Ormai la Brexit sembra Halloween

PAOLO FERRANDI

Forse era destino, visto che la data fatidica per la Brexit  - ordinata o meno - dovrebbe essere il 31 ottobre, proprio il giorno in cui si celebra Halloween. Ma le due lettere (tre con quella affidata all'ambasciatore di Londra alla Ue) mandate da Boris Johnson  assomigliano maledettamente al «dolcetto o scherzetto» che i bimbi  pronunciano proprio alla vigilia di Ognissanti.  Una lettera, infatti,  non è firmata e chiede un ulteriore deferimento dell'uscita dalla Ue come richiesto da una legge approvata dal Parlamento  e l'altra, questa firmata, invece argomenta sul fatto che non ci sarà bisogno di alcun ulteriore ritardo. Insomma «dolcetto» - cioè Brexit ordinata, magari con un lieve ritardo - o «scherzetto», cioè Brexit senza accordo, raggiunta magari per sbaglio e per il puntiglio di chiudere la questione entro i 10 giorni che mancano dalla fine del mese?
La realtà è che - dopo lo «scherzetto»  di sabato   che ha allontanato il voto sull'uscita di Londra - Johnson non è messo così male come potrebbe sembrare. I numeri per far passare la sua versione della Brexit - che non è migliore di quella negoziata dalla May e forse, almeno per gli unionisti irlandesi, addirittura peggiore - in Parlamento ci sono. E, paradossalmente, è stato dimostrato proprio dal voto di sabato. Ma, allo stesso tempo, si è indebolito quel senso di inevitabilità che è stato il maggior alleato di Johnson e può addirittura capitare che passi un emendamento che lega l'uscita  a un secondo referendum.
Comunque oggi a Westminster  si ricomincia: «Dolcetto o scherzetto?».