danni difficili da quantificare - ricorda Gabriella Bigliardi, che si occupa della gestione della scuola paritaria -, tutto ciò che avevamo nel sotterraneo è andato perso, a cominciare dai generi alimentari per continuare con gli elettrodomestici. Dovrà essere completamente rifatta anche la pavimentazione del cortile. Ringrazio tutti, a cominciare dai genitori per continuare con la Protezione civile e gli scout di Gualtieri e Boretto, che ci hanno aiutato a ripulire i locali dell'asilo parrocchiale. Nelle due settimane di chiusura per le festività natalizie, speriamo di risolvere tutti i problemi e aprire l'asilo regolarmente l'8 gennaio». In questi giorni i bambini sono ospitati nella scuola di Boretto.
Nel ritorno abbiamo incontrato una donna, che ha voluto mantenere l'anonimato e abita sulla Cisa Ligure, che ci ha raccontato ciò che è accaduto quella tragica mattina del 12 dicembre. «A sette giorni di distanza - sottolinea - sono ancora sconvolta per quanto è accaduto. Noi siamo stati gli ultimi ad essere stati avvisati ma ormai era tardi. Alle 7, quando ho aperto le finestre, c'era già tantissima acqua. Sono scesa al pianterreno e ho cercato di salvare il salvabile, portandolo ai piani alti. Siamo stati evacuati con il gommone dai vigili del fuoco. Mi viene voglia di mollare tutto e lasciare questa casa, dove ho sempre vissuto».