Fermati tre stranieri: ora saranno espulsi
LUCA PELAGATTI
Tre stranieri, gente pericolosa con alle spalle guai per droga, furti e resistenza, portati in questura e poi spediti nel Cento di permanenza per rimpatri di Bari, alcuni altri denunciati per il reato di immigrazione clandestina. E un plotoncino di una altra quarantina identificati.
E' questo il risultato del controllo straordinario messo in campo dalla questura di Parma che ha fatto affiancare il personale delle volanti e della mobile da uomini del reparto prevenzione crimine di Reggio e del reparto mobile di Bologna. Un gruppo di una trentina di poliziotti, affiancati anche da agenti della municipale, che nel tardo pomeriggio di giovedì si sono concentrati nella zona di viale Dei Mille e viale Vittoria per poi passare in piazza della Pace. E come sempre, all'arrivo delle divise, c'è stato un frenetico fuggi fuggi di pusher e balordi consapevoli di rischiare. Nonostante questa fuga di gruppo i poliziotti sono riusciti a bloccare molti stranieri che sono stati controllati e, come sempre più spesso accade, avviati ai centri dove si procede all'identificazione in vista dell'allontanamento dal nostro paese.
Dall'inizio del mese di settembre sono state infatti una ventina le esplusioni: le ultime tre hanno riguardato un nigeriano, un camerunense e un cittadino del Gambia che sono stati trasferiti a Bari in attesa che un volo li riporti verso i rispettivi paesi. Analogo destino, ma passando per Torino, per un algerino 49enne con alle spalle diverse condanne e un tunisino 34enne dai molti nomi e con una pericolosa consuetudine con droga e furti.
Dalla questura poi fanno sapere che i controlli proseguiranno a tappeto anche nelle prossime settimane e punteranno proprio a fermare quegli stranieri che, al di la della regolarità dei documenti, si sono macchiati di reati e hanno dimostrato una evidente tendenza a delinquere. Per loro si spalancheranno le porte dei centri per il rimpatrio dove possono restare alcuni mesi in attesa di un volo che li riporti a casa. Ammesso che il paese d'origine, e qui sta il vero problema, sia disposto a riaccettarlo.