Editoriale

L'annuncio di una nuova primavera sindacale

Pietro Ichino

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico. Non le viole nella selva del convento, nel cui profumo Giovanni Pascoli sente l’annuncio della primavera: parlo di una possibile primavera del sindacato italiano.
Il suo lunghissimo inverno è incominciato proprio un secolo fa, quando le squadracce dei Balbo e dei Farinacci misero a ferro e a fuoco le camere del lavoro, le leghe bracciantili, le società di mutuo soccorso e le altre istituzioni del movimento operaio come la Società Umanitaria, che erano centri di servizio nel mercato del lavoro, erano al servizio delle persone in cerca di occupazione, fornivano loro l’informazione e l’addestramento necessario per trovarla. Subito dopo il ventennio, a tenere il sindacato lontano dal mercato occupazionale ci pensò la legge Fanfani del 1949. E da allora per 70 anni il sindacato italiano si è occupato di fatto soltanto di chi il lavoro già lo aveva: non solo rafforzando il sistema dei suoi diritti nell’ambito del rapporto, ma anche cercando di tenerlo il più possibile lontano dal mercato, considerato come luogo di perdizione.
Ora, però, i lavoratori sembrano avere riscoperto il “loro” mercato: il fenomeno che negli USA chiamano Great Resignation l'aumento delle persone che si dimettono per guardarsi intorno, scegliere un lavoro o una vita migliore, è un fenomeno che investe l’intero occidente sviluppato. Anche perché l’evoluzione tecnologica rende sempre più rapido l’avvicendamento delle tecniche e delle strutture produttive, quindi sempre più frequenti le transizioni fra azienda e azienda, fra mestiere e mestiere; e anche le transizioni all’interno di uno stesso rapporto contrattuale.
Il mercato del lavoro diventa un luogo dove non è più solo l’imprenditore a scegliere i propri collaboratori, ma sono anche le persone a scegliere l’impresa che può meglio valorizzare il loro lavoro. Diventa, così, una possibile fonte di libertà e sicurezza delle persone; e lo diventa tanto più quanto più è innervato dei necessari servizi di orientamento, informazione e formazione mirata agli sbocchi esistenti. Sbocchi che sono molti più di quanto si pensi: in un caso su tre le imprese italiane hanno difficoltà a trovare il personale che cercano, più o meno in tutte le fasce professionali.
Ora anche il sindacato se ne accorge: la Fim-Cisl pubblica il manifesto Per una nuova stagione di diritti e tutele nelle transizioni lavorative. La forza e la dignità di chi vive del proprio lavoro si difende rafforzandone la posizione nel mercato e la capacità di affrontare in sicurezza le transizioni professionali. E il sindacato fa di questo il proprio terreno di impegno prioritario. Per il lavoro può essere la primavera di un secolo nuovo.