Parma Film Festival, la rivincita del cinema - Il programma

Filiberto Molossi

C'è il sorriso di una ragazza che corre incontro al prossimo capitolo della sua vita, un treno diretto ai confini del mondo, un altro mondo che purtroppo è questo. E poi incontri, separazioni, decisioni, solitudini, illusioni. E risate, lacrime, confessioni, baci, sì  anche quelli. 
C'è la rivincita del cinema, più di tutto, nel Parma Film Festival-Invenzioni dal vero 2021: quello dei film da vedere in sala,  nel segno di una comunità ritrovata, di un rito collettivo mai come ora necessario.
  Premiati, molto belli, soprattutto vivi i film - in anteprima (alcuni usciranno solo l'anno prossimo) - dell'edizione che parte domani: aggrappati alla realtà (la nostra) anche quando fuori dal tempo o in un'altra epoca, senza filtri ma con molti sottotesti, liberi, complici, mai reticenti. 
Film che ci parlano: e meritano di essere ascoltati. Come «La scelta di Anne», il film che ha vinto il Leone d'oro a Venezia, che dà il via (domani) alle proiezioni serali. La storia  - tratta dal romanzo autobiografico di Annie Ernaux - di una studentessa francese degli anni 60 che, rimasta incinta, decide di abortire: ma in un'epoca in cui interrompere una gravidanza significa rischiare la prigione. Un film crudo, sincero e scomodo (ben venga!) sul libero arbitrio e  sul ruolo delle donne in una società (era ieri, ma in molti casi è ancora oggi) che  vuole decidere per loro. Opera seconda  di Audrey Diwan, giornalista che si è convertita al cinema, è uno dei tre film francesi (un caso, o forse no: la cinematografia d'oltralpe vive un momento di grande vitalità) che vengono proposti dal festival in prima assoluta. 
Gli altri due? «Illusioni perdute» di Xavier Giannoli e «Un autre monde» di Stéphane Brizé, anche questi provenienti dall'ultima Mostra del Cinema di Venezia dove hanno ricevuto ottime recensioni e riscontri più che favorevoli da parte del pubblico. Il film di Giannoli rilegge il capolavoro Balzac con una modernità che sorprende:  quello in cui si muove il protagonista è l'800 divorato dall'oscenità del cinismo, ma sono, fatalmente, anche i giorni nostri. Un cinema che sa essere grande nell'affrontare i classici cogliendone la più sfacciata contemporaneità. 
Brizé invece chiude la sua trilogia sul mondo del lavoro (che divora la vita…) immortalando, dopo avere dato voce a un disoccupato e a un sindacalista, il momento complesso e decisivo di un dirigente d’azienda: una denuncia schietta e puntuale interpretata anche questa volta da Vincent Lindon.
Ma sul Parma Film Festival soffia forte anche il vento del grande Nord: arrivano in anteprima nella nostra città anche un film dalla Finlandia e uno dalla Norvegia, entrambi premiati a Cannes e, seppure molto diversi, accomunati dalla stessa capacità di mescolare i toni, il dolce e l’amaro, la commedia col pianto, la commozione e il sorriso. 
Ha vinto il Grand Prix sulla Croisette ed è una delle vere sorprese di stagione «Scompartimento n. 6», una sorta di anteprima nazionale all’interno del festival dove viene accompagnato dal regista Juho Kuosmanen. Storia del breve incontro tra una studentessa finlandese e un giovane minatore russo a cui tocca dividere lo stesso scompartimento in treno, il film, candidato finlandese agli Oscar 2022, si fa forte di due personaggi magnifici costretti a comprendersi lungo il viaggio della vita.

E’ invece il ritratto più fedele, veritiero e universale di una trentenne della nostra epoca, con i suoi amori le sue (in)decisioni, la sua voglia di vivere, il caos sentimentale, gli in e out di un quotidiano snocciolato in 12 capitoli, «La persona peggiore del mondo», la commedia romantica che farà impazzire anche (anzi, soprattutto) chi non ama le commedie romantiche. Diretto dal norvegese Joachim Trier, il film è uno spaccato dei tempi di grandissima lucidità che, con un’ironia che non esclude la lacrima, guarda senza giudicare la sua protagonista, interpretata da una bravissima Renate Reinsve, premiata con la Palma d’oro alla migliore attrice dell’ultimo Festival di Cannes.
 A chiudere le anteprime serali del Parma Film Festival è invece il giapponese «Drive my car», premio per la miglior sceneggiatura (sempre al Festival di Cannes) che Ryusuke Hamaguchi ha tratto da un racconto di Murakami. Anche questo, come altri del festival, un film dell’incontro: in questo caso quello tra un regista teatrale e una giovane autista assunta affinché guidi la sua vecchia Saab 900 rossa. Grande script, con un prologo di ben 45 minuti e un sottotesto cechoviano.

Ma c’è spazio anche per il pubblico del futuro (e del presente): «Ainbo», in anteprima nazionale, è un cartoon per i più piccoli, mentre «Anima bella» (che il regista Dario Albertini  e la protagonista Madalina Di Fabio presenteranno) ha per protagonista una adolescente con padre ludopatico. Che mette la vita in gioco. Come a ogni inquadratura, il cinema la sua.
 

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