Editoriale
Le ragioni della ragione
Era fatale che le «ragioni della ragione» iniziassero a prevalere. L’Italia è una delle nazioni più indebitate del mondo e di certo in numeri assoluti la più indebitata d’Europa. Questo significa che dobbiamo muoverci in modo che la nostra credibilità non ceda di un millimetro, perché da essa discendono gli interessi che lo Stato deve pagare per provvedersi di denaro sul mercato. E dobbiamo considerare che la dotazione finanziaria assegnataci dall’Unione europea -in parte «grant» (dono), in parte «loan» (prestito)- per attuare il Pnrr (il piano di ripresa e resilienza, il più grande -anche del «Piano Marshall» del 1946- mai adottato) comporta l’osservanza di una serie di impegni assunti dallo Stato e di cui il quadro politico è il garante obbligato.
Era prevedibile che al penultimo momento, Silvio Berlusconi ritirasse la propria candidatura, probabilmente una mossa tattica per evitar fughe in avanti dei suoi alleati di schieramento e per tentare di essere uno dei «king-maker» della scelta che l’Italia opererà da domani.
Possiamo essere certi che, a dispetto delle apparenze, le leadership coinvolte nelle discussioni e nelle trattative sono seriamente impegnate a difendere l’attuale spread e a realizzare gli impegni di spesa concordati con l’Ue. Sanno, le leadership, che i benefici ottenuti per l’affidabilità di Mario Draghi - che sin dal giorno dell’insediamento a Palazzo Chigi ha determinato il sensibile calo del nostro spread - possono essere persi e dispersi in poche ore, nel momento in cui il nuovo presidente della Repubblica non disponesse di un adeguato apprezzamento internazionale. La permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi non basterebbe a quietare i mercati, giacché sarebbe chiaro che il quadro politico sarebbe mutato e che il catenaccio costituito dall’accoppiata Mattarella-Draghi sarebbe irrimediabilmente saltato.
Si sa quanto il mercato dei titoli di Stato sia volatile e quanto paurosi siano gli investitori pubblici e privati.
Dobbiamo, quindi e nonostante tutto, avere fiducia, giacché i mesi che stiamo attraversando, tra pandemia e difficoltà sociali ed economiche hanno portato con sé una serie di questioni epocali, composte dai nodi irrisolti degli ultimi trent’anni e da quegli altri che si sono accumulati più di recente e che hanno comportato un grave decadimento della competitività del «sistema Italia» e giacché abbiamo constatato i risultati ottenuti da questa coalizione di governo, nella quale l’emergenza e le opportunità hanno spinto a collaborare lealmente forze politiche lontane tra di loro e tecnici di alto profilo. I numeri di questi giorni sono ben più positivi di quanto ci aspettassimo.
Mentre i partiti sono stati i portatori degli interessi delle parti che rappresentano, i tecnici sono stati i portatori dell’interesse comune a trovare soluzioni valide e accettabili.
Se da parte di qualcuno si rivendica la sovranità nazionale, occorre ricordargli che la sovranità del debitore è sempre condizionata dalla sua credibilità. Perciò: credibili per essere autonomi.
Con questo viatico, il viatico delle ragioni della ragione, assisteremo agli scrutini presidenziali tifando per la Patria.
Domenico Cacopardo
www.cacopardo.it