Effetto coronavirus, strategie e progetti degli editori di casa nostra

Dopo un periodo di buio pesto che ha visto librerie e case editrici abbassare le saracinesche, si affaccia, oggi, timida, la fase 2 che vede gli editori calibrare le mosse per cercare di salvare il salvabile e progettare qualcosa di concreto per il futuro. Abbiamo chiesto ad alcuni editori parmigiani come pensano di comportarsi nei mesi che verranno.
 «Quali sono le strategie che metterà in atto nel futuro? 

NUOVA EDITRICE BERTI 
Risponde  Cecilia Mutti , direttore editoriale della «Nuova Editrice Berti». «L’emergenza sanitaria ha imposto, se non uno stop, un rallentamento delle nostre attività – spiega -. Per la primavera avevamo in programma molti eventi che sono stati cancellati, per lo più legati alla promozione degli ultimi titoli usciti. Ci siamo dedicati maggiormente alle attività di redazione, in previsione delle uscite estive, ma soprattutto di quelle autunnali: andrà infatti a concentrarsi in questo periodo il grosso dell’offerta, con il rischio inevitabile di un «sovraffollamento» sugli scaffali delle librerie. Per anni l’editoria si è retta soprattutto sui lanci delle novità, mentre sarebbe opportuno iniziare a pensare che l’unica strategia possibile, da editori, è saper vendere il proprio catalogo nel tempo, rilanciandone i titoli senza lasciarli morire. È un lavoro ben più difficile e faticoso, ma quelli che l’hanno saputo fare sono stati ripagati dello sforzo». Sono tanti titoli fermi? Sarà il tempo delle scelte? «Abbiamo dovuto rivedere il calendario del nostro piano editoriale 2020, riducendo il numero delle novità e operando delle scelte. C’è un libro importante rimasto bloccato dalla quarantena che sarà finalmente in libreria dal 12 di maggio (i diari inediti di George Orwell dal Marocco), mentre degli altri titoli è stata posticipata l’uscita a giugno-luglio. Nel complesso abbiamo deciso di privilegiare gli autori classici, perché restano ancora un’incognita tutte quelle attività promozionali collaterali legate agli autori contemporanei e ogni programmazione sarebbe oggi impossibile». Come entrerà il virus nella letteratura? «C’è sempre stato, basti pensare al Decameron di Boccaccio, ai Promessi sposi del Manzoni o alla Peste di Camus. Ma stiamo parlando di capolavori. Mentre rendere il contagio un tema da caso editoriale studiato a tavolino mi sembra un’operazione di poca fantasia. Ampliando il discorso, invece, credo che la paura del virus e dunque l’isolamento, abbiano riportato certe attività, tra cui la lettura, a una dimensione più intima e privata». 

DIABASIS 
Il presidente di «Diabasis» Mauro Massa,  sottolinea come le perdite in questi mesi siano stati consistenti. «E’ inevitabile che dovremo pubblicare meno libri privilegiando i titoli più importanti. La carta stampata subirà una forte selezione. Potenzieremo l’informatizzazione, e quindi gli e - book (ne abbiamo già una cinquantina pronti). Un’altra linea strategica molto importante sarà quella di sfruttare le conoscenze e i rapporti che abbiamo per diventare operatori di cultura a tutto tondo. Non solo editori dunque ma promotori di eventi culturali e altre attività nell’ambito della cultura». Per fare un esempio? «Organizzare una grossa mostra multimediale su Correggio e Parmigianino che purtroppo causa la pandemia è stata rimandata». 

MATTIOLI 1885
Lo scrittore ed editore Paolo Cioni, presidente della casa editrice «Mattioli 1885» non ha dubbi: «La parte che si è persa causa il Covid - 19 è andata smarrita per sempre. Non si può recuperare. La gente tutt’ora ha paura di entrare in libreria, non si gusta il tempo alla scoperta dei volumi». Come occorre agire dunque? «Facendo un salto avanti puntando sull’on - line. Noi abbiamo messo titoli gratuiti da leggere sul nostro sito e potenzieremo gli e - book». Che fine hanno fatto gli ordini vecchi che risalgono a prima dell’emergenza? «Sono andati persi, abbiamo libri bloccati nei magazzini delle Messaggerie che non sono mai usciti e i nuovi lanci non sono stati ancora definiti». Ritornando agli e - book. Rappresentavano una fetta di mercato intono al 5% e ora sono arrivati a sfiorare il 20% delle vendite, cosa ne pensa? «Bisogna vedere se la gente si abituerà e continuerà a leggere gli e - book e soprattutto se questo danneggerà il mercato della carta. Io non ho mai creduto tanto in questo tipo di lettura ma ora, spinti dalla necessità, ne abbiamo programmato una ventina che non erano mai usciti. Ma non credo che per la piccola e media editoria sia una soluzione. Può funzionare per titoli di autori che fanno molto cassetto, figli di case editrici di grandi dimensioni».

MUP

 Anche Marzio Dall’Acqua, presidente di «Mup» investe speranze e progetti sul futuro. «Fino a Pasqua la casa editrice ha lavorato a pieno regime portando avanti progetti che vedranno la luce a breve come la pubblicazione del secondo volume (ottavo e ultimo dell’intera serie) della storia di Parma, curata da Arturo Carlo Quintavalle già in avanzata fase di preparazione. Seguirà poi un’altra serie di volumi su Parma e la cultura della nostra città». Ci rialzeremo? «Si, se saremo capaci di rinnovarci davvero. Credo che fino ad oggi non si sia riflettuto bene, invece di polemizzare avremo dovuto pensare a cosa non ha funzionato». Anche il professor Dall’Acqua non disdegna il mercato on – line che a suo dire, si è già rimesso in moto. «Mup ha distribuzione nazionale e internazionale – aggiunge -. Ritengo che debbano essere potenziati titoli dai temi forti, di altissima qualità».