Da Borgotaro al concorso al Palacassa con il bimbo da allattare
MICHELE DEROMA
«Pensa, per essere qui stamattina ho attraversato tutta l’Italia». Quante persone, ieri mattina al Palacassa, si saranno sussurrate questa frase, in attesa che scattassero i fatidici 35 minuti del temuto (ma non troppo, a dire il vero) test scritto: chi reduce da estenuanti viaggi notturni in treno, o chi più comodamente arrivato a Parma in aereo e giunto al Palacassa con la propria valigia, pronto a rimettersi in viaggio verso casa non appena terminata la prova.
Complessivamente, ieri mattina, sono state oltre tremila (il numero preciso non è stato comunicato) le persone giunte a Parma da tutta la penisola, alla caccia di un posto come operatore socio sanitario – e non come infermiere, come abbiamo erroneamente titolato ieri – all’ospedale Maggiore. La prova tenutasi ieri al Palacassa è stata la prima di un concorso organizzato dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e che, dopo la seconda prova orale, determinerà inoltre una graduatoria che potrà essere utilizzata dalle due Aziende sanitarie parmensi per le assunzioni dei prossimi tre anni. Ma è senza dubbio l’ambito posto fisso come operatore socio sanitario il sogno degli oltre tremila partecipanti – su un totale di 3.544 iscritti - al concorso, tanti dei quali già operanti nello stesso settore lavorativo: è il caso, per esempio, di due aspiranti operatrici residenti a Parma ma originarie del Camerun, che ammettono «è difficile conquistare quel posto, ma ci proveremo».
Anche il bolognese Michele ha già lavorato nell’ambito sanitario, dopo aver conseguito l’attestato nel 2017: per lui non è la prima partecipazione ad una preselezione, come per un suo giovane concittadino, il ventunenne Emanuele, accompagnato a Parma dalla madre Cinzia. «Per mio figlio è il terzo concorso», spiega la donna mentre Emanuele è già all’interno dell’aula, pronto a rispondere ai quesiti del test scritto: «Mio figlio lavora già in un’Asp e aspira ad un posto fisso in un’azienda pubblica, ma l’enorme partecipazione di aspiranti tende a scoraggiarlo. Sono io ad invogliarlo a prendere parte a queste selezioni».
Simone e Maurizio sono arrivati a Parma rispettivamente da Bologna e Chieti: i due si conoscevano già e si sono ritrovati in occasione di questo concorso. Maurizio porta i segni della stanchezza sul volto, essendosi presentato al Palacassa direttamente dopo sette ore di viaggio su un Intercity notte: «Ma la speranza di poter vedere realizzata la mia aspirazione lavorativa è più forte anche della stanchezza», ammette il giovane abruzzese. Anche Rosa ha affrontato un lungo viaggio in treno, partendo da Caserta: «Lavoro già nell’ambito sanitario ma questa è un’opportunità troppo importante per il mio futuro e sono qui per giocarmi le mie chances di conquistarla». Incoronata è originaria di Potenza, lavora nell’ospedale civile di Venezia ma vuole guadagnarsi il posto a Parma «perché preferisco la zona e in laguna soffro diversi disagi, sia dal punto di vista della mobilità e dei trasporti che per quanto riguarda la mentalità della gente».
«Abbiamo studiato tanto per questa prova e contiamo di poter fare bene», spiegano fiduciosi i palermitani Antonella e Giorgio mentre entrano al Palacassa. Tanti i concorsisti provenienti dal Sud, ma numerosi anche i vicini di casa d’Oltrenza: ad esempio Lucia, accompagnata dal fidanzato Calogero, che dopo aver concluso il turno notturno di notte si è subito diretto con la donna al Palacassa. «Cosa non si fa per amore», sorride il 43enne reggiano: «Io teso? Assolutamente no, al contrario di lei. Anche se in occasione del precedente concorso a cui ha partecipato, a Bologna, il livello di tensione da parte sua era maggiore».