economia

Nella grande corsa all'oro c'è spazio anche per l'euro

Patrizia Ginepri

L'oro brilla come non mai. Da diverse settimane il prezzo è schizzato alle stelle: un’oncia che dieci anni fa valeva poco più di 1.000 euro è arrivato a valerne in settimana oltre 4.200. «È diventato uno degli investimenti più redditizi», spiegano gli esperti del settore. E la corsa non sembra fermarsi. Per la prima volta nella storia, il 7 ottobre scorso, i future con consegna a dicembre a New York hanno superato la soglia dei 4mila dollari l'oncia. L’oro spot è aumentato di oltre il 50% dall’inizio dell’anno, rendendolo uno degli asset principali con le migliori performance a livello globale.

Gli osservatori del mercato ritengono che l’impennata rifletta una combinazione di svariati fattori. In particolare, un indebolimento del dollaro statunitense e una maggiore incertezza geopolitica hanno aumentato l'attrattività del metallo prezioso come bene rifugio. Il rally è stato guidato in gran parte dagli acquisti delle banche centrali che hanno aumentato le loro riserve. Da qualche anno, infatti, si sta accentuando il fenomeno della “de-dollarizzazione”, la riduzione delle riserve in dollari detenute dalle Banche centrali, in particolare quelle dei Paesi emergenti. Gli esperti di stimano che già nel corso del 2026 l’oro possa toccare i 5.000 dollari, prima di intraprendere una nuova fase rialzista più ampia.

A trainare il metallo prezioso sono anche le aspettative di tagli ai tassi d’interesse negli Stati Uniti e le crescenti tensioni commerciali tra Washington e Pechino, che stanno spingendo molti investitori a rifugiarsi in beni considerati più sicuri. Non solo.

Tutto avviene in un contesto di turbolenza economica segnato dalla guerra in Ucraina e in Medio Oriente e dalle offensive tariffarie a tutto campo della Casa Bianca. Nel 2025, gli Stati Uniti dominano le riserve auree mondiali con un totale di 8133 tonnellate, seguiti dalla Germania (3350 tonnellate) e dall'Italia (2452 tonnellate), secondo il sito web Trading Economics. Diversi paesi, tra cui la Cina (2299 tonnellate) e l'India (880 tonnellate), tra gli altri, stanno riempiendo le loro casse dal 2022, il che sta contribuendo anche ad alimentare la domanda e l'aumento dei prezzi. Le loro riserve auree sono aumentate rispettivamente del 17% e del 15% dal 2022.


La migrazione dei capitali

“L'oro, in generale. è sempre stato il bene rifugio per definizione – fa subito notare l'economista Marco Magnani, docente di International Economics all’Università LUISS di Roma e all’Università Cattolica di Milano -. Quando sono in corso guerre e aumenta l'incertezza economica e geopolitica sale il valore dell'oro e questo è un primo driver. Anche i continui annunci dell'amministrazione americana contribuiscono ad aumentare il livello di incertezza e così il dollaro, che è sempre stato a sua volta un bene rifugio, non ha più lo stesso appeal. Sappiamo che è in atto una diversificazione dei capitali da parte delle Banche centrali che in precedenza facevano riferimento al biglietto verde. La storia insegna. Quando gli Stati Uniti avviarono l'attacco diretto sull'Iran si verificò, nelle ore successive, un rafforzamento dell'oro e non del dollaro. Vi fu una sorta di primo momento di incertezza sulla valuta statunitense che, comunque, è e rimane la divisa egemone a livello globale, con cui avviene la maggior parte dei pagamenti internazionali. L'incertezza di questi tempi ha portato molti grandi investitori di Paesi emergenti a diversificare, con flussi di capitali in uscita dal dollaro, e non è un caso la flessione della divisa Usa: in pochi mesi è passata da 1,02 a 1,17-1,18 rispetto all'euro. Al presidente Trump sta bene questa svalutazione, lo ha detto esplicitamente, perché aiuta le esportazioni americane e limita le importazioni, un indebolimento che va a rafforzare anche la strada intrapresa sul fronte dei dazi. Intendiamoci, non è una fuga dal dollaro, ma una diversificazione, come dicevo”.

