Fake news: chi si alimenta di «bufale» va messo a dieta
Facebook ha chiuso 23 pagine italiane che condividevano fake news, con oltre 2,4 milioni di follower. Imperio sacrosanto o attacco alla democrazia? Al netto del caso specifico (siamo in piena campagna elettorale) il problema delle fake news è straripante e deve essere affrontato seriamente nelle stanze dei bottoni. Dalla politica, alla scienza, fino alle bieche rivalità da due soldi, la rete e i social sono un campo di manovra per speculazioni e fango, diffusi ad arte e con tecniche sempre più raffinate. Questa escalation evidenzia, ancora una volta, l’esigenza di un giro di vite. In Gran Bretagna, una commissione parlamentare ha proposto di imporre una tassa alle società di internet, mentre in Francia esiste già una legge contro le fake news per responsabilizzare maggiormente le piattaforme. Bruxelles, intanto, cerca di correre ai ripari con una task force di esperti. E' una materia difficile da trattare, perché occorre salvaguardare al contempo libertà e privacy, ma la china è diventata pericolosa. Forse è arrivato il momento di imporre filtri più rigidi e sanzioni vere. Quella che sembrò una sentenza elitaria, oggi risuona diversamente. Umberto Eco disse che i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. Parole lungimiranti, la deriva cui stiamo assistendo non è una bufala.