Nulla sarà più come prima
«Nulla sarà più come prima» pensai alle 9.03 della dell’11 settembre 2001 mentre un aereo penetrava la seconda torre del World Trade Center. In questi giorni d’isolamento forzato dal coronavirus il pensiero è lo stesso. Allora vivevo a Manhattan e l’odore acre di acciaio e corpi bruciati durò per settimane. Ansia e paura di nuovi attacchi terroristici per parecchi mesi.
Seguirono gravi conseguenze economiche, due guerre, molti attentati anche in importanti capitali europee. Nel giro di pochi anni ci siamo abituati a convivere con il nuovo rischio. Oggi ci sembra normale vedere barriere antisfondamento e mezzi blindati davanti a edifici pubblici, militari armati e metal detector in stazioni e aeroporti.
Qualcosa di simile accadrà, lentamente, dopo questa maledetta pandemia. La minaccia è diversa rispetto al terrorismo internazionale, forse superiore, certamente più diffusa. Cambierà il modo di produrre, consumare, lavorare, ma anche di socializzare, divertirsi, fare sport. Nulla sarà più come prima. I danni saranno enormi, per economia e tessuto sociale. Il virus ha dimostrato la fragilità delle catene del valore globali e accelererà il trend, già in atto, di deglobalizzazione.
Potrebbero anche saltare alcuni equilibri politici, nazionali e sovranazionali. Ma chi resterà reagirà, ricomincerà, ricostruirà sulle macerie. Farà ciò che l’uomo, nel corso della storia, ha sempre dimostrato di saper fare per sopravvivere: adattarsi al cambiamento.
Marco Magnani
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