Conquibus, l'amarezza di Rizzoli: "Una storia bruttissima e penosa"

Michele Ceparano

«Amarezza». E' ciò che sta provando in questi giorni Vittorio Rizzoli, che ha guidato a lungo Ematologia, il reparto scosso dal terremoto dell'inchiesta «Conquibus». Secondo le accuse si tratta di una storia di corruzione con al centro i soldi da parte delle case farmaceutiche ma anche altri fatti, come i concorsi farsa. Un'inchiesta, in cui sono indagate trentasei persone, che ha visto finire agli arresti domiciliari l'attuale direttore dell'Ematologia e centro trapianti di midollo osseo, Franco Aversa, e l'imprenditrice Paola Gagliardini.

E' amareggiato per tanti motivi Rizzoli, che dopo aver lasciato l'Ematologia non ha certo smesso di essere in prima linea come testimonia il suo impegno attuale alla guida della sezione parmigiana dell'Ail, appunto ParmAil, l'associazione contro leucemie, linfomi e mieloma. Prima di tutto perché la figura del medico, proprio per il rapporto di fiducia che esiste tra il professionista e il paziente, non dovrebbe mai finire in certe vicende. E poi anche sul piano personale, dal momento che il professor Aversa, principale accusato nell'inchiesta «Conquibus», alla fine del 2011 ha preso il suo posto e con Rizzoli ha continuato a collaboratore in varie iniziative di solidarietà.

«Quando ho letto questa notizia - spiega il professore - non sono quasi riuscito a commentarla neppure con me stesso. Non credevo che si potesse arrivare a fare queste cose. E' normale che una casa farmaceutica punti a piazzare i prodotti, ma esistono maniere differenti».

Un fulmine a ciel sereno è stato anche quello dell'arresto del professor Aversa.

«L'ho fatto venire io a Parma - racconta parlando di quello che è stato il suo successore a Ematologia -, era allievo del professor Mantelli di Perugia, che era uno dei migliori nel suo campo. Insomma, Aversa aveva delle buone credenziali e dei titoli buoni. Era la persona giusta». Uomo e professionista vecchio stampo, Rizzoli ricorda che «nel rapporto tra casa farmaceutica e sanità nelle tasche del committente non deve tornare nulla». L'accusa di corruzione, poi, quando è rivolta a un medico, «è peggiore. La gente certe cose non le accetta. Se poi pensiamo che i fatti sarebbero avvenuti in ambienti in cui i pazienti sono malati di leucemia, linfomi, mielomi e tumori del sangue, è chiaro che facciano ancora più scalpore».

Il garantismo, comunque, è d'obbligo e Rizzoli spera che gli accusati riescano a dimostrare la loro innocenza. «Certo - ripete -, le accuse sono gravi». Anche lui è d'accordo con quanto ha dichiarato venerdì Massimo Fabi, direttore generale dell'Azienda ospedaliero-universitaria, che ha lanciato un chiaro messaggio al personale e ai pazienti sul fatto che a Parma il livello dell'eccellenza dell'Ematologia non subirà alcun contraccolpo.

«Tutto deve andare avanti al meglio - commenta - perché esiste un personale di altissimo livello che continuerà a curare i pazienti con grande professionalità. Questo però non toglie che queste ultime vicende per il mondo della sanità siano bruttissime e penose. Nonostante questo la fiducia e l'impegno non devono mai mancare».

L'Ematologia di Parma resterà, dunque, un luogo di eccellenza. Il professore ne è sicuro anche perché «il personale che ci lavora è altamente qualificato. E' ancora l'Ematologia di quando ci lavoravo io».