il racconto della domenica
Via dall'inferno / 2
Il volo tranquillo e senza turbolenze nonostante la durata di quasi 17 ore finalmente aveva regalato a Noemi un briciolo di serenità. Sciolte quelle tensioni che ormai comprimevano la sua vita in una sorta di armatura soffocante, avvertiva una leggerezza a cui non era più abituata. Si trattava di una gioia dimenticata. Qualcosa che aveva a che fare con la fanciullezza, nell'arco radioso della memoria.
Anche la compagnia di un giovane clarinettista, sedutole a fianco, le aveva procurato un piacere di scoperta.
La vita sembrava rifiorire dolcemente. Avevano conversato a lungo aprendo i rispettivi scrigni delle loro esistenze. Il suo telefono era spento. Dario non poteva manifestarsi: si sentiva felice. Sollevata, quasi grata al destino per aver potuto afferrare al volo quella opportunità. Ma si malediceva e avvertiva un grande senso di colpa per aver gioito di quella disgrazia.
Arrivò all'aeroporto di Jorge Newbery perché più vicino alla casa della sorella, stessa destinazione di 4 anni prima - accompagnata da sua madre mancata da qualche mese -, per partecipare alle nozze di Angela e Carlos. Salì su un taxi memore dell'indirizzo della sorella. Nel breve tragitto la chiamò senza però ottenere risposta. Arrivando alla villa di Carlos venne ricevuta da una giovane donna che non conosceva.
La madre di Carlos era sopraggiunta sulle scale: «Noemi non ti hanno detto che Carlos è in ospedale? E' alla camera mortuaria».
«Immagino», rispose.
«Vorrei stare un po' con mia sorella».
«Tua sorella non sta più qui. Da sei mesi lei e Carlos si sono lasciati».
Dicendo questo Sofia, la donna bionda tra loro, aveva abbassato gli occhi. Senza proferire parola.
Pilar si riprese la scena dettando l'indirizzo ad una Noemi sbigottita. «Perchè mia sorella non mi ha avvertito?» si chiedeva mentre il pavimento sotto ai suoi piedi vacillava.
Cosa succedeva nella sua mente? Avvertiva il rimescolamento delle molecole e degli atomi nel corpo. Si sentì mancare e fu trattenuta da Pilar che sembrò sgelarsi un poco.
La fece accomodare su una sedia. Le offrì una tazza di tè caldo. Poi sospirando aggiunse: «A tua sorella toccherà una bella fetta di eredità: per la legge è ancora sua moglie».
In quel mentre il suo telefono squillava e le due sorelle poterono parlarsi. Pilar si offrì di portarla alla nuova casa di Angela. La donna appariva più addolorata per motivi ereditari piuttosto che per la perdita del figlio. Durante il viaggio fu l'anziana a prendere la parola. «Cosa faremo ora? Ah, Carlos che pasticcio hai saputo combinare! Una fidanzata che ora dovrò faticare a cacciare. Ed una moglie che pretenderà tutto quanto per legge le spetti. Ah che disgrazia. E lui quel cretino non c'è più e ha lasciato una ottantenne nei guai».
Noemi non vedeva l'ora che quel supplizio finisse. Toccava ora a Noemi fare coraggio alla sorella. Lasciata una tragedia in Italia, ne trovava un'altra a Buenos Aires.
L'abbraccio con Angela invece sanò tutto quel disagio. «Sono qui ora, sorellina», le disse. «Ricominceremo insieme».
Angela aveva gli occhi gonfi. Era ancora innamorata di Carlos e i pianti che avevano inondato il suo viso avevano lasciato il segno sul suo bel volto dorato dal sole. «Un colpo di testa, sai? La segretaria giovane, l'età in cui un uomo va in crisi e il gioco è fatto. Ma ci stava ripensando. Quella notte era stato da me e non era la prima volta e stava rincasando alla villa. Era pronto a scaricare Sofia. Te lo giuro! Avevamo trascorso una bellissima serata a fare progetti. Lavoro ancora nella sua fabbrica. Sono sempre io che coordino le operaie. Pilar non potrà estromettermi perché non se ne è mai occupata e ignora le dinamiche aziendali. Ma mi teme. Ha paura che me ne approfitti».
«La convinceremo» disse Noemi, «che nessuna delle due vuole farle del male».
«Ma Sofia dovrà andarsene. Non voglio più vedere una persona che non ha meriti né capacità. Ho sofferto così tanto sapendola tra le braccia di Carlos ... E pensare che proprio io l'avevo raccomandata: era in difficoltà. Mi ha ripagato rubandomi il marito. Voleva prendere il mio posto, aveva pianificato tutto».
Due giorni dopo, nella moltitudine di persone che vollero dare un ultimo saluto al compianto Carlos, il funerale bagnato dal maltempo vide 4 donne molto composte ma piene di dolore. Ognuna di loro aveva un diverso motivo per piangere sommessamente. Pilar pensava al denaro che avrebbe dovuto scucire temendo di dover vendere la bella villa in cui era stata felice con il padre di Carlos. Pensava ai suoi giardini fioriti e alle sequoie centenarie e la assaliva un groppo in gola. Sofia era la più disperata. In un colpo solo aveva perduto tutto e non aveva alcun titolo per pretendere risarcimenti. Angela, era veramente infelice, riviveva gli abbracci appena ritrovati col suo Carlos che aveva amato più della sua vita, accettando perfino di continuare il lavoro in azienda e sopportando il tradimento atroce inflittole da una falsa amica. Noemi singhiozzava per sua sorella ma anche per Dario. Non aveva più avuto sue notizie. Di certo lui l'avrebbe dimenticata con una delle sue nuove conquiste, tuttavia il fatto di averlo abbandonato le mordeva la coscienza.
Un colpo di scena la stupì. Il cellulare si illuminò silenzioso con il nome di Manuel, il musicista conosciuto in aereo. Inaspettatamente il suo viso si distese in un sorriso pieno di speranza. Si strinse a sua sorella. Una nuova battaglia iniziava ora. La pioggia era cessata e un sole sfavillante usciva dalle nuvole.