Via Savani: ordinano la colazione e rapinano la barista
Laura Frugoni
Sono entrati nel bar e hanno ordinato cappuccino, brioches e un bicchiere di vino a testa.
Una colazione decisamente «impegnativa», visto l'orario (non erano nemmeno le nove di mattina), che poteva già far sorgere qualche dubbio sulla strana coppia di clienti entrata sabato mattina al Bar Gnolino di via Savani.
Ma, si sa, il cliente ha sempre ragione. E poi da qui a pensare che quei due personaggi vagamente bizzarri- un uomo e una donna, entrambi italiani, sulla quarantina - si trasformassero di botto in pericolosi rapinatori ce ne passa. Invece è andata proprio così e diciamo subito che la coppia è stata individuata - e denunciata a piede libero per rapina aggravata - a stretto giro di posta dalla polizia, al culmine di una rocambolesca mattinata in cui non sono mancate nuove sorprese.
Non si tratterebbe di criminali incalliti, ma di due persone conosciute dalle forze dell'ordine, entrambe con un vissuto delicato (e difatti sono assistiti da una struttura che si occupa di disturbi mentali). Non considerati socialmente pericolosi, almeno finora: quello che hanno combinato sabato mattina non è uno scherzo innocuo, è stata una rapina. Lei nella borsetta aveva un coltello e non ha esitato a mostrarlo alla barista per convincerla a lasciarle fare quel che voleva: arraffare i soldi.
Impossibile azzardare cosa le sia passato per la testa in quei momenti, bisogna attenersi ai fatti. Questa la sequenza: consumata la colazione «alcolica», la coppia sta per uscire ma prima bisogna pagare il conto. Lei apre la borsetta, afferra il portafogli e comincia ad agitarsi. «Dove sono i trenta euro che avevo? Non ci sono più...». La situazione precipita di colpo: dentro la borsa non c'è l'ombra di un euro ma in compenso spunta un coltello. La donna lo afferra e minaccia la barista («adesso mi dai tutti i soldi che hai...») che indietreggia spaventata: affonda la mano libera nel registratore di cassa, pesca una manciata di banconote (un centinaio di euro) ed esce dal locale insieme al suo compare. Girano l'angolo (il bar dà su un piazzale interno) e spariscono. Poco dopo in via Savani piombano gli agenti delle Volanti, perlustrano la zona ma la coppia sembra essersi volatilizzata.
Finché al 113 arriva una strana telefonata. Voce femminile: «So che una mia amica ha fatto una rapina nel bar tal dei tali...».
Il poliziotto prende tempo, cercando di fare durare il più possibile la conversazione per riuscire a localizzare la chiamata. E ci riesce: la telefonata è stata fatta da una cabina pubblica nei pressi di una struttura psichiatrica. La polizia prende quella rotta e lì trova la donna che sta cercando: «sì, vi ho chiamato io», conferma lei impassibile e addirittura cerca di incolpare un'altra ospite del centro. Salta fuori il coltello. Ma il surreale gioco degli equivoci dura poco: gli uomini delle Volanti rintracciano anche il complice, li dirottano entrambi negli uffici di borgo della Posta dove vengono riconosciuti da chi se li era trovati davanti poco prima. Non li arrestano: è trascorsa la flagranza e in effetti una cella non pare proprio il posto adatto.