Recovery Fund:  con l'Europa serve chiarezza

Alfredo Alessandrini

 

Per il nostro Paese sono giornate decisive. Infatti si incrociano due fatti molto importanti: l’evoluzione della crisi di Governo e la decisione finale sulla destinazione del fondo per la ripresa (recovery fund) a cui si aggiunge un'ulteriore quota del Progetto di assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa per una cifra complessiva ed imponente di 222,3 miliardi di euro. La decisione finale è stata rallentata dalle diverse posizioni sui progetti del recovery all’interno delle forze di maggioranza; anche le opposizioni stanno elaborando un loro piano che porteranno al confronto in Parlamento.
Sono numerose le critiche a questa lunghezza dei tempi di elaborazione e di decisione, che condividiamo pienamente. 
Una premessa: perché i fondi del Recovery siano davvero indirizzati alla Next Generation e cioè allo sviluppo del Paese soprattutto per le future generazioni devono essere concepiti all’interno di una politica economica che prefiguri l’indirizzo di una crescita economica e sociale chiara nei suoi obiettivi finali.

 

L’individuazione dei sei capitoli fondamentali per l’utilizzo delle risorse Recovery e Fondi di Coesione e React Eu sono sostanzialmente quelli indicati dalla Commissione Europea: Digitalizzazione e modernizzazione anche nella Pubblica Amministrazione; Transizione ecologica e rivoluzione green; trasporto sostenibile e relative infrastrutture; Istruzione, formazione, ricerca e cultura; Equità e coesione sociale di genere e territoriale; Salute. Sono in linea con le raccomandazioni ricevute tra il 2019 e il 2020 e che saranno alla base delle verifiche per la concessione del Fondo di Ripresa e di Resilienza (Recovery Fund).  Ma al di là dei singoli progetti su cui il Governo attualmente in carica sta effettuando le necessarie sintesi fra le diverse posizioni occorrerà, a nostro avviso, valutare in Parlamento le proposte delle opposizioni che hanno un piano diverso. Le cifre fino ad ora presenti nella bozza del Governo sono: Rivoluzione verde e transizione ecologica 68,9 miliardi di euro; digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura 46,18 miliardi di euro; infrastrutture per la mobilità 31,98 miliardi di euro; istruzione e ricerca 28,46 milioni di euro; coesione sociale ed economica e parità di genere 21,28 miliardi di euro; salute 19,72 miliardi di euro. Sono cifre importanti ed evidenziano un equilibrio fra le diverse missioni individuate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Recovery Plan). E’ poi stata individuata una struttura di coordinamento e gestione denominata cabina di regia sulla quale allo stato vi sono posizioni diversificate ancor di più alla luce della crisi di Governo e della soluzione politica della stessa. Ma quello che fino ad ora non figura è un piano organico di politica economica che riesca a coniugare le esigenze a breve rivenienti dalle ricadute economiche della pandemia (contributi e ristori) con gli interventi strutturali in grado di prefigurare un modello di sviluppo nuovo. Fra gli eventi straordinari da considerare nel breve periodo vi sono le scadenze delle moratorie sui prestiti alle piccole e medie imprese e sui mutui ipotecari alle famiglie. Le imprese hanno potuto sospendere quasi 200 miliardi di euro e le famiglie hanno potuto sospendere rate per 98 miliardi di euro. Per le imprese la fine della moratoria arriverà al 30 giugno 2021 e per le famiglie tra marzo e giugno 2021. L’impatto delle scadenze delle moratorie sulle banche sarà molto pesante in quanto la cifra è importante. Vi sono poi da considerare le nuove regole europee per i crediti problematici U.T.P (Unilikely to pay). Moody’s ha stimato che le Banche Italiane dovranno svalutare i loro crediti per complessivi 55 miliardi di euro tra il 2020 e il 2022. Gli effetti di questa situazione potranno portare alla necessità per le Banche di avere più capitale per riequilibrare i coefficienti patrimoniali ed anche ad una contrazione del credito per le imprese e per le famiglie. Questo è solo un esempio degli eventi straordinari a breve, ma poi vanno considerate le continue ricadute dei lock down regionali che si susseguono. Solo un piano di politica economica può coniugare gli interventi a breve sul ciclo economico con interventi strutturali a medio termine per lo sviluppo del Paese secondo le direttrici prefissate. E questo piano, sulla base delle informazioni a disposizione, manca o non è ancora definito. A questo punto, però, il confronto politico per superare la crisi attuale deve in tempi rapidi concludere il suo corso in quanto la situazione grave in cui versa il Paese non può attendere oltre e deve essere portato a termine, con il contributo di tutte le forze presenti in Parlamento, il Piano Strategico per l'ottenimento del Recovery Fund.