MONEY TRANSFER
Rimesse degli immigrati, Parma controcorrente: +1% nel 2023. Invio di denaro all'estero raddoppiato in 6 anni
In Italia e in Emilia-Romagna i flussi rallentano. A Parma, Filippine e India al vertice, salgono Nigeria e Georgia
Un aumento costante. Le rimesse verso l'estero a Parma continuano a crescere, anche nel momento in cui il trend nazionale e regionale segnano un «raffreddamento». Nel 2023 dalla provincia di Parma sono stati spediti all'estero 89 milioni 864mila euro: +1,08% rispetto agli 88,901 milioni del 2022. In Italia invece le rimesse segnano una sostanziale stabilità (8,1 miliardi, lo 0,4% in meno rispetto agli 8,2 miliardi del 2022); in Emilia-Romagna -0,2%. Non solo: a Parma nel 2017 il totale era di 44,896 milioni; significa che le rimesse degli immigrati sono raddoppiate nel giro di 6 anni. Parma va in controtendenza anche dal punto di vista sociale e geografico. Se a livello nazionale cala l'invio di denaro verso l’Africa sub-sahariana e l'Asia aumenta meno di 1%, nel Parmense queste aree la fanno da padrone. I dati sono stati pubblicati dalla Banca d'Italia, che rileva periodicamente i flussi di denaro verso l'estero.
Più chilometri, più milioni
È chiaro che la distanza gioca un ruolo fondamentale nell'uso dei canali tracciabili (perlopiù money transfer, in misura più contenuta banche e Poste) anziché i canali informali, che gli studiosi stimano fra il 10 e il 30% degli importi rilevati. Tra i canali informali: affidare i soldi a una persona che li porti fisicamente a destinazione, come i viaggi verso Paesi dove sia più facile passare, magari all'interno dell'area Schengen. I primi 12 Paesi della «classifica» delle rimesse a Parma superano quota tre milioni di euro; altri 6 Paesi ricevono da uno a tre milioni di euro.
Il Paese che più riceve denaro dalla provincia di Parma? Le Filippine, anche se il totale cala da 11 e 9,8 milioni (-11,36% in un anno). Segue l'India con 8,27 milioni: +3%. Se nel 2022 il Senegal era il terzo Paese destinatario di money transfer, nel 2023 è superato dalla Nigeria: 7,8 milioni di euro, con un balzo di oltre 21%, mentre Dakar scende di quasi il trenta per cento a 5,5 milioni. Crescono anche il Pakistan (7,1 milioni, +11,32%), la Tunisia (4,3 milioni, +15,22%), il Bangladesh (3,4 milioni, con un balzo del 37,51%). Ghana e Sri Lanka chiudono la «top10» con la stessa cifra ricevuta: 3 milioni 238mila euro e aumenti percentuali a doppia cifra rispetto al 2022. L'unico Paese europeo (ma non comunitario) fra i principali beneficiari da Parma è la Moldavia: 3,38 milioni. Si avvicinano a un milione la Colombia e il Brasile, entrambi oltre quota 940mila euro. Stabile l'Albania, mentre calano a due cifre i flussi di denaro verso la Romania e l'Ucraina.
Accade da anni: (anche) nel Parmense, a mandare soldi in contanti nelle zone d'origine non sono gli stranieri delle comunità più numerose ma quelli che vengono da lontano. I dati sulla popolazione di Parma ci dicono che i gruppi più numerosi provengono dall'Est Europa. I romeni sono la comunità più numerosa: 10.936 persone censite a inizio 2023 (+1,7% rispetto al 2022). Seguono gli albanesi (6.711, -3,6%) e i moldavi (6.021, -7,2%). Gli indiani sono al quarto posto per cittadini censiti (4.917 persone, +0,7%) ma al secondo quanto a rimesse. Cifre alla mano, in media è come se l'anno scorso ogni indiano che abita in provincia di Parma avesse mandato in patria 140 euro al mese.
Un altro caso che balza all'occhio sono i cinesi. A inizio 2023 erano 1.805 nel Parmense (+0,6%) - la dodicesima comunità per numero di immigrati - ma sono stati spediti in Cina appena 33mila euro. Almeno attraverso i canali classificabili come «rimesse dei lavoratori all'estero».
Balzo della Georgia, rallentano Mali e Nepal
L'analisi dei dati sulle rimesse offre sempre spunti per riflessioni e curiosità. Ad esempio, l'anno scorso spiccava il Nepal. Il Paese dell'Himalaya era cresciuto a oltre 900mila euro; una cifra triplicata in appena quattro. E fino al 2015 da Parma erano stati spediti non più di 40mila euro all'anno. Nel 2023, il denaro verso il Nepal è calato di quasi il 24%: 687mila euro, praticamente il livello del 2020. Adesso l'exploit lo fa la Georgia. Lo Stato caucasico ha ricevuto 885mila euro da Parma l'anno scorso: oltre +52% in un anno. E se si pensa che nel 2014 la cifra fu «solo» 108mila euro, si nota che nel giro di dieci anni il denaro spedito da Parma verso la Georgia è otto volte più alto. Poi c'è il Mali. Dal 2019 in poi le rimesse da Parma verso il Paese dell'Africa subsahariana superano il milione di euro; 1,5 milioni nel 2023, in calo del 12,3%
E gli Stati ora al centro delle cronache a causa di guerre e tensioni internazionali? L'Ucraina è l'unica a ricevere cifre consistenti da Parma. Verso la Russia - dopo le sanzioni dovute al conflitto - gli invii di denaro da Parma sono quasi azzerati: 2mila euro, contro i 214mila del 2022. Parliamo di un Paese che fino al 2021 riceveva anche un milione di euro all'anno dal Parmense. Percentuale in picchiata del 60% anche per la Bielorussia, che comunque non ha mai ricevuto grandi somme (picco di 86mila euro nel 2021; appena 19mila nel 2023). In Israele sono stati mandati 13mila euro, nei territori palestinesi 14mila. In Yemen 9mila euro da Parma (triplicati dal 2022); 4mila in Siria e 461mila in Egitto.
