Ponte sul Po chiuso, tutti a piedi verso Casalmaggiore

COLORNO

Ordinanza di chiusura alla mano il ponte sul Po tra Colorno e Casalmaggiore è chiuso per qualsiasi tipo di transito, anche quello di pedoni e biciclette. In realtà sin dal primo giorno di stop il ponte ha continuato ad essere percorso da qualche pedone e, soprattutto, da alcune decine di ciclisti in ogni orario della giornata visto che salendo in sella si può passare in pochi minuti da una sponda all’altra senza dover perdere un sacco di tempo facendo il giro in auto dal ponte di Viadana-Boretto con conseguenti costi elevati di carburante.

La domanda che dal 7 settembre scorso, giorno di chiusura, tutti si sono fatti è questa: «Se fino al 6 di settembre sono transitati migliaia di tir con carichi pesantissimi, possibile che ora non possa più passare nemmeno una bici o un motorino?». Una domanda alla quale il consigliere provinciale alla Viabilità Gianpaolo Serpagli aveva risposto dicendo che finché non si sarebbe concluso il monitoraggio del ponte, i cui risultati sono attesi per domani, la Provincia di Parma non avrebbe autorizzato alcun transito. La realtà dei fatti è però ben diversa. Complici anche i continui ritardi e talvolta soppressioni dei treni tanti pendolari hanno deciso di prendersi «il rischio» di percorrere comunque il ponte in bici, scavalcando i new jersey in cemento armato che sbarrano le due rampe di accesso. c.cal.

Treno soppresso

C’è un sorriso nel selfie di gruppo scattato all’imbocco del ponte sul Po tra Colorno e Casalmaggiore da cinque operai. E' il classico: «Si ride per non piangere» dopo che, terminato il turno di notte, i cinque operai di una delle aziende del quartiere industriale di Sacca hanno appreso che il treno per tornare a casa nel Casalasco, delle 6.10 alla stazione di Mezzano Rondani, era stato soppresso. E così Luca Calza, Pierluigi Sacripanti, Luca Giaro, Daniele Antonelli ed Antonio Esposito il ponte se lo sono fatto a piedi. c.cal.

Serve un ponte nuovo

COLORNO

Cristian Calestani

«Serve un ponte nuovo da realizzare con l’intervento dello Stato. Sul nostro territorio, con la chiusura del ponte, è come se si fosse abbattuta una calamità naturale che non ha fatto vittime umane, ma che ha portato alla morte civile delle nostre terre». Questo il messaggio partito dal consiglio comunale di Colorno che ha dibattuto della chiusura del ponte sul Po di Colorno e Casalmaggiore in occasione della discussione di un ordine del giorno presentato dai gruppi di opposizione Il Comune che vorrei e Colorno Viva.

Il documento - illustrato da Filippo Allodi (Il Comune che vorrei) ed approvato all’unanimità - chiede innanzitutto alle province di Parma e di Cremona di impegnarsi per verificare al più presto la possibilità che pedoni, ciclisti, motociclisti e automezzi con portata inferiore ai 35 quintali possano attraversare il ponte e affinché i lavori siano gestiti con i criteri dell’emergenza e dell’urgenza. Si è espressa anche massima vicinanza al pendolarismo lavorativo e studentesco con l’intento di attivarsi per «aumentare la frequenza e la capienza dei servizi ferroviari, oltre che la qualità del servizio stesso».

Tra gli impegni anche quello di verificare la fattibilità di provvedere ad un sostegno «in termini di sgravi fiscali o incentivi alle attività commerciali, industriali e libero professionali della zona fortemente danneggiate dalla chiusura del ponte», auspicando inoltre un coordinamento tra le forze dell’ordine per la regolazione del traffico sulle strade secondarie del territorio. Il documento chiede anche che si acceleri «nel passaggio di proprietà del ponte dalle province allo Stato» e si lavori per il completamento della Cispadana in modo che si possa avere un collegamento snello tra il futuro casello autostradale della Ti-Bre a Trecasali ed il Brennero. «Sul ponte serve l’intervento dello Stato - ha dichiarato Michela Canova, sindaco di Colorno, durante il dibattito -. Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio è conscio della situazione e del fatto che occorra un ponte nuovo ed è pronto ad intervenire in maniera decisa non appena la proprietà e la competenza del ponte saranno trasferiti all’Anas, ente oggi rifondato, con capacità di spesa e, quindi, di intervento».

Per l’immediato ci sono sempre i progetti di un ponte provvisorio, del traghetto tra Sacca e Casalmaggiore, dell’istituzione di un servizio di navette pubbliche dalle stazioni ai quartieri industriali e la proposta di un potenziamento della linea ferroviaria, fortemente caldeggiata dalle associazioni ambientaliste, ma ritenuto poco praticabile da parte dell’amministrazione comunale visti gli attuali limiti evidenziati dalla linea ferroviaria Parma-Brescia. «È certamente grave - ha ammesso lo stesso sindaco - che a quasi due mesi dalla chiusura del ponte il settore pubblico non abbia ancora fatto partire il servizio di bus navetta, lasciando soli i privati».

«Serve un lavoro condiviso - il messaggio di Stefano Cantoni di Colorno Viva -. Si sapeva che il ponte sarebbe durato sessant’anni, ma le istituzioni preposte non hanno fatto programmazione. Paradossalmente se fosse crollato ora avremmo l’attenzione nazionale e una maggiore tempestività di intervento». L’altro consigliere di minoranza Luigi Curti ha chiesto l’attivazione di una navetta Casalmaggiore-Torrile ed ha attaccato il ministro: «Invece di salire sulla Tav a Reggio e convocare incontri a Roma, venga a fare un giro sui vagoni della Parma-Brescia e a vedere la morte civile di un territorio in cui ogni giorno si registrano cali di fatturato».

Filippo Allodi del gruppo Il Comune che vorrei ha aggiunto: «Siamo di fronte ad una tragedia viabilistica che pregiudica il diritto alla mobilità». Dai gruppi di maggioranza, invece, è giunto l’invito a raccogliersi intorno al sindaco per continuare a fare pressioni attraverso tutti i canali istituzionali. Entro lunedì sono attesi gli esiti dei monitoraggi sul ponte per capire se, quando e come potrà essere riaperto, almeno al traffico leggero.