Paolo Cevoli: «La Bibbia è pop»

Gianluigi Negri

Sembra di conoscerlo da una vita Paolo Cevoli. Eppure è salito alla ribalta nazionale tardi, a 44 anni, quando portò a «Zelig» lo straordinario personaggio di Palmiro Cangini, assessore alle Attività varie ed eventuali del Comune di Roncofritto. Sembra di conoscerlo da sempre, perché di assessori così ce ne sono tanti ancora oggi in circolazione. E ce n’erano ben prima che il comico romagnolo iniziasse a regalare risate al grande pubblico quindici anni fa. Ora, alla soglia dei 60, l’imprenditore prestato al cabaret (oggi, probabilmente, più un comico prestato all’imprenditoria) inizia un tour intenso con il suo quarto spettacolo teatrale. E rilegge, alla sua maniera, un classico tra i classici, il libro dei libri: La Bibbia. «La Bibbia raccontata nel modo di Paolo Cevoli» (regia di Daniele Sala) andrà in scena domani alle 21 al Teatro Nuovo di Salsomaggiore (prevendite: IAT Salsomaggiore Terme al telefono 0524 580211 o IAT Fidenza Village al telefono 0524 335556 a al Teatro Nuovo al telefono 0524 586483 solo il giorno dello spettacolo dalle 18), dopo il debutto al Teatro Manzoni di Milano.

Perché le sacre scritture?

«La Bibbia sembra raccontare un mondo che si perde nella notte dei tempi, ma per me non è così. Ho scelto di raccontare le storie della Bibbia perché parlano di me, di ognuno di noi. E forse è possibile immedesimarsi con i grandi personaggi di quelle vicende».

Ad esempio?

«Adamo, nell’Eden con Eva, che fa la figura del sempliciotto o del “patacca” come si dice in Romagna. Giobbe, il povero Giobbe, colpito da mille sfighe eppur deriso dalla moglie. Abramo che mi ricorda il mio nonno, il babbo del mio babbo. Un patriarca. Davide, piccolo e furbo, che si inventa un modo di ammazzare il cattivo gigante Golia. Nella Bibbia c’è tanto da scoprire. E anche tanto da ridere».

Woody Allen fece «Dio», a teatro, nel 1975. Che parte avrà qui l’Altissimo?

«Con la sua ironia, nel mio spettacolo Dio sembra quasi un capocomico che si vuole far conoscere sul palcoscenico dell’Universo: una sorta di “primo attore” che convoca come interpreti i grandi personaggi della Bibbia e li racconta attraverso un linguaggio ironico e diretto, che avvicina queste figure allo spettatore».

Non solo teatro, ma anche musica nello spettacolo…

«Tutti i personaggi sono raccontati in scena anche attraverso la musica e le voci di Daniela Galli, Silvia Donati e Cristina Montanari. Un bel “carrozzone”: non c’è che dire».

Non è la prima volta, vero, che si cimenta con il «sacro» raccontandolo in chiave pop?

«Negli ultimi spettacoli teatrali avevo già toccato alcuni temi sacri vestendo i panni del cuoco dell’”Ultima cena” e del garzone di Michelangelo Buonarroti. Mi sono appassionato alle storie della Bibbia anche perché ho scoperto che tratta di temi attuali come i migranti, il terrorismo e il rispetto dell’ambiente. La Bibbia è un testo complesso ma in fondo ha una sua origine “pop”. La maggior parte sono storie tramandate dagli antichi ebrei in modo orale attorno ad un fuoco. Più pop di così!».

Come sempre, dunque, si riderà parlando anche di cose serie. Risate liberatorie, non dissacranti…

«Il mio intento, infatti, non è quello di dissacrare, anzi il contrario. Io non voglio portare in basso le cose sacre. Piuttosto innalzare quelle normali. Tratto i personaggi biblici con ironia ma anche con affetto e grande rispetto».

E Cangini?

«Non ci sarà, ma fa parte di quell’ampio circolo di persone che parlano prima di pensare, che fanno prima di ragionare. È una figura senza tempo, ce ne sono ancora tanti in giro».