Cosa «nascondono» le cifre
I numeri in sé non sono sempre «freddi»: già analizzando i dati di Bankitalia si dipinge il quadro di un importante aspetto dell'economia del territorio. Ma dietro alle statistiche ci sono anche fenomeni sociali. Ne abbiamo parlato con Andrea Lasagni, docente di Economia politica dell'Università di Parma. Lasagni invita innanzitutto a non fermarsi a un confronto con l'ultima annata: «Il rallentamento a livello nazionale, che comunque a Parma non c'è stato arriva dopo un incremento importante negli anni precedenti». Non solo. La società sta cambiando: «I marocchini, ad esempio, ormai sono qui con le famiglie, così come i romeni. Chi è più stabile tende a non mandare soldi “a casa”, specialmente se proviene da Paesi vicini. In questi casi - come avviene per i furgoncini verso la Romania - le rimesse sono anche di tipo sociale, sotto forma di beni. Nel caso dei filippini, invece, incidono le distanze: quella geografica ma anche economica. La Nigeria mi ha un po' sorpreso: è cresciuta molto negli ultimi anni».
Un'analisi della Banca Mondiale aggiornata a dicembre 2023 rivela che, a livello globale, le rimesse crescono del 3% e restano la prima fonte di reddito dall'esterno per i Paesi più poveri, specie in Asia, America latina e Africa. «Il documento usa la parola resilienza - nota Lasagni -. Con le rimesse, i Paesi più in difficoltà sono rimasti un po' più a galla». Sulle rimesse influisce anche la capacità di fare impresa (e di risparmio) degli immigrati. Le loro attività restano in (modesta) crescita, anche se le concentrazioni sono in settori «fragili», come costruzioni e commercio. In Ateneo, Lasagni partecipa al Grimli, Gruppo di ricerca, migrazione, lavoro, impresa che studia il tema delle migrazioni partendo da diversi approcci disciplinari. In questi mesi docenti e ricercatori del gruppo guidato da Simone Baglioni, prorettore alla Didattica, Alessandro Arrighetti e Lasagni, collaborano con l'Università di Milano in un progetto proprio sulle rimesse. Basandosi su un campione di 2mila stranieri in diverse città - Parma compresa - il fenomeno sarà sviscerato a fondo. I risultati nel 2025.
Da Lombardia, Lazio ed Emilia quasi la metà dei fondi
Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna sono le regioni che più contribuiscono al flusso delle rimesse, pur in un quadro di complessiva stabilità. In base alle rilevazioni della Banca d'Italia, «tutte le maggiori regioni italiane, ad eccezione della Toscana, hanno registrato una crescita sostanzialmente nulla o negativa delle rimesse verso l’estero rispetto al 2022. Quasi la metà è provenuta dalle tre regioni più importanti in termini di flussi: Lombardia (22,6%), Lazio (14,8%) ed Emilia-Romagna (10,4%). Le maggiori variazioni positive si sono registrate nelle province di Milano e Napoli verso Sri-Lanka e Georgia, mentre quelle più negative nelle province di Napoli e Roma verso il Bangladesh».
Il rallentamento economico dell’Italia nel 2023 ha inciso anche sulle rimesse degli immigrati verso l’estero, in stagnazione (-0,4%) dopo la crescita dell’anno precedente. Nel 2022, infatti, a livello nazionale i flussi di denaro erano cresciuti del 6,11% sul 2021. L'anno scorso gli stranieri hanno inviato ai Paesi d’origine 8,1 miliardi di euro contro gli 8,2 del 2022. Nel quarto trimestre, di pari passo con la frenata del Pil, le rimesse sono scese del 2,4%. A livello nazionale, i primi tre Paesi beneficiari si sono confermati Bangladesh, Pakistan e Filippine, che hanno ricevuto rispettivamente 14,3%, 8,3% e 7,3% del totale. Nel complesso, nota Bankitalia nell'analisi che accompagna i dati, sono diminuiti soprattutto i flussi verso i Paesi dell’Africa sub-sahariana (-7,8%) e dell’Unione europea (-4,7%), in larga parte compensati dall’aumento verso l’America centro-meridionale (+4,9%) e, in minor misura, verso Asia e Nord Africa - Vicino Oriente (rispettivamente +0,9 e +0,8%). In ogni caso, ormai si può dire che si sono esauriti gli effetti che fra 2020 e 2022 avevano condizionato i flussi di denaro, con diverse gradazioni a seconda degli anni e dei luoghi. Le rimesse sono al centro anche del XXIX Rapporto sulle migrazioni della Fondazione Ismu («Iniziative e studi sulla multietnicità»), presentato lo scorso febbraio. L'analisi parla di una stagione di relativa stabilità e rileva per il nostro Paese una popolazione straniera «in lieve diminuzione», per effetto delle acquisizioni di cittadinanza. Quanto agli ucraini, dopo i primi corposi arrivi all'indomani del conflitto nel 2022, gli ingressi sono rallentati. A febbraio erano 185mila i permessi di protezione temporanea (di cui 82% per donne e 33% minorenni). Le principali regioni di accoglienza? Lombardia, Emilia-Romagna e Campania.
Andrea Violi