Silicon Alley

Manifattura: Apple vuole lasciare la Cina

Paolo Ferrandi

Inserto Economia: la rubrica di Paolo Ferrandi

Apple accelera i piani per spostare parte della sua produzione fuori dalla Cina e chiede ai fornitori di pianificare più attivamente l’assemblaggio dei prodotti Apple altrove in in Asia, soprattutto in India e in Vietnam. Lo ha riportato il fine settimana scorso il Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali l’intenzione è quella anche di ridurre la dipendenza da Foxconn soprattutto dopo le tensioni nell’impianto cinese della società. Gli eventi dell’ultimo anno sembrano - affermano alcuni analisti - aver indebolito lo status della Cina come centro manifatturiero e questo potrebbe aver spinto Apple a non essere più a proprio agio con una produzione concentrata in un unico posto. Soprattutto se questo posto - viste le tensioni geopolitiche sempre più pesanti - è percepito come ostile negli Stati Uniti.
Apple e la Cina - secondo il WSJ - hanno trascorso decenni a legarsi insieme in una relazione che, fino ad ora, è stata per lo più reciprocamente vantaggiosa. Il cambiamento non arriverà, quindi, da un giorno all'altro. Apple fa uscire ancora nuovi modelli di iPhone ogni anno, insieme a aggiornamenti costanti dei suoi iPad, laptop e altri prodotti. Deve, quindi, per dirla con le parole del WSJ, «continuare a far volare l'aereo mentre sostituisce un motore». Al tempo stesso gli altri Paesi non hanno il livello di sofisticazione produttiva che si può trovare oggi in Cina. E anche questo è un problema.
Però ormai la decisione sembra presa. Anche perché ormai i giovani cinesi non sono più desiderosi di lavorare per salari modesti assemblando elettronica per i ricchi e sono molto scontenti in parte a causa dell'approccio pesante sul Covid di Pechino, a sua volta una preoccupazione per Apple e molte altre aziende occidentali. A tre anni dallo scoppio dell'epidemia, infatti, la Cina sta ancora cercando di schiacciare i focolai con misure come le quarantene, mentre molti altri paesi sono tornati alle norme prepandemiche.