Escursionisti dispersi: il racconto dei protagonisti della disavventura
ROBERTO LONGONI
CORNIGLIO - I monti erano quelli di casa: saliti e discesi decine di volte. Eppure, con l'oscurità è bastata una lieve deviazione, perché il paesaggio si facesse ignoto: troppo fitto il buio perché, anche con le lampade frontali, si potessero trovare punti di riferimento. Persa la traccia, due giovani fidanzati sulla neve con le ciaspole hanno cominciato a preoccuparsi. Fino a quando hanno deciso di lanciare l'allarme. Erano le 20,30 di lunedì: alle 21,20, le prime due squadre di punta del Soccorso alpino, quattro volontari scialpinisti della stazione Monte Orsaro partiti da Bosco, Corniglio e Beduzzo, erano a Lagdei. Poco dopo le 22, gli escursionisti non erano più soli. Alle 23,30 erano di ritorno sani e salvi alla loro auto a Lagdei. E gli 11 volontari (10 sul campo e uno a coordinare le operazioni via radio, guidando «dall'alto» gli uomini attraverso le cartine) sono potuti tornare alle loro case. «Sono stati dei grandi - esclama la coppia -. Professionali ed efficienti: in pochissimo tempo ci hanno trovati e riportati giù. Grazie a tutti».
Tecnologia e sudore; segnali gps e muscoli ben allenati. Questi gli ingredienti dell'operazione di soccorso dell'altra sera tra il lago Santo e il Marmagna. Un blitz, per come tutto si è risolto in fretta (e senza conseguenze per nessuno). A chiedere aiuto due fidanzati, entrambi 25enni insegnanti di Sala Baganza. «Siamo partiti verso le 17 da Lagdei - racconta lui -. Con le ciaspole, risalendo la pista, in una quarantina di minuti abbiamo raggiunto il lago Santo. Una volta lì, abbiamo deciso di proseguire fino almeno alla pineta». Muniti di lampade frontali e attrezzati per affrontare il freddo, i due hanno superato il bivio per il lago Padre. «Siamo usciti dal bosco - racconta l'escursionista - salendo ancora un po' verso la sella del Marmagna». I problemi sono cominciati poco dopo l'inizio della discesa. «Rientrati nel bosco, eravamo convinti di seguire le tracce di prima. E invece avevamo imboccato un altro percorso». Era l'imbrunire, quando è cominciata la ricerca del sentiero giusto. Nel bosco era già buio, e presto lo sarebbe stato anche fuori, con la luna coperta dalle nubi. «Quando ho capito che passavamo dallo stesso punto per la terza volta ho cominciato a preoccuparmi un po'. Non c'erano punti di riferimento, anche a causa dei saliscendi di quel tratto di montagna».
Per evitare di correre rischi, la coppia ha approfittato della copertura telefonica, lanciando l'Sos. «Ho sentito mio padre e un amico del Cai che mi ha consigliato di telefonare al 118, che a sua volta ha girato la chiamata al Soccorso alpino». Fondamentale è stato che anche che fosse a disposizione la rete dati. Così, la centrale di Torino del Soccorso alpino ha potuto individuare l'esatta posizione della coppia. E' bastato che inviasse un sms sul cellulare dei due, per avere le loro coordinate. Gli escursionisti erano a quota 1.685 metri, tra il Marmagna e il lago Santo. «Ho scavato un riparo nella neve - prosegue il 25enne -. Ci siamo mangiati una barretta di cioccolata e delle buste di gel. Eravamo tranquilli, in continuo contatto con i soccorritori; anche i vigili del fuoco ci hanno chiamato. Avevamo solo un po' di freddo ai piedi a star fermi». Ma la marcia dei due sarebbe ripresa ben presto. «In pochi minuti i ragazzi del Soccorso alpino ci hanno raggiunti, per portarci giù con loro. E pensare che eravamo a venti metri dal sentiero».
Ha collaborato Beatrice Minozzi