Negozi storici addio. La mappa delle chiusure
Gli ultimi a cedere le armi nel corso degli ultimi 12 mesi sono stati in via Mazzini lo storico negozio di abbigliamento Ricchetti e quello di lane Zuccheri, in via Cavour la cartoleria Avanzini, in via Repubblica la bottega di calzature di Mario Bocchialini, in via D'Azeglio l'angolo di parmigianità che era rappresentato dal negozio di bici di Giorgio Corradi e quello di cultura della Libreria dello Studente e in Piazza Ghiaia la salumeria Ghiretti e la bottega di scampoli gestita da Giuseppe Martinelli.
Ma l'«emorragia» di commercianti tradizionali nel centro storico è iniziata ormai da diversi anni. E a Parma, a differenza di quanto avviene in altre città (ad esempio Lucca e Treviso) non si preserva neppure la memoria storica mantenendo le vecchie insegne. E così, chiusura dopo chiusura, il centro di Parma è ormai diventato «preda» delle catene di marchi nazionali in «franchising» rendendolo praticamente identico a quello di qualunque altro capoluogo di provincia. Un esempio clamoroso è lo scempio della demolizione della bella insegna liberty della libreria Battei di via Cavour pochi giorni dopo la chiusura dell'attività. Un destino forse inevitabile, ma che rischia nel giro di qualche anno di trasformarlo in un «doppione» dei famigerati centri commerciali della periferia, che sono proliferati e stanno continuando a sorgere. Sono bastati un paio di decenni per stravolgere completamente una fisionomia che era rimasta quasi immutata dal secondo dopoguerra.
VIA REPUBBLICA
Nel primo tratto di via Repubblica i negozi tradizionali sono ormai una rarità: fra i «superstiti» con una lunga storia alle spalle ci sono la calzoleria Melley, la profumeria La Mammola, il gioielliere Umbrino e la pasticceria Cocconi, oltre alle due farmacie Gibertini e Corradini. Per il resto, tutto attorno trionfano i marchi di catene commerciali oppure negozi che hanno vita breve e turn-over rapidissimo.
VIA CAVOUR
Via Cavour è l'emblema della rivoluzione totale avvenuta negli ultimi anni: poco prima della cartoleria Avanzini avevano abbassato la saracinesca l'ortolano Montagna, l'abbigliamento Nazzari, la libreria Battei, il bar Cluny e l'oreficeria Pietrini e anche il negozio Fatam al piano terra del Palazzo della Riserva di via Melloni che aveva sostituito la gloriosa pellicceria Corradi. In pratica, le uniche attività di lunga durata rimaste sono l'ottica Queirolo, la farmacia Pirani e il fiorista Tagliavini oltre alla pizzeria Il Corsaro, fra le prime aperte in città negli anni Sessanta.
VIA D'AZEGLIO
In via D'Azeglio tutti i "presidi" di parmigianità, come la "dogana" di Felice Lepori, il negozio di stoffe Leoni, la bottega di Giorgio Corradi, tutti i negozi di alimentari, la macelleria equina e la libreria Universitaria hanno chiuso negli ultimi anni. Resistono all'inizio della via un negozio di elettricità e un oreficeria, oltre al cinema D'Azeglio. Ma l'anima commerciale della via è stata totalmente stravolta.
Il discorso potrebbe estendersi un po' a tutta l'area del centro cittadino: la realtà però dice che, per motivazioni di vario genere, i commercianti tradizionali stanno sempre più lasciando spazio ai grandi marchi. E la conseguenza più probabile è un'omologazione generale delle vetrine tra Parma e le altre città che porterà il nostro centro simile, se non uguale, a tanti altri in Italia.