Gli orrori sui bimbi La negazione dell'umanità

VITTORIO TESTA 
Questa volta più che mai c’è da augurarsi di essere davanti a un colossale errore della magistratura inquirente. Se le accuse fossero  provate, infatti, non ci sarebbero aggettivi adeguati a descrivere l’orrore, la disumanità, l’infamia della vicenda dei bambini tolti ai genitori e affidati ai servizi sociali di Bibbiano. Leggere le accuse pesantissime che la Procura di Reggio muove ad assistenti sociali,  psicologi, psicoterapeuti, amministratori e dirigenti basta di per sé a togliere il sonno. Bambini sottratti a  contesti famigliari difficili da chi ha il compito di aiutarli e invece veste i panni dell’orco a fini di lucro: ingigantisce o addirittura  falsifica l’inadeguatezza della condizione famigliare; prende in custodia il bambino; lo tortura psicologicamente con metodi coercitivi affinché provi odio verso i genitori; e dopo averlo ricoverato in un istituto dalle rette costose, lo concede in affido, dietro lauto compenso, ad altre coppie. Possibile? Possibile che medici, terapeuti  e operatori di  alta qualità  professionale si  trasformino in repellenti carnefici di un’innocenza per di più già sofferente, vulnerabile, indifesa? Vengono i brividi nell’ascoltare le ragioni dell’accusa, le  ricostruzioni  e le intercettazioni: quel che si dice una discesa agli inferi, l’abominio di una disumanità meritevole della condanna più severa.  Dice il procuratore capo di Reggio d’aver condotto negli anni inchieste per nulla leggere, contro la ’Ndrangheta per esempio: ma che questa contiene qualcosa di  “umanamente devastante”.

Bambini subornati, terrorizzati mediante interrogatori pesanti quando minacciosi, sottoposti a elettroshock e a una fasulla ‘’macchinetta’’ della verità consistente in una “scossa elettrica” disorientante. Un racconto agghiacciante, uno scenario da incubo. E un bisogno di giustizia rapida il più possibile  che verifichi le responsabilità di ciascuno: prima di appendere al collo dei presunti colpevoli le macine di mulino e gettarli a mare o rovinarli, se innocenti, mediante lapidazione mediatica. Certo, vista dall’ampia documentazione della pubblica accusa, la  vicenda minaccia di svelare un’ inimmaginabile sentina di mostri. La speranza è che si tratti di un deprecabile, enorme abbaglio. Altrimenti non resterebbe che  meditare sull’illuminante seppur crudele considerazione di Anna Arendt: la naturale capacità dell’uomo ‘’normale’’ di  compiere nefandezze: “La banalità del male”.
 

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