La parola all'esperto / previdenza
«Opzione donna», versamenti volontari e riscatti
Ho 57 anni e 4 mesi. 35 anni di servizio (di cui gli ultimi 12 mesi di malattia). Vorrei uscire dal mondo del lavoro del pubblico impiego. Ho fatto domanda di riscatto anni di scuola e ne posso riscattare 5. Vorrei sapere se mi conviene raggiungere età 58 per andare con opzione donna, riscattare solo due anni (per coprire i periodi di malattia che pare non verranno conteggiati), oppure riscattare tutti e 5 ....arriverei a 40 anni di servizio e il restante anno e 10 mesi che mi manca da pagare con contributi volontari. Quanto pagherei per i contributi volontari così da andare via con quota 41?
Lettera firmata
Risponde l'esperto Paolo Zani www.tuttoprevidenza.it
AInnanzitutto una premessa fondamentale per quanto riguarda la possibilità di accesso alla pensione con la cosiddetta “opzione donna”: questa possibilità è stata prorogata anche per l’anno 2022 a condizione che le lavoratrici interessate avessero compiuto i 58 anni, se lavoratrici con solo contribuzione da lavoro dipendente o i 59 anni se lavoratrici con anche contribuzione autonoma, entro il 31 dicembre 2021.
In buona sostanza la possibilità di esercitare questa opzione era riservata alle nate rispettivamente entro il 31 dicembre 1963 se lavoratrici dipendenti o 31 dicembre 1962 per le autonome.
Ovviamente con almeno 35 anni di contributi.Per cui, nel suo caso specifico, a meno di ulteriori proroghe che verranno stabilite presumibilmente con la legge di bilancio 2023, il diritto alla pensione con “opzione donna” oggi non c’è.
Detto questo vediamo concretamente cosa si potrebbe fare. Innanzitutto accettare il riscatto dei periodi di studio con il pagamento rateale; così facendo potrà decidere se pagare l’intero onere o pagarlo solo in parte anche alla luce di eventuali proroghe di opzione donna o cambiamenti dei requisiti per l’acceso alla pensione anticipata. Il pagamento rateale permette di sospendere il riscatto in qualsiasi momento e i periodi riscattati e accreditabili verranno determinati sulla base dell’onere versato.
Per quanto riguarda la possibilità della contribuzione volontaria, questo è sicuramente possibile. I contributi volontari vengono versati dal lavoratore che vuole proseguire la contribuzione per raggiungere il diritto alla pensione o per aumentarne l’importo, in caso di interruzione o cessazione del rapporto di lavoro. Ovviamente l’interessato dovrà richiedere l’autorizzazione all’Inps/Inpdap una volta cessata l’attività lavorativa. L’onere della contribuzione volontaria si determina su base annua calcolando il 33% della retribuzione percepita e assoggettata a contribuzione nelle ultime 52 settimane retribuite (ultimo anno) immediatamente precedenti la domanda.
L’importo dei contributi è determinato dall’Inps Gestione dipendenti pubblici e i versamenti devono essere effettuati dall’interessato entro il trimestre successivo a quello di riferimento.
La contribuzione volontaria può essere versata anche per i sei mesi precedenti la data di presentazione della domanda di autorizzazione, ovviamente se il periodo è scoperto da contribuzione.
Un’altra cosa importante! Chi effettua i versamenti volontari o per riscatto del periodo di studi può fruire della deduzione fiscale nel modello 730. Nel Rigo “Contributi previdenziali e assistenziali” va indicato l’importo dei contributi previdenziali e assistenziali obbligatori e volontari versati, compresi quelli per ricongiunzione di periodi assicurativi, riscatto anni di laurea (a fini pensionistici e/o di buonuscita) e prosecuzione volontaria. La deduzione spetta anche se per oneri sostenuti per familiari a carico.
Un’ultima cosa: lei accenna alla possibilità di accesso alla pensione con 41 anni di contributi. Attenzione! Questa opportunità è riservata a determinate categorie di lavoratori; il requisito base per le donne è fissato, oggi, a 41 anni e dieci mesi.
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