"Scritture d'Acqua"
Acqua: fiumi, terra, mare e marte. Geograficamente è ovunque; perfino in «un mare di teatro»
«C'è acqua su Marte?». Un titolo. Una domanda. Che suona proprio bene all'interno della rassegna "Scritture d'acqua". Presenta il suo incontro, introdotto dal Sociologo organizzatore Giorgio Triani, Roberto Orosei che parla subito di Marte. Si è rilevato un ambiente complesso il pianeta: il più grande Kenyon, il più grande vulcano e ambiente dove si crede ci possa essere acqua. Si è cercata la vita, su Marte, un posto freddo e arido, ma dove c'era acqua liquida. Così sono state mandare le sonde Viking che hanno dato al via una serie di studi. Marte assomiglia alla terra pur avendo condizioni invivibili anche se ci sono tracce di una passata e lontana pioggia e quindi di acqua. Ce ne era però abbastanza per la vita? Questa è una domanda aperta: ma Marte con la scarsità dell'atmosfera e più fredda ha avuto però il tempo dei vulcani e della pioggia per alcuni centinaia di milioni di anni. Significa una cosa sola: c'è stato abbastanza tempo perché ci fosse forse la vita data dall’acqua.
Poi prende la parola lo scrittore Guido Conti (che sottolinea essere presente sin da sempre alla manifestazione Scritture d'Acqua) parlando del suo libro Polinesia Padana dove si narrano storie delle isole del Po. Sono storie, di scambio politico, di immaginario narrativo e di immaginario geografico. E via alla descrizione di isole come quella di Belvedere (Fe) dove si creò una specie di paradiso, un luogo ameno dove la corte poteva vivere fuori dal tempo.
L'attrice Paola De Crescenzo con "Il teatro: un mare di passioni" non ha mezze parole: «il titolo può essere modificato con "Passioni: un mare di teatro" e "Mare: un mare di passioni". – poi spiega - Cosa decidi realizzare, cosa ti spinge; tutti abbiamo un demone e dobbiamo trovarlo prima che lui trovi noi. "Mamma mio che cosa ho fatto?" Mi chiedo! Ho trovato il mio demone, il teatro fino ad arrivare ad oggi. Dove racconto non solo di teatro ma anche dei miei viaggi nel mare greco, che all'inizio era solo una scoperta, non da turista, ma significava entrare in qualcosa che mi apparteneva come il teatro: un mare di passione. Nel mare greco non era fare la vacanza ma tornare a casa. A 19 anni immaginavo i miei sogni: è da lì che ho creato la realtà»
Conclude Valerio Vinaccia designer, parlando di un progetto patrocinato dalle Nazioni Unite «...che ci ha passato dei problemi da risolvere. Il primo quello di un salvagente con cui posso portare dei neonati in mare. È un progetto importante che deve essere finanziato e verrà consegnato alle ONG che operano per gli sbarchi delle migrazioni. È un progetto innovativo che permette al bambino di galleggiare anche se il salvagente si stacca da quello della mamma». Da allora tante facoltà di design ci hanno contattato per collaborare con noi e finalmente riusciamo a produrre anche un progetto come il "canguro” di cui ho parlato prima. Poi descrive il tanto lavoro che fanno. «È impegnativo – dice - ma soddisfacente...»