Arriva Barbie. E le bambine non saranno più le stesse

di KATIA SALVINI
«I miei primi meravigliosi 55 anni (in Italia)». Se potesse parlare - ipotesi non del tutto azzardata - Barbie direbbe proprio questo, sfoderando il suo sorriso indelebile. E infatti proprio 55 anni fa questa signorina americana bonsai sbarcò per la prima volta sullo Stivale e i sogni delle bambine italiane finalmente ebbero un volto: il suo.
Chiamarla bambola non sarebbe solo riduttivo, ma improprio. Anzi, quasi irrispettoso. Nata ufficialmente nel  1959, si rivelò subito uno dei giocattoli più venduti al mondo e Mattel (il produttore, ndr) decise di accrescerne il mito inventando una vera e propria biografia. Alla bambola venne assegnato un nome completo, Barbara Stefania Roberts, oltre ad una famiglia e ad amici, che costituivano un nuovo sistema di personaggi e accessori da vendere a ragazzine e collezionisti. La famiglia di Barbie è composta da molte sorelle fra cui Skipper (in vendita dal 1964 al 2009), i gemelli Tutti e Todd, Stacie (dal 1992), Shelly (dal 1995), e la piccola Krissy (dal 1999). Per molti anni il suo fidanzato è stato Ken (nome derivato dall'elisione del nome Kenneth, altro figlio degli Handler), col quale non si è mai sposata. Il loro amore sarebbe nato nel 1961 su un set televisivo. Il 13 febbraio 2004, dopo 43 anni di fidanzamento, la coppia avrebbe deciso di separarsi. Secondo la biografia scritta in questi lunghi anni da Mattel, Barbie è stata single per un periodo, nonostante un breve flirt con il surfista Blaine. Nel febbraio 2006, la coppia è tornata insieme.
 


Che dire? E' davvero una vita movimentata per una «bambola»! Ma non è tutto: Barbie avrebbe frequentato la Willows High School a Willows, Wisconsin e la Manhattan International High School a New York (ispirata alla reale Stuyvesant High School). Questa wonderwoman, inoltre, ha avuto 38 animali: gatti, cani, cavalli, un panda, un cucciolo di leone e persino una zebra. E poi decappottabili rosa, camper e molti altri veicoli. Ha inoltre una patente di volo per aerei commerciali, sui quali ha lavorato anche come hostess. E infine, udite udite, il 12 agosto 2004 Barbie ha annunciato la sua campagna elettorale per diventare presidente degli Stati Uniti, rappresentando il Partito delle Ragazze, con un vero e proprio programma elettorale messo per iscritto da Mattel. Difficile pensare che tutto è cominciato negli Anni '50, quando Ruth Handler, una delle rare donne imprenditrici dell’epoca che viveva a Hawthorne, in California, guardando la figlia Barbara giocare si rese conto che non sembrava apprezzare più i paffuti bambolotti destinati ai piccolissimi: preferiva armarsi di forbici e ritagliare dalle riviste patinate della mamma i vestiti da far indossare a manichini di cartone, giocando poi a fare l’adulta. E in quel momento Ruth «concepì» Barbie: non una semplice bambola, ma un sogno da inseguire, imitare, afferrare per ogni bambina.

«Ogni ragazza ha bisogno di una bambola attraverso la quale proiettare la sua visione del futuro e per vedersi a 16 o 17 anni: è stupido pensare che possa farlo con un bambolotto “piatto”: per questo ho dato a Barbie quel bel seno» spiegò la stessa Ruth Handler nel 1977 al New York Times. Le bambine potevano indossare i panni della madre attraverso una bambola adulta. E la loro era una sorta di rivalsa nei confronti degli adulti perché potevano farle fare quello che volevano. Così, intorno a Barbie nacque un piccolo universo parallelo, che rifletteva in tutto e per tutto il mondo dei grandi. La bambola si è adattata negli anni a ogni dettame della moda che arrivava da Parigi (gli stilisti della Mattel negli Anni ’60 non si perdevano una sfilata) e le bambine venivano invitate a comprare vestitini aggiornati secondo le ultime tendenze, da fare indossare alla loro bambola a seconda dell’occasione. Intanto, i «lifting» (se ne sono contati 3) la adeguavano all’ideale femminile. Oggi nel quartier generale di El Segundo, a dieci minuti dall’aeroporto di Los Angeles, solo per Barbie (di cui da quelle parti si parla come fosse una persona in carne e ossa) alla Mattel lavorano centinaia di persone, tra cui 50 stilisti e 12 parrucchieri. Ha decine di pagine Facebook e di recente ha debuttato su Istagram come modella, vestita da stilisti famosi prestigiosi come Karl Lagerfeld. 
E lei a 55 anni è sempre uguale a se stessa: giovane, sorridente, senza una ruga. E oltre ad incarnare il sogno di ogni bambina, oggi è anche l'emblema di una società che insegue l'eterna giovinezza. Anche a costo di diventare di plastica. Come Barbie. 


Ken, l'eterno fidanzato.
a non vissero «felici e contenti»

Barbie, ovviamente, non poteva restare sola. Dovendo incarnare i sogni delle ragazzine, non poteva mancare «il sogno» per eccellenza: un fidanzato. Così la Mattel nel 1961 decise di regalarle l'eterno fidanzato Ken Carson, il boy friend ideale con l'aria del bravo ragazzo.
 


All'inizio aveva l'aspetto del compagno di banco, ma la Mattel nel 1968 ideò un nuovo stile per un Ken che potesse meglio rappresentare i tempi. Nasce così un Ken più mascolino, più muscoloso e decisamente più affascinante. Un vero uomo e per di più con un bellissimo sorriso. Ma anche questo non bastò a far durare la loro unione. Barbie lo lasciò e fu uno choc per le fans. Tanto che l'America intera a un certo punto fu chiamata a dire la sua sulla love story: «Ken e Barbie devono tornare insieme»? si leggeva su manifesti giganteschi. Nemmeno l'amore di plastica è per sempre...