Visioni d'artista

Giovanni Calori, ogni scatto oltre lo spazio e il tempo

Katia Golini

Di modi per fotografare la facciata del nostro bellissimo duomo romanico ne esistono infiniti. Scatti fugaci, spesso con lo smartphone, eseguiti senza osservare con attenzione i dettagli e senza troppo pensare ne vengono effettuati ogni giorno. Riprendere un particolare e fare trapelare la magia dell'insieme però non è un modo qualsiasi di raccontare il più importante edificio sacro della città. Giovanni Calori ci riesce, catapultando chi guarda la sua fotografia direttamente nell'epoca in cui l'opera è stata eseguita.
Sceglie un leone del protiro, metà alla luce, metà in ombra, sullo sfondo il maestoso portale che si intravvede appena. E' così che l'autore, in un unico scatto, richiama il buio delle cattedrali medievali, il monito alla correttezza delle azioni, la paura dei peccatori di essere condannati per l'eternità al buio dell'inferno.
Scegliere quell'elemento, capace di rievocare interi bestiari, illuminato come se fosse una scultura all'interno dell'edificio, per metà nero come un enigma insormontabile, con una carica di mistero religioso, significa aver pensato a lungo prima di scattare e fermare l'immagine definitivamente.

Calori spiega così il senso del suo agire, macchina fotografica al collo e voglia di vedere oltre: «Ciò che amo della mia città è la luce, diversa da tutte le altre città che ho visto. Mi piace cogliere l'attimo in cui questa luce la illumina in modo unico e inaspettato. Ciò che amo nella fotografia è il modo in cui può cogliere le cose effimere e temporanee, mai completamente evidenti al nostro sguardo, permettendoci di dar vita alle nostre idee e alle nostre memorie, di comunicare con sensibilità oltre la normale percezione del tempo e dello spazio, obbligandoci a prenderne coscienza. L’atto di fotografare, in quanto silenzioso, ci fa capire che a volte dobbiamo fermarci se vogliamo avvertire il respiro di ciò che abbiamo intorno, perché - a volte - solo una fotografia ci consente di esplorare l'indefinito confine tra la bellezza e la verità».
Particolari che racchiudono significati reconditi ne ha fotografati tanti nella sua lunga carriera. Classe 1963, Calori vive e lavora tra Parma e Piacenza. Dopo la maturità all’istituto Paolo Toschi, dal 1990 lavora all’Università di Parma. All'attività professionale affianca da sempre la passione per gli scatti fotografici, dall'Italia al mondo, dalle persone ai monumenti. Una passione che lo spinge anche sulla strada della promozione del linguaggio fotografico anche in veste di presidente del circolo fotografico Idea Immagine di Piacenza, che ha recentemente organizzato il festival diffuso Foto-Istanti, con mostre e incontri aperti al pubblico. Collabora con diverse associazioni. Dal 2005, anno della prima mostra al Caffé del Prato («Movimenti nel cielo») ai giorni nostri ha partecipato a numerose mostre individuali e collettive.

Negli ultimi anni ha presentato i propri progetti fotografici in occasione di esposizioni e mostre collettive e personali nei territori di Parma, Mantova, Cremona, Piacenza e Reggio Emilia, alla sezione Off di Fotografia Europea. Attenzione ai dettagli, composizione rigorosa delle linee e sensibilità spiccata fanno delle sue fotografie veri e propri racconti per immagini.



Giovanni Calori Fotografo