L'enigma primarie per il centrosinistra
Questa sera dalle primarie del centrosinistra non
usciranno solo i candidati sindaco per le prossime elezioni comunali a Roma e Bologna. Arriveranno anche una serie di risposte sul futuro del Pd, sul peso delle varie anime del centrosinistra e sulle possibilità di alleanza con il Movimento 5 Stelle. I numeri della quasi scontata affermazione dell’ex ministro Gualtieri a Roma, e ancor più il risultato finale della sfida bolognese fra l’uomo del partito, Matteo Lepore, e la «renziana» Isabella Conti, sono destinati a influenzare parecchio il dibattito politico dei prossimi mesi. Ma da come andranno queste consultazioni si capirà anche se le primarie hanno ancora un futuro come strumento per la scelta dei candidati. Ed è un tema che riguarda anche Parma, in vista delle elezioni comunali dell’anno prossimo. Il sindaco Pizzarotti ha già detto chiaro e tondo che, se il Pd vuole allearsi con Effetto Parma, di primarie non se ne parla. La reazione dei vertici Dem è stata formalmente ferma, ma dalle loro parole è apparso chiaro che, neanche in casa Pd, dopo le deludenti esperienze del passato, c’è poi tutta quella voglia di passare da questo tipo di consultazioni per scegliere il prossimo candidato sindaco.
Questa sera una buona dose del successo o dell’insuccesso dell’operazione primarie si misurerà dai numeri dei partecipanti al voto. Dopo il clamoroso flop registrato domenica scorsa a Torino, gli occhi sono puntati prima di tutto sull’affluenza ai gazebo. Ma è innegabile che l’entusiasmo per questo genere di consultazioni si è parecchio smorzato negli anni. Per aumentare la partecipazione è necessario che il dibattito fra i candidati si infiammi, ma questo rischia di lasciare traumi e ferite che si pagano poi nei mesi successivi, quando ci sono le elezioni, quelle vere. Lo ha ricordato nei giorni scorsi un padre nobile del centrosinistra come Romano Prodi: «Le primarie sono per definizione uno scontro di personalità e, come dicono tutti politologi, fanno “scorrere sangue”», ha detto l’ex premier sottolineando poi che «devono svolgersi molto prima delle elezioni proprio perché le ferite possano rimarginarsi e i contendenti alle primarie possano correre insieme per vincere alle elezioni». Frasi ovvie, verrebbe da dire. Ma, nel clima ad alta tensione che si respira da settimane nel centrosinistra bolognese, hanno provocato una lunga sequenza di polemiche.
Ieri in un tweet il segretario Dem Enrico Letta ha provato a rispondere a chi in questi giorni criticava le primarie, dentro e fuori il partito: «Noi siamo fatti così. E, su questo, non cambieremo». Una riaffermazione di principi e una difesa delle regole interne del Pd. Ma è certo che un altro flop di partecipazione o, ancor più, un risultato deludente alle amministrative di quest’autunno potrebbero spingere anche il centrosinistra a trovare altre strade per la scelta dei propri candidati.