Sicurezza sui bus, parlano gli autisti: "Ci sono alcune linee calde"

Pierluigi Dallapina

Il posto di guida deve essere chiuso, va trasformato in un luogo protetto come avviene sui treni, per impedire agli scalmanati e ai violenti di aggredire l’autista dell’autobus. Dopo la brutale aggressione ai danni di un conducente della Tep, i colleghi dell’uomo malmenato in stazione da un ragazzo di colore, per cause che sono al vaglio sia delle forze dell’ordine che dell’azienda, riflettono sul problema sicurezza a bordo dei mezzi pubblici. E quello che emerge è un quadro tutt’altro che rassicurante.

Chi accetta di parlare lo fa in modo anonimo - dato che Tep non ha autorizzato i dipendenti a rilasciare dichiarazioni alla stampa - e solo dopo aver garantito di non essere razzista. Una precisazione il cui senso diventa subito evidente, non appena alcuni conducenti incrociati nei pressi di via Mazzini iniziano a spiegare come stanno le cose. «Molto spesso i problemi a bordo dei mezzi sono creati dai ragazzi di colore, i quali si muovono in gruppo, sono aggressivi, non rispettano le regole e ti bollano subito come razzista non appena li rimproveri», dice un conducente che da una quindicina d’anni è al volante di un bus. «Esistono linee più calde di altre – prosegue – e sono quelle che vanno all’Ikea, a Langhirano o che passano dalle pensiline della stazione. Ci sono autobus che escono puliti dal deposito e, una volta arrivati al capolinea, sono sporchi da fare schifo. Abbiamo trovato bottigliette, pedate sui sedili, sputi e una volta addirittura del vomito. Ormai dovremmo girare con un poliziotto su ogni mezzo». 

Stando ad altre testimonianze raccolte, i conducenti avrebbero segnalato le criticità all’azienda, pretendendo l’installazione di cabine di guida chiuse, ma al momento le protezioni esistono solo sui bus da 18 metri in servizio lungo la linea 5.

«Le telecamere – aggiunge un altro dipendente Tep – non sono sufficienti, perché sono uno strumento passivo. Al massimo possono registrare l’aggressione ai danni dell’autista o di un passeggero, ma di sicuro non possono prevenirla». Fortunatamente, episodi di violenza come quello che si è verificato nei giorni scorsi in stazione sarebbero più unici che rari, ma i momenti di tensione fra gruppetti di giovani stranieri e i conducenti sono all’ordine del giorno. «Una volta sono stato costretto a far scendere dal bus un ubriaco che importunava una ragazza – racconta un terzo conducente – ma noi autisti non dovremmo mai abbandonare il posto di guida, per evitare che possa essere occupato da un malintenzionato».

C’è anche chi ha ammesso di chiudere un occhio per evitare accuse di razzismo all’azienda, però in tanti hanno confermato che la situazione dietro la stazione era estremamente problematica già da mesi.

«Il collega aggredito – prosegue uno dei conducenti che ha accettato di parlare – aveva già segnalato forti criticità, perché da tempo doveva sopportare giovani molesti». Prima di tornare al lavoro, un autista assunto in Tep da dieci anni ha rivolto un appello ai politici: «Spero che si faccia luce su quanto accaduto, nell’interesse di tutti. Purtroppo ho notato che c’è chi sta cavalcando questo fatto di cronaca per ottenere visibilità. Evitiamo di fare processi sommari e addossare responsabilità a priori».