Il futuro di quattro paesi al bivio

PIERLUIGI DALLAPINA

In una nazione che conta poco meno di ottomila Comuni e dove la rivalità fra campanili ha radici spesso secolari, non solo fra città, ma anche tra paesi confinanti, da qualche anno si sta assistendo ad un'inversione di tendenza fortemente caldeggiata dalla Regione e dallo Stato a favore dei processi di fusione fra i municipi vicini.

L'AIUTO DA STATO E REGIONE

L'obiettivo di questa operazione è semplice: a fronte dei risparmi sulla macchina comunale, sia l'amministrazione statale che la stessa Regione garantiranno risorse economiche a quei Comuni che porteranno a termine il processo di fusione. Per gli amministratori l'occasione è quindi ghiotta, perché viste le ristrettezze di bilancio lamentate praticamente da chiunque, l'arrivo di risorse certe per un periodo di dieci anni viene considerato linfa vitale.

Per riuscire a ottenere i soldi, agli amministratori viene però chiesto un sacrificio, in quanto devono essere loro stessi a dare via libera ad un percorso che porterà ad avere un solo sindaco, una sola giunta e un solo consiglio comunale al posto di quelli esistenti nei vari Comuni prima della fusione. La sforbiciata agli incarichi politici viene vista come un passaggio necessario per ottenere i vantaggi economici accennati, oltre a vedersi garantita, per il Comune nato da una fusione, una corsia preferenziale in caso di partecipazione ai progetti della Regione.

I PRECURSORI NEL PARMENSE

La prima fusione nel territorio Parmense è stata quella tra Sissa e Trecasali, il cui iter è partito nel 2013 per poi diventare operativo all'inizio del 2014, con la cessazione dei due consigli comunali, delle due giunte e dei due sindaci. Al loro posto la gestione del Comune è passata nelle mani di un commissario prefettizio fino alle elezioni di maggio, quando è stato eletto primo cittadino Nicola Bernardi, già sindaco di Trecasali per due mandati.

Stesso percorso, a parte nei tempi, è stato seguito da Polesine e Zibello, fusi in un unico Comune a inizio 2016, prima che Andrea Censi (già sindaco di Polesine Parmense dal 2004 al 2014 e di Zibello dal maggio 2014 a fine 2015) venisse eletto sindaco della nuova realtà amministrativa.

LA NUOVA SFIDA

Con il referendum consultivo di domani, i Comuni che potrebbero - in caso di vittoria del sì - essere fusi sono Colorno e Torrile, da una parte, e Sorbolo e Mezzani dall'altra. In questo caso si può dire che i lavori siano già a buon punto, in quanto i due municipi hanno già dato vita ad un'unione tra il 2001 e il 2002, ed è forse per questo motivo che in vista del referendum nei due paesi non è nato un comitato di cittadini contrari al processo di fusione.

Cosa diversa è accaduta a Torrile e a Colorno, dove prima ancora che nascesse il comitato a favore del sì al referendum si era costituito un comitato contrario ad una fusione definita imposta. A questa accusa, i promotori del sì hanno cercato di spiegare che saranno i cittadini, proprio grazie al referendum, ad avere l'ultima parola, senza però riuscire a convincere i partigiani del no.

LE PAURE DEI CITTADINI

Come assicurano gli uffici dei Comuni coinvolti nella fusione, una delle principali paure dei cittadini - l'essere costretti a cambiare la carta d'identità in caso di vittoria del sì - non ha ragione d'esistere, in quanto la fusione non comporta la necessità immediata di rifare i documenti di identità, i quali potranno essere cambiati alla naturale scadenza. Quando verranno rifatti, verrà semplicemente scritto il nome del nuovo Comune.

Anche per quanto riguarda la toponomastica viene assicurato che non ci saranno problemi, perché in caso di omonimia fra due strade, il nome delle vie non cambierà. Ad esempio: nel caso in cui esistessero due via Roma nei Comuni fusi, sotto ogni via verrebbe aggiunto il nome della località in cui si trova, rendendo così inutile procedere ad una nuova intitolazione di una delle due strade.

Infine, la fusione non comporterà nemmeno la necessità di cambiare i codici di avviamento postale.

LE NOVITA' ELETTORALI

Se dovesse vincere il sì alla proposta di fusione fra Colorno e Torrile, il nuovo Comune sarebbe il quarto più popoloso della provincia, dopo Parma, Fidenza e Salsomaggiore, avendo una popolazione pari a 16.765 abitanti. Superando i 15 mila residenti cambierebbe il meccanismo elettorale in occasione delle future elezioni comunali, in quanto verrebbe introdotto il ballottaggio nel caso in cui uno dei candidati sindaco non dovesse raggiungere la maggioranza assoluta dei consensi al primo turno. Per Sorbolo e Mezzani questa ipotesi non si configurerebbe, dato che in caso di fusione il nuovo Comune avrebbe una popolazione di 12.820 abitanti.