Il referendum usato come specchietto per le allodole
FABRIZIO PEZZANI
«Specchietto per le allodole» è un’espressione che, in senso figurato, indica atteggiamenti, azioni che hanno lo scopo di attirare e lusingare, per poi ingannarle, le persone più ingenue e sprovvedute . Il referendum istituzionale viene usato dal governo a tutti gli effetti come un ingannevole «trompe l'oeil» che porta la vista lontano dai problemi reali per concentrarla su un messaggio come un paraocchi per cavalli. Il governo meno rappresentativo degli ultimi vent'anni con una maggioranza asimmetrica alla reale espressione dei cittadini , sempre in conflitto ,disomogenea e lontana dai problemi reali ma più propensa agli effetti annuncio ed a continui "stop and go " - ponte Morandi , scuola , sanità , mes , debito pubblico , occupazione delle aziende pubbliche con amici, giustizia, disuguaglianza e povertà, sbarchi clandestini, burocrazia delirante e fuori controllo, rapporti internazionali ed infine lo squilibrio tra nord e sud nell'occupazione dei poteri a scapito del nord produttivo e della rappresentazione delle diversità storiche e culturali. Un governo che è talmente atipico da avere un premier mai eletto dai cittadini che nella prima versione sembrava un «figurante» al servizio di due padroni ora sembra l'amministratore straordinario di un fallimento istituzionale con poteri e ruolo giustificati dal silenzio istituzionale assordante. Tutto sembra scritto da un abile «ghostwriter» capace di fare vedere, appunto, lucciole per lanterne così il quesito referendario è solo la punta di un iceberg molto più pericoloso ma nascosto alla vista come l'aumento di potere allo stato centrale ossificato dalla burocrazia e dagli interessi di parte rispetto alle regioni in totale controtendenza alla realtà di uno stato federale come dovremmo essere. In questo difficile momento, infatti , sembra che i problemi dovuti alla totale inadeguatezza della governance del Paese, al conflittuale rapporto tra stato e regioni, tra nord e sud e tra paese reale ed istituzioni siano riconducibili alla semplice riduzione dei rappresentanti dei cittadini ed a quello del relativo costo ignorando le modalità di selezione, la qualità delle persone e la resa di conto delle loro responsabilità di cui sembra non debbano mai rispondere. Ma non ci può essere potere senza competenze e responsabilità, come si verifica oggi, a scapito del bene comune invocato come foglia di fico ma ignorato nei fatti, è sempre in questo modo che i sistemi sociali collassano.
Lo scontro rimane tra il dire si o il dire no senza entrare mai nel merito di una situazione socioculturale ed economica collassante che sembra sempre più un'eutanasia della democrazia rappresentativa. In questa situazione il referendum dimostra in modo chiaro la confusione totale, la mancanza di lucidità per capire i problemi reali e risolverli per pensare solo alla propria sopravvivenza a scapito dell'ignorato bene comune.
Certamente questo governo ha ereditato i gravi danni provocati dai precedenti, ha subito eventi straordinari come l'emergenza sanitaria, la destabilizzazione degli equilibri globali, una posizione di subordinazione alla Ue, la guerra finanziaria usata come arma non convenzionale per indebolire i singoli Paesi, la delocalizzazione produttiva e l'invasività esterna nell'acquisizione delle nostre produzioni ed infine il tramonto della cultura occidentale iniziata con un processo di scristianizzazione europea. Tuttavia questi eventi straordinari hanno trovato spazio nelle debolezze create negli anni e ci hanno fatto trovare impreparati, sempre in affanno e subordinati ad interessi esterni al Paese; è necessario fare ora un serio esame di coscienza collettivo sul nostro destino, sul futuro delle nuove generazioni, sulle competenze e responsabilità necessarie per uscire dal caos creato.
Le crocette del «sì» e del «no» dovremmo metterle, invece, a queste domande: coloro che abbiamo preposto al governo della cosa pubblica sono consapevoli delle responsabilità di cui sono investiti? Questa responsabilità verso la società si riflette nell’esercizio delle loro funzioni o viene ignorata? Chi deve prendere decisioni importanti ha la conoscenza e competenze necessarie per svolgere la sua attività e l’umiltà di capire le difficoltà che impone il dovere essere moralmente non riprovevole? I nostri giovani vengono educati in questa logica o abbandonati al nulla di una vita quotidiana in cui sembra non ci si possa identificare in comportamenti da imitare?