Torcularia
Serra meno satirico «Capisco i ragazzi derubati del futuro»
«I giovani trovino regole per un mondo nuovo»
Langhirano La cappella degli Scrovegni da ammirare di nascosto dai genitori. Il colle della Nasca da salire con il ricordo del padre nello zaino, ma seguendo una traccia propria. Silenzi ribelli, amorevoli conflitti di classe (anagrafica) necessari, «perché tutto cambia». E qualcosa magari si concede pure il lusso di restare. Come «Gli sdraiati» di Michele Serra venduto in mezzo milione di copie, da poco ripubblicato e presentato ieri pomeriggio da Mariangela Guandalini al Torcularia Book Festival di Arola davanti alla platea gremita di villa Pallavicino. Coerenza impone che dieci anni dopo il volume riveda le stampe con una postfazione ad hoc, corollario alle nuove inflessioni con le quali si pronunciano vecchie domande. L'argomento è il rapporto (o la sua mancanza) tra padri e figli. Tema di tale portata da trascinare il titolo nello scaffale della saggistica. «Quando invece è un romanzo scritto con una lingua bellissima - dice la direttrice del festival - con delicatezza e lirismo, oltre che con tanta satira». Tutto cambia, appunto. Cadono le maiuscole: «padre» non l'ha più. Così come «cultura» ora sinonimo di orpello, di perdita di tempo sulla strada del guadagno fine a sé stesso.
«Io - ricorda Serra - sono cresciuto in mezzo ai libri (il nonno Guido Errante fu traduttore proprio per la Guanda, ndr) e alla bellezza. Per dirla con un termine colto ho avuto culo». Anche la fortuna (per dirla con un termine meno colto) di sognare attraverso Topolino. «Il fumetto - prosegue il giornalista scrittore - era considerato subcultura, quando invece è a sua volta esperienza formativa. Chissà che con il passare del tempo non si ristabiliscano certe situazioni. Come i social, che a noi sembrano terrificanti, magari tra una generazione verranno visti in modo diverso».
Sarà pure un padre disorientato, l'io narrante de «Gli sdraiati», ma non ha perso la speranza. «La sensibilità emotiva tra i giovani c'è - dice Serra - magari carsica». Ma tutto cambia, ed è difficile pensare in meglio. «È deperito il senso della responsabilità individuale, così come quello del dovere. Non solo nei ragazzi, però: credo che molte persone che ci rappresentano siano contro la democrazia. Solo che non lo dicono: un po' per calcolo, un po' per mancanza di coraggio».
Anche il lavoro, specie se visto come sacrificio, ha perso la maiuscola per le nuove generazioni. «E non è detto che sia un male». Intanto, il potere non rappresenta più qualcosa alla quale si deve per forza puntare, lo incalza Mariangela Guandalini, incassando il pieno assenso di Serra che ricorda la propria formazione antiautoritaria, tra capelli lunghi e proiezioni di Easy Rider. «L'amore per la libertà è un valore irrinunciabile - continua l'autore -. Ma l'anarchia, la totale mancanza di potere, è un problema. Devono essere i ragazzi a trovare nuove regole».
Ma a rendere ancora più complessa la ricerca di strade comuni è il pronome del «ciascun per sé». «All'epoca della nostra giovinezza - ricorda Serra, oggi 69enne - il “noi” era importantissimo». Ora è stato soppiantato dall'«io». E poi si è persa la forma verbale primo antidoto alla depressione: il futuro, prossimo o remoto che sia. «Così, il mondo occidentale, privilegiato per l'economia, non lo è rispetto al resto del pianeta per entusiasmo e spinta vitale. Quando ho cominciato io a lavorare come stenografo notturno all'Unità, il mio stipendio mi permetteva di vivere da solo, in un monolocale in affitto. Oggi non funziona così». Manca la speranza di migliorare. «Così il 60 per cento degli operai non ha votato. Deve per forza rinascere la politica».
E se dovesse scrivere «Gli sdraiati» oggi che cosa cambierebbe Serra? «Forse sarei un po' meno severo e satirico nei confronti dei ragazzi: ho capito un po' di più i loro problemi». Per la reciproca comprensione, i figli devono maturare e i padri smettere di invecchiare. E per diventare giovani serve un bel po' di tempo, diceva Picasso morto 91enne.