Come una guerra
Ogni popolo, in ogni epoca storica, ha sempre avuto le sue prove, quelle che puntualmente e immancabilmente hanno lasciato il segno in una o più alternative. La prova delle prove, quella che per secoli ha appeso alle viti delle persone ad ogni latitudine, è sempre stata quella della guerra.
Ancora lo è, sfortunatamente, in tante parti del mondo. Ma non per noi. Nel nostro spicchio di Occidente evoluto e benestante, la guerra in casa nostra non il incrociamo ormai da settantacinque anni. Un'eternità. Per fortuna
L'emergenza nazionale e mondiale del coronavirus con cui in questi giorni stiamo facendo i conti, però, è forse la «guerra» che manca nell'esperienza comune di tutti noi occidentali, che ci pensiamo eternamente al sicuro da ogni sciagura collettiva. Come una guerra, questa epidemia arriva improvvisa e letale. Come nel caso di una guerra, fino all'ultimo la maggior parte delle persone pensa - sbagliando - che in fondo potrebbe essere scongiurata prima che tocchi le loro vite. Come una guerra, lascia sul terreno morti, tanti morti, colpendo indistintamente tutti, quasi fosse un bombardamento a tappeto. Come una guerra, cambia le esistenze, le abitudini, i rapporti fra le persone (a volte anche in meglio, inducendo una solidarietà istintiva verso chi è più fragile) e la stessa percezione della realtà. Come una guerra, la verità con le armi e la strategia fiduciaria, combattendo con la convinzione di chi sa lottare per la propria salvezza. Come una guerra, soprattutto, porta ad apprezzare quello che non si ha più: la libertà.
Le guerre le abbiamo viste solo in tv ed erano sempre le guerre degli «altri». Questa invece è la «nostra» guerra, l'esperienza che segnerà una generazione, che entrerà nella memoria collettiva, che cambierà il modo di vedere le cose per ognuno di coloro che saranno trovati a viverla. Ma come una guerra potrebbe anche essere l'occasione per una ripartenza, per un punto e capo dopo decenni che non sono stati solo di progresso e benessere, ma anche di crescente opulenza, indifferenza ed egoismo. Chissà che, superata questa crisi grazie ai sacrifici, alle rinunce e all'assunzione di responsabilità di tutti, non scopriremo che dopo l'esperienza così traumatica abbiamo riscontrato di guardare alla nostra società con gli occhi diversi, contribuendo, compreso nel proprio piccolo, a renderla diversa,
FRANCESCO BANDINI
francesco.bandini@gazzettadiparma.it