Prezzi alle stelle

«Caro carburante insostenibile»

Patrizia Ginepri

L'allarme di Lanzi (Upi): «Si respira grande tensione nel settore»

Il caro-energia continua tenere sotto scacco l'economia del Paese.
L'allarme è trasversale, come abbiamo sottolineato a più riprese sentendo anche le testimonianze degli imprenditori parmigiani. L'effetto domino sui rincari rischia di bloccare alcune produzioni e in generale di incidere pesantemente sui conti delle famiglie italiane. Pensiamo, ad esempio, all'ennesimo aumento dei costi del gasolio, registrato nel mese di gennaio, che sta mettendo in ginocchio le imprese dell'autotrasporto, già in difficoltà per altri motivi.
«Il nostro settore si trova a fronteggiare il caro carburante – spiega Leonardo Lanzi, capo consulta autotrasporto merci e logistica dell'Unione Parmense degli Industriali -. Il gasolio è aumentato di oltre il 20 per cento negli ultimi mesi dello scorso anno e anche nel 2022 si muove in rialzo seguendo le quotazioni del petrolio e la dinamica speculativa tipica di questo mercato».
Dall'estate scorsa il prezzo del gas naturale liquefatto è triplicato e non accenna a tornare ai livelli che erano stabili da tempo, al di fuori delle oscillazioni del mercato. «Negli ultimi anni - prosegue Lanzi - lo Stato ha indotto le aziende di autotrasporto ad investire in mezzi alimentati a gas tramite incentivi nominali poi, peraltro, rivelatisi inferiori alle attese per un riproporzionamento degli importi a disposizione. In ogni caso, gli aiuti hanno spinto molti operatori ad acquisire questa tipologia di mezzi, nonostante il prezzo di acquisto fosse superiore anche del 50 per cento rispetto a un veicolo diesel. Ora, queste aziende di autotrasporto, hanno spento i camion perché i costi di esercizio (che dovevano diminuire) sono molto superiori rispetto a quelli di una motorizzazione endotermica e questo nonostante il rilevante aumento del costo dell’additivo «Ad Blue» necessario per l'abbattimento polveri sottili e sostanze inquinanti (motori Euro 5 e 6)». Non solo. Le aziende di logistica sostengono costi elevati di consumo di energia elettrica «per alimentare i propri mezzi di movimentazione (carrelli elevatori elettrici o magazzini automatici) - sottolinea Lanzi -di cui fanno un uso intensivo per il funzionamento delle proprie piattaforme in termini di illuminazione, di processi di packaging, di riscaldamento dei locali ed in alcuni casi per l’alimentazione degli impianti frigoriferi per la gestione della temperatura controllata per la conservazione dei prodotti deperibili in deposito. Queste dinamiche richiederebbe un trasferimento dei maggiori costi ai clienti e dunque l'aumento del costo dei prodotti, ma alcuni di loro si oppongono visto che gli ordini in consegna oggi risalgono a commesse acquisite nei mesi precedenti, con prezzi di quel periodo».
Cosa succede allora? «C'è il rischio che alcuni operatori del settore si avvicinino, per spirito di sopravvivenza, a comportamenti al limite della legalità – dice Lanzi - dovendo affrontare, tra l'altro, anche un aumento del costo del lavoro per lo squilibrio tra domanda e offerta in questo momento di forte carenza di autisti. C'è molta tensione. Stanno nascendo movimenti spontanei di autotrasportatori con blocchi alla circolazione, manifestazioni nei pressi di sedi di organismi dello Stato. Ciò potrebbe diventare coltre che pericoloso in quanto incontrollabile ma anche una delegittimazione del ruolo dei corpi intermedi e prestare il fianco a interessi di parte. La categoria dell'autotrasporto, sempre più esasperata, si presta ad essere condizionata e strumentalizzata con facilità e questo è pericoloso perché può bloccare il Paese».
Tutto questo in un contesto già difficile, «per carenza strutturale di autisti – sottolinea Lanzi -, per mancato ricambio generazionale, per contagi e quarantene Covid, per normative che impongono Green pass ad autisti italiani e non a quelli stranieri (che si avvantaggiano), per i rincari dei costi dei pneumatici (4 rialzi di prezzi nel 2021 mediamente del 5 per cento ciascuno), per il costo Ad Blue triplicato, per l'aumento dei costi di riparazione mezzi, ricambi, per le consegne di nuovi mezzi fortemente allungate con un aumento di costi rilevante (dal 15 al 25%). Infine, per l'impossibilità a soddisfare tutte le richieste del mercato (in forte ripresa) per mancanza di adeguate risorse».
E' uno scenario che «potrebbe avere ripercussioni economiche importanti – chiosa Lanzi - rallentando la ripresa economica per l’incapacità a garantire le consegne di materie prime, semilavorati e prodotti finiti richieste dalla industria e dal commercio, con riflessi sull'occupazione e sulla carenza di prodotti di prima necessità nei negozi e supermercati e conseguenze sul costo della vita e del denaro».