REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Grano duro di alta qualità: rinnovato fino al 2025 l'accordo di filiera fra Barilla e produttori
"Un esempio unico nel suo genere". Produzione per oltre 120mila tonnellate all'anno, novità nel sistema dei prezzi
Più qualità per i consumatori, coltivazioni sostenibili e condizioni economiche favorevoli per tutta la filiera del grano duro, dagli agricoltori ai sementieri, fino all'industria di trasformazione. Sono i punti chiave dell’accordo di filiera triennale 2023-2025 per il grano duro di elevato standard qualitativo, siglato fra Barilla e le principali organizzazioni di produttori cerealicoli dell’Emilia-Romagna. Un accordo unico nel suo genere - ha sottolineato con soddisfazione l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi - stipulato per la prima volta 16 anni fa, che proietta le imprese e le istituzioni coinvolte verso il traguardo dei due decenni.
L'intesa riguarda la fornitura di grano duro di alta qualità dell’Emilia-Romagna alla Barilla per oltre 120mila tonnellate all’anno, che saranno prodotte in una superficie agricola di oltre 20mila ettari, pari a circa un terzo della produzione regionale. Grazie agli investimenti sulle filiere come questo Barilla è oggi in grado di offrire in Italia una pasta prodotta con grano 100% italiano.
Per Barilla ha partecipato alla presentazione Luigi Ganazzoli, responsabile acquisti del Gruppo. "Penso sia un esempio unico a livello nazionale, un esempio molto distintivo anche a livello internazionale", ha sottolineato. “Sedici anni fa avevamo una visione: portare la coltivazione del grano duro di alta qualità all’interno della regione – ha detto tra l’altro -. Abbiamo continuamente investito in impianti produttivi, però tutto parte dalla materia prima e dal territorio”. Da qui il ruolo chiave dell’accordo di filiera: inizialmente annuale, poi triennale.
Molteplici i vantaggi per i soggetti coinvolti: Barilla potrà contare su una varietà di grano appositamente selezionata e su un bacino produttivo vicino agli stabilimenti emiliano-romagnoli.
Ai consumatori verrà garantito un prodotto finale di elevata qualità e coltivato con tecniche rispettose dell’ambiente.
Gli agricoltori, infine, hanno la conferma di uno sbocco di mercato sicuro, con un prezzo di vendita concordato e premi per la qualità del prodotto fornito.
Negli aspetti economici, il prezzo garantisce maggiore reddito per gli agricoltori (e quest’anno è stato necessario tenere conto dei rincari energetici). Fra le novità, un meccanismo di prezzo minimo e massimo rispetto ai valori di mercato, per una parte della produzione.
Fondamentali sono anche gli obiettivi legati alla sostenibilità: i dati mostrano risultati positivi in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e dell’impatto dei prodotti chimici. Qualità, ambiente e sociale vanno di pari passo, ha rimarcato Ganazzoli al riguardo. Tutto ciò - è stato ricordato a Bologna - dà ai consumatori garanzie di qualità e sicurezza. A.V.
Il grano duro in Emilia-Romagna
L’Italia è il principale produttore mondiale di grano duro, insieme al Canada. A fronte di un consumo nazionale di circa 5,5 milioni di tonnellate da parte dell’industria molitoria, la produzione media italiana di grano duro si aggira sui 4 milioni di tonnellate all’anno.
L’Emilia-Romagna è tra le regioni dove la coltura è più diffusa: nell’annata 2021-2022 gli ettari coltivati sono stati 84 mila, dato che ci pone al quinto posto dopo Puglia, Sicilia, Basilicata e Marche. La superficie è complessivamente aumentata del 23% rispetto all’annata precedente.
Per quanto riguarda i volumi di produzione, l’Emilia-Romagna sale al terzo posto dopo Puglia e Sicilia, con circa 460 mila tonnellate di grano duro prodotto nel 2022.
Nel 2022 l’andamento climatico, con fenomeni estremi di siccità, ha penalizzato la quantità delle produzioni e quindi le rese, con un calo circa del 25% rispetto all’annata precedente.
I prezzi hanno risentito degli effetti speculativi dovuti al conflitto russo-ucraino e agli aumenti generalizzati delle materie prime. In dettaglio, le quotazioni del grano duro hanno visto raggiungere nel 2022 valori di oltre 500 euro a tonnellata, assestandosi ad oggi sui 460 euro a tonnellata.