EDITORIALE
Il ritorno dell'inflazione, le cause e gli scenari
L’ultimo dato sull’inflazione italiana, reso disponibile dall’Istat qualche giorno fa, mostra come la crescita dei prezzi su base annua si sia attestata a febbraio 2022 su un valore pari al 5,7%. Il dato è il più elevato dall’inizio degli anni Novanta e, soprattutto, evidenzia il superamento della soglia psicologica dei cinque punti percentuali, limite che non veniva oltrepassato da più di 25 anni.
Le ragioni dell’incremento dell’inflazione in Italia negli ultimi mesi, anche se di origine diversa, riguardano principalmente fenomeni che evidenziano una natura comune. In primo luogo, già dalla seconda parte del 2021 si rilevano, nella ripartenza dopo la fase più acuta della pandemia, difficoltà delle catene della logistica, che hanno determinato disallineamenti temporali negli incrementi di domanda e offerta di beni finali. A ciò si aggiunge, nel periodo a cavallo fra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, un significativo incremento del prezzo di alcune materie prime, dovuto in parte, ma non completamente, anche al crescere delle tensioni geopolitiche che sono poi sfociate nell’attuale conflitto in Ucraina. Da tale conflitto, infine, oltre alla enorme tragedia umana a cui stiamo assistendo, deriveranno anche, nei prossimi mesi, pesanti effetti economici che comporteranno inevitabilmente anche molti aumenti del costo dei fattori produttivi, fra cui in particolare l’energia.
Dal punto di vista della teoria economica, una accelerazione della dinamica dei prezzi può tipicamente essere classificata in due tipologie, a seconda delle sue cause: inflazione da domanda e inflazione da costi. La prima delle due si registra quando la domanda di beni cresce molto velocemente e in modo accentuato, determinando una tensione sui mercati che si riversa in parte nell’aumento delle quantità prodotte e in parte nell’incremento dei prezzi. L’inflazione da costi si verifica, invece, quando i prezzi dei beni finali crescono perché ne aumenta il costo di produzione, a causa della dinamica dei prezzi degli input.
Inflazione da domanda e inflazione da costi sono diverse anche con riferimento alle politiche che possono essere più efficaci per contrastarle. Nel primo caso, infatti, le politiche più adeguate sono politiche di tipo restrittivo che tendano a contenere la crescita della domanda di beni, ad esempio, nel caso della politica monetaria, aumentando i tassi di interesse. Nel secondo caso, le politiche più efficaci sono, invece, quelle che agiscono sulla dinamica dei costi di produzione, cercando di calmierarne i valori o di mitigarne gli effetti.
Alla luce di quanto spiegato in precedenza, l’attuale accelerazione della dinamica dei prezzi si configura principalmente come inflazione da costi. Ciò implica che appaia plausibile che, fra i diversi interventi di politica economica che sono in fase di attuazione, la politica di incremento dei tassi, che pure verosimilmente le Banche Centrali potrebbero attuare (e che la Federal Reserve ha già annunciato), sia lo strumento meno potente a nostra disposizione. Più importanti potrebbero essere, invece, interventi come quello appena introdotto dal Governo nel cosiddetto “Decreto energia”, che andranno ad agire sui costi di produzione. Anche tali strumenti, d’altra parte, pur probabilmente più efficaci, non potranno che avere un effetto parziale se l’incremento dei costi dovesse risultare molto elevato e se il conflitto in Ucraina e le sue conseguenze sui rapporti fra le economie dovessero essere ampi e di lunga durata.
Alla luce di queste considerazioni, l’accelerazione della crescita dei prezzi registrata negli ultimi mesi sembra non essere un fenomeno di breve durata e potrebbe, invece, realisticamente accompagnarci almeno per tutto il 2022 e forse anche nel periodo successivo. Gli anni Venti di questo secolo sembrano riportare bruscamente sulla scena tante cose del passato che credevamo superate. Non è impossibile, purtroppo, che fra esse vi sia anche un ritorno duraturo ad una inflazione sostenuta.