Tagliati gli alberi sul Lungoparma, protestano i residenti
Luca Pelagatti
E', da sempre, un ritaglio di natura tra le case, assaggio di campagna a dispetto del traffico. E chissà quanti parmigiani si sono fermati a guardare stupiti i caprioli e i fagiani zampettare tra gli alberi. Almeno, fino ad ora è stato così: adesso in quel tratto di Lungoparma, quello su cui si affaccia viale Rustici, il silenzio è stato rotto dal ringhio delle motoseghe. Subito superato dal rombo delle polemiche.
«Da alcuni giorni sono iniziati dei lavori di manutenzione nel greto del torrente, in uno dei più suggestivi punti del Lungoparma, più volte immortalato per la sua bellezza dai pittori vedutisti - spiegano alcuni residenti che prima sono rimasti increduli. E poi sono passati a segnalare quella che suona ai loro occhi come una specie di profanazione. - Ci siamo attivati per saperne di più e abbiamo scoperto che l'abbattimento degli alberi era stato annunciato dall'Aipo come parte di una attività di manutenzione della vegetazione nell’alveo del torrente».
Tutto bene quindi, un doveroso intervento per la sicurezza di tutti? Non proprio: perché secondo il comunicato dell'Aipo i lavori avrebbero dovuto riguardare «la rimozione delle piante secche, pericolanti e una potatura delle ramificazioni rotte o potenzialmente critiche».
«E invece sono stati abbattuti - secondo i cittadini che hanno presentato anche una segnalazione ai carabinieri - alberi monumentali, bellissimi, che costituivano gli elementi caratterizzanti del panorama. Alberi non pericolosi perché vivi e vitali, oltretutto distanti dal greto del torrente e dai ponti. Sono stati, invece, lasciati gli alberi secchi».
Un'accusa pesante che però non viene solo dalle case affacciate sul torrente. Ma che trova conferma
e sostegno anche da parte del presidente del Wwf di Parma, Rolando Cervi, che era perfettamente a conoscenza di quel progetto. Che però, e qui sta l'inghippo, in corso d'opera avrebbe cambiato volto. «Noi siamo stati coinvolti dall'Aipo in sede di programmazione e l'accordo era quello di un intervento sulle piante secche e cadute che avrebbero potuto creare problemi in caso di piene lasciando una situazione naturale sulla riva destra, tutelando le piante in buona salute». Insomma, l'accordo c'era, la condivisione pure. Poi, però, sono arrivati gli operai e secondo i testimoni, a cadere sono state piante secolari. Oltre che belle anche sane. «Si tratta di interventi che in termini di sicurezza idreogeoligica non portano alcun beneficio - prosegue Cervi. - Le piante sane nell'alveo non creano problemi nel caso di piena. La riprova: nel 2014, alla confluenza del Baganza, nessun albero è caduto sotto la spallata dell'onda».
Insomma, doveva essere un intervento mirato e limitato. E invece si sarebbe finito per esagerare con la motosega
«Anche perché questo tratto è tra i più vivi dal punto di vista della presenza di uccelli e animali», proseguono dal Wwf mentre i residenti rilanciano giocando pure la carta degli studi degli addetti ai lavori: «Le ricerche più recenti consigliano di mantenere gli alberi nei greti perché l'acqua affonda nel terreno, grazie alle radici, 67 volte più velocemente che nel terreno non alberato, perché la discesa del acqua è favorita dai varchi delle radici. Gli alberi poi assorbono l'acqua che ha impregnato il terreno, contrastando i ristagni», sta scritto nel loro esposto.
Aipo, come si vede nel box a fianco, respinge ogni accusa e nessuno, in sede ufficiale, si è finora pronunciato sulle reali condizioni degli alberi tagliati. L'unica certezza quindi è quella che salta all'occhio: dove prima c'era un boschetto ora c'è una radura. E nessuno sa se altre piante della zona abbiano già un destino segnato.
«E’ una fortuna per Parma avere quest’area verde che rappresenta non un parco, ma la campagna che si insinua nella città e con sé porta la natura tra le case con animali selvatici e specie vegetali fino praticamente al centro cittadino- , conclude uno degli abitanti. - E’ una particolarità meravigliosa che ci è stata consegnata da ragioni storiche e naturali e un’area simile, così preziosa e particolare, non esiste in nessuna delle altre città limitrofe. Parma ha questo gioiello ma, a quanto pare, non sembra ne abbia consapevolezza».