L'INTERVISTA
Carlo Cottarelli: «Non vedo la volontà di sanare i conti pubblici»
Professor Cottarelli, il momento è delicato: dall'Ucraina al canale di Suez, da Israele a Taiwan gli scenari geopolitici mondiali inquietano. Quali conseguenze teme maggiormente per l'economia europea?
Alcuni di questi scenari potenzialmente potrebbero portare a una guerra mondiale, si va ben oltre le conseguenze economiche... Le cose che sono attualmente in corso al momento non possono deragliare la ripresa economica, il problema è se i conflitti si estendono. Non voglio nemmeno pensare a scenari più catastrofici
Il Pil italiano nel 2023 è cresciuto più della media europea, il governo stima un +1,24% quest'anno, anche se venerdì l'Upb ha ipotizzato +0,8%: vuol dire che l'Italia sta relativamente bene?
Se guardiamo i dati trimestrali che ci danno la dinamica più recente, dal terzo trimestre del 2022 che in media stiamo andando come l'area Euro, ed è buona buona notizia perché in passato eravamo il fanalino di coda dell'Europa. Ma non possiamo certo sempre essere gli ultimi, anche se abbiamo vissuto due crisi enormi - ad esempio quella del 2011 - che ci hanno colpito più degli altri. In questa fase dovremmo cercare di recuperare ma non lo facciamo, però è vero che non perdiamo più terreno. Se guardiamo al 2024 è probabile che l'obiettivo di crescita del governo - pur non enorme - non sia raggiunto: noi siamo cresciuti nell'ultimo trimestre 2023 dello 0,2%, se manteniamo questa velocità a fine anno la crescita sarà dello 0,6%. Per arrivare a quell'1,2% dovremmo accelerare ma non credo sia facile accelerare in una situazione in cui la politica monetaria purtroppo resterà restrittiva e la politica di bilancio non dà una particolare spinta.
In questi giorni hanno fatto discutere le parole del sottosegretario Leo sull'evasione fiscale paragonata al terrorismo e la necessità di confrontare anche i dati dei social per scovare gli evasori: non è in contrasto con il nuovo concordato preventivo che sembra andare in direzione opposta?
Leo, che stimo molto, si trova in una posizione difficile, evidentemente cerca di mettere una pezza alla decisione presa dal governo di togliere quel vincolo importante di accessibilità al concordato biennale preventivo solo per chi ha una «buona pagella». Evidentemente Leo ha reagito con parole forti che hanno ovviamente creato un problema nella maggioranza, perché la Lega si è inalberata. C'è una lotta all’interno del governo.
A proposito, come giudica fin qui l'operato del governo in campo economico?
In generale non vedo enormi stupidaggini come quelle fatte dal governo gialloverde che nel 2018 aveva annunciato che il Paese per crescere di più doveva fare più deficit, d’altro canto però l’obiettivo di mettere a posto i conti pubblici non c’è, perché il Debito è previsto rimanere al 140% del Pil per tre anni e si fa facendo una riforma fiscale che ha luci e ombre, e un Pnrr che sta andando avanti un po’ lentamente. Diciamo che il giudizio non del tutto negativo ma nemmeno molto positivo.
Altro tema caldo, le privatizzazioni: la sensazione - come spesso anche in passato peraltro - è che si cerchi di fare cassa ma si sia in assenza di una visione complessiva. È così?
In questo caso direi di sì. Nella nota di aggiornamento al Def sono state inserite entrate per l'1% del Pil dalle privatizzazioni in tre anni altrimenti il rapporto Debito pubblico-Pil sarebbe aumentato, e quindi il Governo sta agendo di consguenza ma non c’è un piano. Guardi: non c'è nulla di sbagliato nel fare cassa per un Paese così indebitato, il problema è che non credo però ci sia un piano su come arrivare a 21 miliardi
Proviamo a guardare avanti: che impatto avrà l'Intelligenza Artificiale nei processi economici?
Affronto il tema dal punto di vista economico, quindi senza considerare le possibili conseguenze morali: come tutti i cambiamenti tecnologici degli ultimi due secoli, anche questo comporta dei cambiamenti. Generalmente i cambiamenti tecnologici aumentano la produttività e diminuiscono il numero di persone necessarie. Però l'enorme avanzamento tecnologico non ha mai fatto smettere di lavorare. Per due secoli gli aumenti di produttività dovuti alla tecnologia sono sempre stati destinati a lavorare di meno e in parte a produrre di più ed è quello che continuerà a succedere con l'IA, che sta rimpiazzando alcuni lavori, ad esempio la traduzione o i riassunti. Detto questo, negli ultimi anni l'aumento della produttività legato all’avanzamento tecnologico nel Paese più avanzato, gli Stati Uniti, è stato più lento che in passato, per cui per ora non vedo particolari difficiltà all'avanzamento tecnologico».
L'altra sfida per il futuro è la sostenibilità. Come conciliare crescita economica ed equilibrio del pianeta?
Quello che dobbiamo cercare di fare è di avere una crescita economica con emissioni più basse. Si può fare? Sì, basta guardare la Svezia che ha reddito e consumi più alti dei nostri ma le emissioni pro capite sono la metà dell'Italia nonostante il paese sia più freddo.
Naturalmente tutto questo richiede degli investimenti, dunque un costo iniziale per benefici di più lungo termine. Al momento non vedo una grande volontà a livello europeo... E a livello mondiale il problema mi pare ancora meno risolto: bisognerebbe essere disposti - ripeto - ad affrontare un costo adesso per benefici che ricadranno in futuro, ma al momento non solo non stiamo riducendo le emissioni ma stanno ancora leggermente aumentando a livello globale di anno in anno.
CHI È
Dall'Fmi alla spending review
Nato a Cremona nel 1954, Carlo Cottarelli dopo la laurea in Scienze Economiche e Bancarie a Siena e il Master in Economics alla London School of Economics, lavora prima alla Banca d’Italia e al Servizio Studi dell’Eni. Nel 1988 ha inizio la sua carriera al Fondo Monetario internazionale fino a essere direttore del Fiscal Affairs Department. Ha ricoperto il ruolo di commissario per la revisione della spesa pubblica in Italia. È stato Senatore della XIX legislatura. Ha insegnato alla Bocconi e ora alla Cattolica, ha pubblicato numerosi articoli e libri su politiche fiscali, monetarie e di cambio (l'ultimo è «Chimere. Sogni e fallimenti dell’economia»).