Opportunità per l'euro

Dove si dirigono questi capitali? “Una fetta importante punta sull'oro - dice Magnani - il resto su altre valute, in particolare sulle criptovalute. A questo punto desidero sottolineare un aspetto molto importante, che noi europei dovremmo avere ben chiaro: ciò che sta accadendo rappresenta una grande opportunità per l'euro. Oltre all'oro, quale alternativa è più favorevole dell'euro per diversificare, certamente migliore delle criptovalute? L'euro è inteso come titoli europei, ma sarebbe una grande opportunità emette eurobond, un debito pubblico magari limitato a certi obiettivi, emesso a livello di eurozona. Ciò è stato messo in campo qualche anno fa, in tempo di pandemia e ha avuto successo. La necessità di grandi investimenti in tutti i Paesi dell'eurozona potrebbe essere il punto di convergenza per attivarsi e intercettare capitali. Con l'emissione di eurobond aumenterebbe la liquidità dei mercati finanziari europei, ricordiamo che una parte consistente del risparmio europeo va negli Stati Uniti, proprio perché i mercati finanziari sono più liquidi.


Inflazione e speculazioni

“L'oro aumenta la sua attrattività, non solo per l'incertezza economica e geopolitica, ma anche a causa della forte inflazione che si è registrata negli ultimi anni, in parte rientrata – aggiunge Magnani -. E' chiaro che l'aumento dei prezzi intacca il livello di solidità di una valuta. Per attrarre investimenti, serve una certa stabilità di valori, aspetto che è proprio dell'oro”. Non ultimo, occorre considerare anche l'aspetto speculativo. “Oggi si parla molto di bolle speculative – dice l'economista -. In questo momento, ad esempio, il focus è sui titoli legati all'intelligenza artificiale, come lo è stato in precedenza per sostenibilità e per le criptovalute. Come definire una bolla? Quando il valore di un asset di mercato si discosta in maniera eccessiva da quello che è presumibilmente il valore reale. I timori di un crollo hanno determinato spesso fughe di capitali, la prima della storia fu la bolla dei tulipani in Olanda, nel 1637. A quel tempo era una produzione così importante che si compravano anche i tulipani delle stagioni a venire, una sorta di futures. Un'altra si è verificata nel 2001, legata al fenomeno internet. Attualmente abbiamo bolle che si stanno gonfiando (anche se non sappiamo se scoppieranno) e al tempo stesso prolifera il mercato delle criptovalute, che tuttavia non hanno sottostante e dunque non condividono le stesse fondamenta delle valute tradizionali, né sono sostenute da riserve di asset reali. Se si aggiunge uno scenario generale dominato dall'incertezza, ecco che l'oro, per sua natura, è un modo per diversificare sempre affidabile”.


Come investire nell’oro

Nel lungo periodo l’oro si è rivelato un investimento stabile. Questo significa che può migliorare il profilo rischio-rendimento di un portafoglio. Tuttavia, il sito di educazione finanziaria della Banca d’Italia ricorda che non sempre il prezzo dell'oro aumenta in caso di crisi o in periodi di elevata inflazione e, soprattutto, diminuisce, anche per lunghi periodi, al pari e più del prezzo di altre attività finanziare. E in diversi casi ha impiegato anni per recuperare il livello perduto. A differenza delle azioni che producono dividendi e delle obbligazioni che fruttano un tasso di interesse, inoltre, l’oro non produce redditi. Perché l'investimento possa essere considerato davvero tale è necessario che chi acquista oro, lo faccia pensando di rivenderlo a un prezzo più alto. Per chi vuole investire in oro esistono diverse opzioni. La prima è l’oro fisico, comprando direttamente lingotti o monete d’oro. Poi c’è la via degli Etf (Exchange traded fund). Questi fondi riproducono il prezzo dell'oro con un rapporto di quasi uno a uno. Ciò significa che quando il prezzo dell'oro sale, aumenta anche il valore dell'Etf e viceversa. Gli Etf offrono agli investitori la possibilità di investire in oro fisico, senza dover sostenere costi per il trasporto, l'assicurazione o il deposito. Un altro strumento è quello degli Exchange traded commodity (Etc), strumenti che possono avere come sottostanti veri e propri lingotti d’oro oppure contratti derivati. È possibile investire anche attraverso future, ovvero contratti a termine con cui si decide di acquistare o vendere oro a un prezzo predeterminato in una data futura.