Procedura evitata: il primo tempo è del Governo
ALFREDO ALESSANDRINI
La Commissione Europea ha deciso di non raccomandare l’apertura della procedura di infrazione contro l’Italia. Le misure adottate dal Governo rispondono alle condizioni poste dalla Commissione.
La soluzione adottata dal Governo è, di fatto, in due tempi.
Il primo tempo è relativo all’assestamento di bilancio e ad un decreto legge ad hoc che rende indisponibili, cioè blinda, 1,5 miliardi di minori spese per reddito di cittadinanza e quota 100. Le altre cifre del Ddl di assestamento derivano anche da maggiori entrate tributarie (soprattutto dovute alla fattura elettronica), a quelle contributive e a dividendi delle partecipate.
Complessivamente con il Ddl assestamento e il DL che blinda le minori spese di reddito di cittadinanza e quota 100 si avrà una riduzione dell’indebitamento netto di 7,6 miliardi con una riduzione del Deficit/Pil di poco superiore al 2% (2,04%).
Il problema è che, consolidando questo risultato con la Commissione, le cifre sopra esposte non sono utilizzabili per il secondo tempo, cioè la legge di bilancio 2020 che, stando alle affermazioni degli esponenti del Governo, dovrebbe avere le disponibilità necessarie per evitare l’aumento dell’Iva previsto dalle clausole di salvaguardia, per consentire l’introduzione della Flat Tax per 15 miliardi e i trascinamenti del reddito di cittadinanza e quota 100 per tutti i dodici mesi del 2020. Mal contati sarebbero 40 miliardi.
L’attenzione della Commissione si sposta ora sul 2020. E qui il problema è consistente. Se non si possono utilizzare i 7,6 miliardi entrati nel calcolo del Deficit/Pil 2019, occorre trovare disponibilità vere per il 2020, non potendo aggravare il debito per la copertura di 40 miliardi. Essendo la legge di bilancio 2020 sotto osservazione dalla Commissione, viene da sé che questa manovra non si può fare in deficit. Si parla di tagli lineari alla spesa pubblica, ma si rischierebbe di colpire sanità e scuola, le spese correnti sulle quali invece occorre puntare per la qualità della vita e il futuro dei giovani. In questo caso occorrerebbe fare una politica di revisione selettiva con tagli alle spese correnti inutili.
Si parla di azzerare o ridurre le detrazioni fiscali per i redditi medio alti esclusi dalla Flat Tax: ma l’Istat ci ricorda che la pressione fiscale è cresciuta.
Una Flat Tax fino a redditi medio bassi e l’annullamento delle detrazioni e deduzioni per quelle alte avrebbero effetti ridistributivi ma con uno scalino brusco di imposta per quei segmenti di contribuenti esclusi dalla tassa piatta. C’è poi l’ipotesi di trasformare gli 80 euro in detrazioni, ma anche in questo caso si penalizzerebbero proprio i redditi più bassi che non pagano l’Irpfe e quindi non percepirebbero più gli 80 euro senza poter beneficiare della detrazione equivalente. Ci fermiamo qui perché parlare sulla base dei se e dei ma è poco utile. Questo percorso in due tempi ha una visione statica, in pratica una fotografia del 2019, dimenticando la visione dinamica che è l’unica che dà una prospettiva di futuro. Ha il pregio, è vero, di aver superato la procedura di infrazione ma rimanda al futuro l’impostazione di una politica economica fondamentale per un Paese che ha un Pil che non cresce.
ALFREDO ALESSANDRINI
Docente di materie economiche