Editoriale

Le risposte indispensabili ai gravi effetti della guerra

Alfredo Alessandrini

Abbiamo tutti davanti agli occhi le drammatiche immagini dei crimini perpetrati nelle località abbandonate dall’esercito russo. C’è una discussione sulle responsabilità di questi eccidi, ma il fatto stesso che queste centinaia di vittime ucraine civili siano state ritrovate in città e paesi precedentemente occupati dai soldati russi o da mercenari al soldo di Putin, ha la logica conclusione - peraltro mostrata anche dai satelliti - che i responsabili sono gli occupanti russi di un paese sovrano. Fatta questa premessa relativa al fatto che la guerra fa emergere il lato peggiore degli uomini, cerchiamo di soffermarci sugli effetti economici e sociali delle ricadute per l’Unione Europea e per il nostro Paese di questa drammatica guerra. Se mettiamo a confronto i dati del bollettino n.2 del 2022 di Banca d’Italia e i dati contenuti nel Def, Documento di Economia  e Finanza, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, troviamo una concordanza nella forte contrazione del Prodotto Interno Lordo del 2022, previsto dal Def al 3,1% e da Banca d’Italia al 3% ma nell’ipotesi di una rapida conclusione della guerra in Ucraina. Banca d’Italia indica altri due scenari, uno intermedio che prevede una prosecuzione del conflitto con crescita del Pil al 2%; quello peggiore che rispetto alla continuazione della guerra aggiunge anche una interruzione della fornitura di gas russo solo parzialmente compensato da altre fonti di approvvigionamento con addirittura una diminuzione del Pil che arriva al – 0,5%, che significa un generalizzato rallentamento dell’economia prefigurando uno scenario di recessione.
Anche dal lato dell’inflazione le notizie non sono confortanti in quanto il dato di marzo ha raggiunto il livello del 7%; l’inflazione prevista dal Def per il 2022 è del 5,8%, spinta dalla crescita del prezzo dell’energia, dei prodotti alimentari e delle materie prime.
Naturalmente la politica di sostegno ad imprese e famiglie per ridurre l’impatto di questi aumenti ha una ricaduta sul deficit pubblico del 2022 che è previsto dal Def al 5,6% rispetto al Pil, comunque in calo sul 2021 e del debito pubblico sempre del 2022, al 146,8% sul Pil, anch’esso in calo rispetto al 2021.
Questa situazione impone, a nostro avviso, oltre all’azione di sostegno già posta in essere dal Governo, anche un’azione a medio termine dal lato della sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili in linea con gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; le voci che chiedono una revisione di questi obiettivi a nostro avviso sono sbagliate perché questo è l’unico modo per ridurre la dipendenza dalla Russia e da altri fornitori, oltre che per combattere l’emergenza climatica.
Il Governo deve quindi operare, per un periodo non breve, con uno sguardo all’oggi sostenendo e continuando a sostenere imprese e famiglie e, al contempo, avere una visione orientata al futuro seguendo gli indirizzi presenti nelle missioni del Pnrr.
Per ottenere questo risultato il Governo deve predisporre un impianto solido di politica economica le cui basi sono nel Piano Nazionale di ripresa e Resilienza ma accompagnandole da obiettivi a breve termine che sono condizionati dalle ricadute della guerra in Ucraina e dai relativi interventi di sostegno all’economia, alle imprese e alle famiglie.
Questo impianto di politica economica deve essere accompagnato, sempre a nostro avviso, da un altrettanto solido impianto di politica industriale, con incentivi non a pioggia ma mirati per favorire l’ingresso in settori economici con alta specializzazione tecnologica ed elevato valore aggiunto. Per le ragioni sopra dette occorre mantenere una politica di sostegno e protezione, ma di carattere temporaneo.
L’impianto di politica economica deve essere coerente con questi obiettivi di politica industriale e prevedere investimenti pubblici sui trasporti su rotaia e indirizzati alla facilitazione e allo sviluppo dei settori considerati trainanti.
Riuscirà il Governo a sostenere questa visione strategica? Purtroppo qualche dubbio l’abbiamo non per le capacità dimostrate dal nostro Presidente del Consiglio e di parte dei suoi Ministri, ma per le divisioni interne a questa maggioranza che ovviamente sui temi strategici non può avere una visione unitaria. Lo stiamo vedendo su un tema fondamentale anche per il Pnrr come quello della delega fiscale, dove le impostazioni fondamentalmente diverse dei partiti che compongono la maggioranza emergono con eccessiva forza, rallentando e mettendo in discussione l’azione stessa del Governo.
Confidiamo però che alla fine il Governo riuscirà a portare a sintesi questo acceso confronto interno grazie alla capacità di indirizzo e mediazione del Presidente Draghi e all’attenta guida del Presidente Mattarella.