Luca Nucera: «Debutto al cinema e mi faccio in quattro»
MARIACRISTINA MAGGI
E’ giovane ma ha già vestito moltissimi ruoli: e ogni volta è sempre diverso, particolarissimo, quasi irriconoscibile. L’attore milanese Luca Nucera - classe 1985 e da nove anni parte dell’ensemble del Teatro Due con cui debutterà il 22 marzo nel «Girotondo» di Schnitzler per la regia di Walter Le Moli - questa volta si fa in 4 per la settima arte con il film «Lovers» di Matteo Vicino (prodotto dall’azienda Pucci di Lugo, quella di Condiriso, per capirci, ndr): il lungometraggio verrà presentato questa sera alla stampa a Bologna, città nella quale è interamente ambientato, ancora il 27 per il pubblico e da aprile uscirà nelle sale italiane.
Ed è con entusiasmo e una certa emozione che questo bravissimo, camaleontico artista -diplomato all’Accademia del Piccolo di Milano- ci racconta questa sua vera prima volta nel mondo cinema. Parlare con lui è già un colpo di scena: da un lato ti sembra di discorrere con Puck e di entrare nel vivo del «Sogno di una notte di mezza estate» di Shakespeare; dall’altro di fare due chiacchiere con Fabrizio, cameriere e futuro marito della bella Locandiera di Goldoni... e poi ancora un altro sguardo, altre sfumature...
Un inizio in grande stile. Tra le critiche: «Puro genio, standing ovation», «Bellissimo, da togliere il fiato»...
«Prima di “Lovers” avevo girato solo qualche lungometraggio indipendente: questo è il mio primo vero film. Un lavoro di cui vado molto orgoglioso per vari motivi: abbiamo girato lo scorso ottobre ed è stato un onore recitare insieme ad attori come Ivano Marescotti, Primo Reggiani e ancora Antonietta Bello, Margherita Mannino; inoltre è già stato molto premiato all’estero, 5 i premi vinti tra cui il premio alla regia categoria film straniero al Fort Lauderdale International Film Festival in Florida, lo stesso che ha premiato “La vita è bella” di Benigni, per intenderci...».
Vestirai più ruoli, ha visto giusto il regista...
«E’ un film di quattro microstorie parallele e simmetriche con episodi che si rincorrono: io sarò presente in tutti e vestirò quattro ruoli differenti. Sarò un imprenditore senza scrupoli, un commesso sognatore, un fisioterapista sposato e donnaiolo e infine, il ruolo che più preferisco: un uomo di cultura alle prese con un mondo superficiale basato sull’immagine. Tutto inizia da una libreria e si chiude il cerchio con la stessa libreria: tutto inizia e finisce con la cultura... Quella cultura di cui oggi abbiamo tanto bisogno».
Tu sei praticamente nato in teatro: giovanissimo con una compagnia amatoriale hai portato in scena niente di meno che «L’ultimo nastro di Krapp» di Beckett. «Il gran teatro del mondo» direbbe Calderón: e il cinema?
«Nel cinema si lavora sulla tecnica, in sottrazione; il teatro invece è un atto di generosità continuo. Sono due linguaggi differenti ma allo stesso tempo complementari: senza dubbio il palcoscenico è più nelle mie corde, con le sue innumerevoli prove... Però amo anche il set cinematografico e oltre a coinvolgermi e divertirmi può aiutarmi a dosare l’energia che ho, a volte fin troppa. All’estero sono due linguaggi che si completano: dovrebbe essere così anche in Italia».
Torniamo alla scena: chi sarai nel «Girotondo»?
«Sarò un giovane signore inesperto in amore (l’amore che ritorna, ndr) in piena atmosfera da cabaret. Uno spettacolo davvero interessante nel quale si racconterà un’epoca: non sappiamo cosa succederà, non ci sarà la quarta parete, ed è quel che non si dice a funzionare... Lavorare con Walter è sempre un arricchimento: con lui ti metti davvero in discussione, parole chiave di questo mestiere».
Sarai presto anche mimo.
«Ad agosto parteciperò al Festival di Rossini a Pesaro e sarò un mimo nella farsa “Adina”».
Mai ruoli semplici? Mai adagiarsi al proprio talento?
«Ho detto di no a più proposte che ritenevo troppo facili: vivo questo mestiere con un forte senso di responsabilità, sento di dovermelo meritare attraverso dei doveri... Mi sono avvicinato al teatro per alimentare la conoscenza: questo è un mestiere per crescere».
Mille ruoli, sempre nuove sfide: c’è una frase che più ti rappresenta?
«Chi non vola non vale».