Il racconto della domenica

L'abito blu

Alberto Ghiozzi

AR. tornava in mente la sua figura. E più del volto pallido, un po’ rotondo, quell’abito blu di taglio italiano. Un abito impiegatizio, un po’ incongruo, da cerimonia.

A Bologna all’Alma Mater Studiorum lo studente R. andava solo a dare gli esami dopo essersi iscritto alle liste appese in bacheche negli atri degli istituti disseminati per la antica città universitaria.

Lo studente R. non frequentava le lezioni, studiava a modo suo da casa sui libri sullo schema di uno strampalato piano di studi non finalizzato alla professione, che non avrebbe mai esercitato, ma piuttosto a una sua personale curiosità e intima ribellione e anti-conformismo. Pedologia. Avicoltura. Idraulica. Zootecnia Speciale. Entomologia per Scienze Produzioni Animali: non era un esame importante (uno dei cosiddetti fondamentali), ma un semestrale come tanti altri del suo cervellotico piano di studi: uno di quegli esami a lui congeniali.

Un esame mnemonico, da studiare rapidamente su un smilzo libretto della Clueb con tante figure e nomi. Lui contava sulla sua memoria (come diffidava delle sue distrazioni): grazie alla mnemotecnica poteva imparare facilmente, rapidamente le specie d’insetti, tanti nomi, la tassonomia, aiutato dalle immagini.

L’istituto di Entomologia era una massiccia costruzione del ventennio, vecchia architettura razionalista autocelebrativa ufficiale. Una scalinata d’accesso un atrio marmoreo altre scale porte di aule vuote e lunghi corridoi deserti nei quali la luce del mattino di prima estate entrava da grandi finestroni sembrava non esserci nessuno.

Per errore era entrato nell’ufficio del fondatore dell’Istituto l’illustre padre dell’entomologia italiana Guido Grandi venerabile autore di di libri biblici, sull’argomento in tomi numerosi.

Grandi armadi a vetri e cassette vetrate custodivano Lepidotteri Imenotteri Coleotteri, nelle varie fasi evolutive: di larva, di pupa e così via.

Vecchie foto ingiallite in cornice testimoniavano delle spedizioni naturalistiche del grande entomologo sul campo ovvero in colonie africane allora italiche in casco di sughero e con il retino in mano.

L’ufficio del professor Castellari invece era piccolo e stretto in ombra uno stanzino un pesante microscopio sul tavolo nella semioscurità ingombro di testi. Su un tavolo apparecchi di misurazione e osservazione simili a microscopi moltissimi libri dispense.

Erano solo in 2 per l’esame, lui e un altro studente di Cesena. Il professore comparve un attimo, era in abito blu, in giacca e cravatta. Una telefonata risuonò a vuoto. Il bidello disse loro di aspettare: il professore era dovuto uscire.

Nel lungo corridoio illuminato dal sole un rumore di tacchi di donna che si avvicinavano. Era un’inserviente della facoltà.

Il figlio del professore ha avuto un’incidente in motorino si degno di spiegare. Con una voce dall’accento bolognese volgare.

L’esame sarebbe stato sicuramente rimandato. E’ l’unico figlio. Sembrava che l'incidente fosse grave.

Il professor C. ritornò affannato. Si scusava, ci disse d’attendere un attimo, avremmo concordato una data. Doveva correre all’ospedale.

Un uomo preciso come richiedeva il suo studio, e corretto come quell’abito blu.

R. lo immaginava solo in quel frangente. Separato o vedovo, comunque solo, ma forse questa era dovuto alla sua grande immaginazione.

R, sentì vicino questo professore di cui cercava di immaginava la vita tra insetti e scadenze. E gli augurò in cuor suo buona fortuna vedendolo allontanarsi a fianco dell’autista sull’auto di servizio un furgone sulla cui portiera spiccava la scritta in verde Istituto di Entomologia Agraria.

Un mese più tardi dette l’esame ed ebbe 28, uno dei pochi 28 sul libretto. Il figlio poi si era salvato, come gli disse un bidello.

Anni dopo è tornato a Bologna per dei documenti alla Facoltà di Agraria in un giorno di sole. E’ passato davanti alla bella palazzina della Viola. Avrebbe voluto salutare il professore che gli era tornato in mente in tutti quegli anni. E’ entrato all’Istituto. A un altro bidello ha chiesto del professore C.

«Ah ma il professore è morto da degli anni…». E poi aggiunse «Si e’ sparato».

Ha letto con attenzione il ricordo ufficiale della preside di Facoltà, ma qualcosa sfuggiva. La descrizione del professore, della vita professionale l’elenco dei lavori scientifici erano accurati, il tono era commosso, ma qualcosa sfuggiva…

Gli tornava in mente l’uomo nel vestito blu. Mantenere la correttezza o il senso del dovere, di fronte al caos: poi cos’era franato?

Miriadi di insetti ricoprono la crosta terrestre, si riproducono, evolvono, muoiono nel ciclo delle loro brevi vite. Brevissime vite. Milioni di esseri umani si incrociano sulla superficie terrestre… Cosa resta?